Emergency, direttrice comunicazione: "In 30 anni curate 13 mln di persone" - Tuttoggi.info

Emergency, direttrice comunicazione: “In 30 anni curate 13 mln di persone”

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Emergency, direttrice comunicazione: “In 30 anni curate 13 mln di persone”

Sab, 07/09/2024 - 22:02

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(Adnkronos) - “La speranza dei nostri fondatori era quella in futuro di diventare inutili, cioè che si potesse fare a meno di qualcuno che cura le vittime della guerra, siamo ancora lontani da questa visione”. Lo ha detto Simonetta Gola, direttrice comunicazione Emergency, durante i festeggiamenti del trentennale della Ong in corso a Reggio Emilia. “In 30 anni Emergency ha curato 13 milioni di persone e questo è un dato oggettivo - ha aggiunto - Credo che abbia portato anche una visione del mondo più basata sui diritti delle persone, sulla centralità dei diritti e sull'uguaglianza. È ovvio che è un po' un pensiero in controtendenza se vediamo quello che sta succedendo intorno a noi”.  

“I nostri fondatori, Gino Strada e Teresa Sarti e quel piccolo gruppo di persone che hanno dato vita a Emergency dicevano che la nostra speranza era di diventare inutili, cioè che alla fine si potesse fare a meno di qualcuno che cura le vittime della guerra perché non ci sarebbero state più guerre - ha continuato sul futuro di Emergency Gola - Noi siamo molto lontani da questo punto di vista. Continueremo a curare le vittime ma, come ci ha insegnato Gino, anche a rivendicare i diritti per tutti e a lavorare perché si capisca che la guerra non può essere un'alternativa''.  

“Quest'anno Emergency compie 30 anni e abbiamo pensato - ha sottolineato Gola- che il senso vero della nostra storia è che ha permesso a tante altre persone, 13 milioni, di continuare la loro storia. Sono persone vittime della guerra, vittime della povertà, che hanno trovato un medico quando ne hanno avuto bisogno e poi la storia di tutte le persone che ci hanno aiutato a fare questo lavoro.Quindi tutti i nostri operatori umanitari, i volontari, i donatori, tutte le persone che si sono interessate ai destini di altre persone dall'altra parte del mondo”.  

I temi del Festival spaziano dai conflitti dimenticati, conflitti africani, all'intelligenza artificiale, dalla situazione a Gaza, al senso di comunità fino all'uso della parola in tempo di guerra, soprattutto il linguaggio dei media, così importante nel racconto di un conflitto.  

“Importante parlare del conflitto del Sudan - ha continuato Gola - dove Emergency è presente da molti anni e nell'ultimo anno di guerra ha difeso il suo spazio, anche se lo spazio umanitario per le organizzazioni che portano aiuto alle vittime di guerra si sta restringendo sempre di più. Al Festival presentiamo il podcast di Emergency registrato sulla nostra live support registrato da Paolo Giordano che ha partecipato a una missione di salvataggio e ha raccontato il suo punto di vista, un punto di vista di uno scrittore di fronte a un fenomeno che non conosceva. Abbiamo discusso di che cosa unisce una persona a un'altra e che cosa ci divide, come si crea una comunità e come una comunità può generare il cambiamento. I temi sono tanti dall'intelligenza artificiale e l'intelligenza umana, se sono collaborative o competitive, a come funziona l'opinione pubblica in guerra o in pace”. 

Fino al 20 ottobre al Palazzo dei Musei di Reggio Emilia sarà visitabile la mostra “Humanity Lovers” sul trentennale di Emergency. Un filo conduttore di parole, idee e persone che tengono unite l'attività della Ong. “Invece di fare un percorso cronologico per raccontare 30 anni, abbiamo pensato che in qualche modo le sale operatorie si aprono, si chiudono, le persone cambiano ma in realtà le idee sono quello che ci tengono insieme - ha spiegato Simonetta Gola, direttrice comunicazione Emergency - Quindi abbiamo parlato di guerra, di diritti, abbiamo parlato di cura naturalmente, ma anche di bellezza, di neutralità, di cultura. Noi siamo convinti che la cultura, la condivisione di valori, che sono poi i valori della difesa dei diritti umani, della solidarietà e della giustizia, possano ancora tenere insieme le persone e creare un cambiamento nella società”.  

