Il declino continua e se possibile si aggrava. L'aggiornamento del rapporto “Focus Economia” sull'Umbria, curato dall'Ires Cgil Toscana, in collaborazione con la Cgil regionale, lo testimonia in maniera inequivocabile. Una serie di dati negativi, in molti casi estremamente negativi, su quasi tutti gli indicatori dell'economia, in ulteriore peggioramento rispetto al quadro già critico delineato nel primo rapporto di gennaio 2013.
Il declino del mercato occupazionale in Umbria è infatti impressionante, come ha spiegato Fabio Giovagnoli, direttore dell'Ires Toscana: “Non solo i dati sulla disoccupazione e sulla cassa integrazione 'patologica' sono impressionanti, ma anche laddove si crea nuovo lavoro, come nel terziario, questo è sempre più precario e meno pagato, mentre l'industria e il manifatturiero, dove il lavoro è di regola più 'buono', subiscono l'emorragia più forte”.
I dati. Per rendere l'idea delle dimensioni del fenomeno nel suo complesso Mario Bravi ha proposto la somma di tutte le situazioni di sofferenza occupazionale: 40mila disoccupati, 17mila cassaintegrati, 23 mila neet (“Not in Education, Employment or Training”) e 40mila contratti a termine, per un totale di 120mila persone che in Umbria non hanno un lavoro o rischiano di perderlo nel breve periodo. I disoccupati in particolare sono cresciuti in un anno del 53% (se erano due ora sono tre), mentre gli occupati calano “solo” dell'1,4%. “Un effetto evidente della riforma Fornero – come hanno spiegato Marco Batazzi e Franco Bortolotti, i due ricercatori dell'Ires che hanno materialmente curato il rapporto – che trattiene al lavoro le persone anziane, bloccando di conseguenza l'ingresso dei giovani che vanno a ingrossare le fila di chi cerca un lavoro”. E infatti la disoccupazione giovanile (15-24 anni) subisce un'impennata clamorosa, passando dal 22,8% del 2011 al 35,9% del 2012. Ma anche il tasso generale di disoccupazione a fine 2012 raggiunge l'11,4%, il livello più alto degli ultimi 18 anni.
La crisi drammatica del lavoro si ripercuote poi a cascata sull'economia. Impressionanti i dati sul pil: tra il 2007 e il 2011 l'Umbria ha perso oltre un miliardo di euro di prodotto interno lordo, che in termini percentuali significa un calo di circa il 7%, un dato nettamente peggiore di quello medio nazionale e che risulta il più alto tra le regioni del centro Italia. La Toscana ad esempio ha perso nello stesso periodo il 2,5%. “Con questi numeri – ha osservato Giovagnoli – non si può più parlare di miraggio della crescita, perché qui il miraggio è la crescita zero”.
Calo dei consumi. Il passo successivo è scontato: meno ricchezza (anche le retribuzioni sono in calo nel 2011) vuol dire inevitabilmente meno consumi. Nel 2012 le vendite al dettaglio in Umbria si sono ridotte dell'8,2% e anche il settore alimentare, che finora aveva retto meglio (per ovvi motivi), fa registrare una forte flessione. Tengono solo le grandi catene, dove si può trovare l'occasione per risparmiare.
Situazione catastrofica. “Noi crediamo che di fronte a questa situazione catastrofica, perché non la si può definire altrimenti, non si possa più aspettare – ha osservato Mario Bravi in chiusura di conferenza stampa – Per questo come Cgil abbiamo presentato lo scorso febbraio un Piano per il Lavoro, che è la vera emergenza per l'Umbria e per l'Italia. Crediamo che il Governo debba passare dai titoli ai fatti, chiudendo con le politiche del rigore e dell'austerità che ci hanno portato a questa situazione e mettendo in campo consistenti investimenti pubblici per far ripartire l'occupazione e dare speranza al Paese”.