Riattivare gli screening antitumorali. E’ quanto chiede la consigliera regionale dem, Donatella Porzi: “La proroga dello stato di emergenza legato al Covid, disposta dal Governo nazionale, non giustifica i ritardi negli screening antitumorali che si stanno riscontrando nel sistema sanitario umbro, alla luce di possibili soluzioni che altre regioni italiane, come il Lazio, hanno messo in campo. Per questo la Giunta regionale deve dimostrare un cambio di passo per evitare di creare cittadini di serie A, che possono rivolgersi, senza aspettare, alle strutture private e di serie B, che invece devono aspettare per poter fare queste indagini e quindi aumentano il rischio di ammalarsi”.
Porzi sul tema ha presentato un’interrogazione per chiedere “quando la Giunta intende ripristinare gli screening, se esista una programmazione per recuperare il pregresso e come si intendano potenziare le dotazioni organiche”.
“Il programma degli screening in Umbria – spiega Porzi – è in linea con gli standard nazionali ed ha sempre garantito ai cittadini coinvolti un percorso di qualità in tutte le sue fasi. Vengono garantiti lo screening per la prevenzione del tumore alla mammella, con inviti agli esami delle donne da 50 a 74 anni; lo screening relativo alla prevenzione del tumore della cervice uterina, che si rivolgeva alle donne tra i 25 e i 64 anni e dal 2006 anche lo screening per la prevenzione del tumore del colon retto”.
“La situazione attuale – prosegue Donatella Porzi – è che sono sospesi gli inviti di tutti i cittadini che dovevano presentarsi in periodo di Covid, e che andranno recuperati, ma sono sospesi anche i nuovi. Nella Regione Lazio, a differenza di quanto avviene in Umbria, gli screening sono attivi e alle aziende, impegnate nella rimodulazione delle agende, sono state illustrate le modalità con cui garantire il rispetto dei criteri di sicurezza introdotti nei vari Dpcm. Ciò dimostra – conclude – che se c’è la volontà del legislatore regionale i servizi di screening possono essere garantiti anche in questa fase delicata. L’Umbria deve mettere in campo un cambio di passo perché questa situazione, a fianco alla sostanziale inattività del Cup, sta aumentando il rischio dei cittadini di ammalarsi”.