La mostra “Humanity Lovers” si declina in un percorso attraverso dieci parole: guerra, diritti, neutralità, uguaglianza, utopia, cura persone, bellezza, cultura, scelta. Dieci parole che trasmettono l’identità di Emergency, il suo patrimonio genetico, che ricordano i valori e le idee alla base del suo agire, la radice che resta la stessa, anche quando fuori tutto cambia. 

 

(Adnkronos) – “La speranza dei nostri fondatori era quella in futuro di diventare inutili, cioè che si potesse fare a meno di qualcuno che cura le vittime della guerra, siamo ancora lontani da questa visione”. Lo ha detto Simonetta Gola, direttrice comunicazione Emergency, durante i festeggiamenti del trentennale della Ong in corso a Reggio Emilia. “In 30 anni Emergency ha curato 13 milioni di persone e questo è un dato oggettivo – ha aggiunto – Credo che abbia portato anche una visione del mondo più basata sui diritti delle persone, sulla centralità dei diritti e sull’uguaglianza. È ovvio che è un po’ un pensiero in controtendenza se vediamo quello che sta succedendo intorno a noi”.  

“I nostri fondatori, Gino Strada e Teresa Sarti e quel piccolo gruppo di persone che hanno dato vita a Emergency dicevano che la nostra speranza era di diventare inutili, cioè che alla fine si potesse fare a meno di qualcuno che cura le vittime della guerra perché non ci sarebbero state più guerre – ha continuato sul futuro di Emergency Gola – Noi siamo molto lontani da questo punto di vista. Continueremo a curare le vittime ma, come ci ha insegnato Gino, anche a rivendicare i diritti per tutti e a lavorare perché si capisca che la guerra non può essere un’alternativa”.  

“Quest’anno Emergency compie 30 anni e abbiamo pensato – ha sottolineato Gola- che il senso vero della nostra storia è che ha permesso a tante altre persone, 13 milioni, di continuare la loro storia. Sono persone vittime della guerra, vittime della povertà, che hanno trovato un medico quando ne hanno avuto bisogno e poi la storia di tutte le persone che ci hanno aiutato a fare questo lavoro.Quindi tutti i nostri operatori umanitari, i volontari, i donatori, tutte le persone che si sono interessate ai destini di altre persone dall’altra parte del mondo”.  

I temi del Festival spaziano dai conflitti dimenticati, conflitti africani, all’intelligenza artificiale, dalla situazione a Gaza, al senso di comunità fino all’uso della parola in tempo di guerra, soprattutto il linguaggio dei media, così importante nel racconto di un conflitto.  

“Importante parlare del conflitto del Sudan – ha continuato Gola – dove Emergency è presente da molti anni e nell’ultimo anno di guerra ha difeso il suo spazio, anche se lo spazio umanitario per le organizzazioni che portano aiuto alle vittime di guerra si sta restringendo sempre di più. Al Festival presentiamo il podcast di Emergency registrato sulla nostra live support registrato da Paolo Giordano che ha partecipato a una missione di salvataggio e ha raccontato il suo punto di vista, un punto di vista di uno scrittore di fronte a un fenomeno che non conosceva. Abbiamo discusso di che cosa unisce una persona a un’altra e che cosa ci divide, come si crea una comunità e come una comunità può generare il cambiamento. I temi sono tanti dall’intelligenza artificiale e l’intelligenza umana, se sono collaborative o competitive, a come funziona l’opinione pubblica in guerra o in pace”. 

Fino al 20 ottobre al Palazzo dei Musei di Reggio Emilia sarà visitabile la mostra “Humanity Lovers” sul trentennale di Emergency. Un filo conduttore di parole, idee e persone che tengono unite l’attività della Ong. “Invece di fare un percorso cronologico per raccontare 30 anni, abbiamo pensato che in qualche modo le sale operatorie si aprono, si chiudono, le persone cambiano ma in realtà le idee sono quello che ci tengono insieme – ha spiegato Simonetta Gola, direttrice comunicazione Emergency – Quindi abbiamo parlato di guerra, di diritti, abbiamo parlato di cura naturalmente, ma anche di bellezza, di neutralità, di cultura. Noi siamo convinti che la cultura, la condivisione di valori, che sono poi i valori della difesa dei diritti umani, della solidarietà e della giustizia, possano ancora tenere insieme le persone e creare un cambiamento nella società”.  

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