Da possibile baricentro della politica regionale a grande esclusa, tra le sirene dei partiti, aspirazioni personali e divisioni interne. Umbria dei Territori, la federazione delle liste civiche già presenti nei municipi, non parteciperà alla tornata elettorale regionale.
“Una scelta difficile – spiegano i responsabili – ma coerente con il proprio percorso politico e con le profonde ragioni che sono alla base della sua stessa esistenza. Udt nasce per ‘ribaltare la piramide’, nasce quale radicale alternativa di sistema, in un’ottica in cui i territori, la partecipazione dal basso, la condivisione delle scelte, sono elementi fondanti, prima del progetto politico e poi, conseguentemente, di quello programmatico e di rappresentanza. Un progetto i cui rappresentanti, in questi mesi, non hanno mai avuto né manifestato velleità di candidature, avendo sempre lavorato ad un quadro ampio e competitivo, senza protagonismi di alcun tipo”.
Ma ancora una volta sono stati i partiti a “ribaltare” le istanze civiche. Soprattutto quando queste hanno dimostrato di essere permeabili ai trampolini offerti dai partiti stessi.
“La natura di Udt – viene ribadito – è inconciliabile con qualsiasi esperienza che abdichi a questi principi, consegnando ai partiti, agli accordi e ai tavoli romani il futuro dell’Umbria. Discontinuità e rinnovamento possono nascere solo in un percorso che, a monte, determina le condizioni per un reale cambiamento. Questo è e resta il senso alto del nostro progetto politico, questo l’impegno etico e politico che ha legato le nostre esperienze civiche territoriali, questo il motore della coalizione Civica, Verde e Sociale, costruita con alleati che hanno, sin dal primo momento, condiviso e rafforzato la nostra impostazione”.
Quindi, l’analisi di quanto avvenuto con la nascita dell’alleanza di Governo giallorossa: “Abbiamo preso atto del repentino stravolgimento del quadro politico nazionale, che ha inevitabilmente modificato anche le dinamiche regionali e scomposto la nostra coalizione. Rispetto a tale sommovimento la nostra capacità di incidere non poteva che essere relativa. In tutto questo, tuttavia, una soluzione che potesse mettere in relazione il bene degli umbri con le dinamiche nazionali sarebbe ancora stata possibile. Il “patto civico” offerto agli umbri dal Movimento Cinque Stelle si rivolgeva direttamente ed esplicitamente al nostro impegno e alla nostra prospettiva, mescolando le istanze di rinnovamento e di discontinuità, con un’esperienza regionale di grande radicamento territoriale, di inversione di metodo e di alternativa di sistema. “Patto” che, invece – accusano – ha ceduto a vecchie logiche e schematismi, che ne hanno svilito il significato”.
Ma Udt rilancia: “Non ci schiacciamo sulle logiche di una battaglia di potete senza cambiamento e guardiamo al futuro, ma continueremo ad essere ben presenti nel dibattito politico”. E si invitano i candidati presidente e le liste delle diverse coalizioni a sottoscrivere pubblicamente tre punti qualificanti della nostra filosofia di governo del cambiamento per l’Umbria:
“1. La prossima legislatura abbia carattere costituente – si riscriva il profilo istituzionale della Regione: dalla “città-regione” al nuovo policentrismo basato su aggregazioni funzionali (servizi, scuola, trasporti, sanità, imprese) e su accordi infraregionali/extraregionali, demandando alla Regione il coordinamento e l’armonizzazione;
2. Si promuova la nascita delle “Conferenze territoriali” per gestire la programmazione regionale;
3. Si riscriva la legge elettorale regionale garantendo diritto di tribuna alle diverse articolazioni territoriali della regione”.