Tre ore, a rispondere alle domande dei pubblici ministeri che indagano sulla Sanitopoli perugina. L’ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Perugia, Emilio Duca, dal 12 aprile agli arresti domiciliari (misura per la quale la Procura ha depositato una richiesta di proroga di ulteriori 30 giorni) ha fornito la propria versione dei fatti a proposito delle soffiate ricevute sull’inchiesta avviata e sulle intercettazioni negli uffici della Direzione ospedaliera, i casi dei concorsi ritenuti pilotati, le presunte pressioni ricevute da politici, medici e sindacalisti.
I pm hanno fatto domande circostanziate circa i rapporti con l’ex assessore alla Sanità Luca Barberini, le tracce di un concorso che avrebbe portato in Regione all’ex presidente Catiuscia Marini, le pressioni ricevute da coloro che si presentavano come gli emissari dell’ex segretario del Pd umbro, Gianpiero Bocci (anche lui ancora agli arresti domiciliari), fino al concorso per due posti di chirurgia maxillo-facciale (per il quale sono indagati altri tre medici), con l’episodio del “regalino ad un vecchio amico”, una penna, secondo Mauro Faleburle, che il cardiologo avrebbe tentato di fargli avere il giorno prima dell’esame.
Il gip: Faleburle non deve tornare all’ospedale
Ma soprattutto, in questa fase delle indagini i pm vogliono sapere i nomi di coloro che hanno informato gli indagati dell’inchiesta in corso, rischiando di comprometterne gli esiti. Tanto che i manager, avvertiti della presenza di telecamere e cimici nei loro uffici, chiamarono anche una ditta specializzata per rilevarle. “Non sono ancora stati identificati coloro che hanno aiutato gli indagati a scoprire l’esistenza delle indagini”, hanno scritto i pm Abbritti e Formisano negli atti in cui chiedono la proroga delle indagini e delle misure restrittive nei confronti degli indagati.
“Vogliamo gli altri nomi: Duca, Bocci e Valorosi restino ai domiciliari”
L’ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera, con a fianco il suo avvocato Francesco Falcinelli, ha scelto di rispondere alle domande dei pm. Massimo riserbo sulle sue parole, che a questo punto potrebbero far cambiare la posizione di alcuni degli altri indagati o allungarne l’elenco con l’inserimento di nuovi nomi. Quelli, appunti, che avrebbero fatto le soffiate.
I pm, nelle richieste inviate al gip Valerio D’Andria, avevano annunciato la necessità di procedere a nuovi interrogatori degli indagati, relativamente al filone della fuga di notizie, sulla base di quanto emerso in alcuni degli interrogatori già effettuati e di quanto trovato nel materiale (telefoni cellulari e pc) sequestrato.
E’ chiaro che le rivelazioni di Emilio Duca, o comunque le sue spiegazioni, risultano determinanti per molti indagati, vista la sua centralità in questa inchiesta per il ruolo di direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Perugia che svolgeva.