Il CPA sferza la politica su gestione degli ungulati, selezione, contenimento, contrasto alla peste suina e regolamento carni
Caccia al cinghiale, contenimenti e selezione, gestione delle carni. Così non va, sbotta il CPA, con il presidente regionale Angelo Liurni, in accordo con i presidenti provinciali di Terni Paolo Pazienza e di Perugia Marco Federici. “Credo che sia arrivato il momento, sperando che non sia troppo tardi – esordisce Liurni – di fare il punto sulla situazione cinghiali in Umbria”.
Un tema che il CPA analizza partendo dall’intervento fatto nell’audizione in Terza Commissione regionale, durante la quale l’associazione si è trovata in disaccordo con alcuni politici presenti in merito alla gestione della caccia al cinghiale. “Crediamo – dicono i dirigenti CPA – che ognuno dovrebbe fare la sua parte. A cominciare dalla politica, che dovrebbe snellire la burocrazia che regolamenta la gestione della fauna selvatica, mettendo in primis gli ATC, e a seguire noi Associazioni che rappresentiamo i cacciatori, in condizione di gestire questa emergenza nella maniera più efficiente possibile”.
Carni, il Dgr 95
Per questo il CPA ritiene che la stesura dei vari regolamenti debba essere lasciata agli ATC Umbri e alle Associazioni venatorie, “data l’esperienza e le competenze di cui dispongono, tramite cacciatori formati e squadre che conoscono il territorio, a differenza di politici che legiferano seduti dietro una scrivania, essendo digiuni del mondo rurale”. Come avvenuto per il Dgr 95, che regolamenta la gestione delle carni selvatiche e il prelievo dei cinghiali, stilato da tecnici e sanitari e approvato dalla Regione. “Senza tener conto – accusa il CPA – dell’emergenza cinghiale, e le varie onerose problematiche che gli ATC si trovano a dover fronteggiare”.
I capi da abbattere
Non va meglio, per il CPA, la gestione dei contenimenti e della selezione in merito ai capi da abbattere: “Trovandoci in una situazione di emergenza, dove comunque ad oggi gli ATC Umbri hanno richieste di danni da parte degli agricoltori pari al triplo di quelle degli anni passati – proseguono i tre presidenti – crediamo non sia una buona opzione limitare a più o meno 4 capi a cacciatore formato gli abbattimenti dei cinghiali. E riteniamo che nelle aree più a rischio e dove è possibile intervenire con la tecnica della braccata, sarebbe sicuramente più risolutivo consentirla per diminuire la specie, tenendo conto degli evidenti risultati della scorsa stagione venatoria”.
I rischi sulle strade
Infine, non sono da sottovalutare gli aspetti inerenti alla sicurezza pubblica legati alla presenza dei cinghiali. “Gli ultimi fatti di cronaca – prosegue il CPA – hanno infatti dimostrato palesemente che la situazione cinghiali è fuori controllo e incidenti stradali e aggressioni varie sono sempre più frequenti”.
Per queste ragioni il CPA auspica che l’assessore alla Caccia Roberto Morroni, “sempre molto attento e disponibile, intervenga celermente insieme al suo team per cercare di risolvere, o almeno contenere, queste problematiche” e che comunque “tenga conto dell’esperienza e della disponibilità delle Associazioni e dei Cacciatori, che sono stati e sono a disposizione della Regione Umbria per interventi di controllo e monitoraggio del territorio, anche riguardo la peste suina africana”.
Peste suina africana e carcasse
A proposito di peste suina africana, il CPA ricorda le attività di monitoraggio effettuate da associazioni e cacciatori per la ricerca di carcasse, che fortunatamente hanno dato esito negativo. “Non siamo venuti a conoscenza – evidenzia invece il Cpa – di interventi di ricerca di carcasse o di cinghiali infetti da PSA da parte di Associazioni animaliste o ambientaliste, che giornalmente sparano a zero sul buon operato dei cacciatori”.
Cinghiali, problemi da affrontare
I presidenti del CPA, infine, mandano un messaggio alla politica: di fronte all’evidenza delle problematiche legate alla presenza dei cinghiali, che sono state in più occasioni segnalate dai cacciatori, “chi non interviene si rende responsabile delle conseguenze”, sul piano sanitario, della sicurezza ed economico.