Il Pd tira un sospiro di sollievo. La Lega, ormai padrona del centrodestra, avanza ma non sfonda. I pentastellati restano, in Umbria, il partito del “vorrei ma non posso”.
Questa, in sintesi, la fotografia della prima tornata elettorale che in Umbria ha interessato 8 Comuni. Un voto che, al di là delle immancabili avvertenze della vigilia (in parte giustificate, in parte per mettere le mani avanti) sulla differenza tra il voto nei Comuni e quello per il Parlamento, per molti aveva il sapore di una conferma o, al contrario, di una rivincita dopo le politiche del 4 marzo.
Un bilancio in chiaroscuro per tutti e tre gli schieramenti, con il bicchiere che può riempirsi o vuotarsi ancora di più a seconda di quello che succederà nei ballottaggi tra due settimane.
Prendiamo Terni. Era annunciato il tonfo del Pd dopo i disastri che hanno portato alla fine, anzitempo, dell’esperienza Di Girolamo, confermati in negativo se possibile, con la debacle del 4 marzo. Ma fa comunque una certa impressione vedere l’alfiere del centrosinistra, il “povero” Paolo Angeletti, nelle vesti dell’agnello sacrificale, raccogliere appena 7.776 voti, pari al 14,99% del totale. Meno ancora della sua coalizione, dove “Terni immagina” ha contribuito con 1.672 voti e il Pd con la miseria di 6.336 preferenze (il 12,57%).
Il crollo verticale del Pd e l’inconsistenza delle esperienze civiche e della ali estreme (Potere al Popolo può esultare per aver raccolto uno 0,6% in più del Partito comunista e uno o,35% in più di Casa Pound?!) hanno fatto sfiorare il colpaccio a Leonardo Latini, che si è fermato ad una manciata di voti dal poter indossare da subito la fascia tricolore.
Spinto soprattutto dalla Lega, che le numerose visite di Salvini a queste latitudini (quasi a voler scaramanticamente replicare le fortunate gite montefalchesi pro Tesei) hanno portato a superare il 29%. Quasi 17 punti percentuali in più del Pd. E 4,5 punti in più del Movimento 5 stelle, che però porta Thomas De Luca a giocarsi la vittoria al ballottaggio.
Certo, con la sinistra i grillini se le sono date di santa ragione in questi anni, contribuendo a far cadere Di Girolamo. Difficile pensare che l’elettorato che vota dem ma in casa tiene ancora il santino con Berlinguer possa avere un rigurgito “antifascista” e recarsi alle urne per fermare la Lega di Salvini. E tra i pentastellati è più lo sconforto che la speranza.
L’altra piazza calda, tra quindici giorni, sarà Spoleto. E non solo perché è la seconda città per dimensione tra quelle in cui si è votato. La partita tra i “romani” De Augustinis (alfiere del centrodestra, al 37,21%) e Laureti (già assessore nell’amministrazione del compianto Cardarelli e riabilitata dal Pd), che ha sfiorato il 34%, è quanto mai aperta.
Con i grillini che si sono “misteriosamente” eliminati prima ancora dello start, l’ago della bilancia sarà il duo civico Bececco-Profili (che si sono presentati come i veri eredi dell’esperienza Cardarelli). Bececco e le sue due liste hanno raccolto oltre il 25%. Forse meno di quanto si aspettassero, ma molto più di quanto non li accreditassero gli avversari, a destra e a sinistra.
La storia di Bececco e Profili narra di un cuore a destra. Le scaramucce di questi anni (soprattutto dopo che il terremoto aveva favorito l’asse Cardarelli-Marini) e gli sgambetti pre elettorali (come il veto posto su Profili) mettono in dubbio un’intesa che garantirebbe al centrodestra “allargato” la quasi sicura vittoria ed ai civici due poltrone, tra cui quella di vice sindaco per Bececco, donna di cuori che può trasformarsi in asso nella manica. A chi cerca di capire dove sta guardando da dietro la cascata di ricci, risponde con un sibillino “valuteremo”.
Quanto alle liste, il Pd spoletino (sbeffeggiato più volte a Perugia in questi anni) si ritrova “incredibilmente” primo partito col 20,61%, due punti percentuali in più della Lega, che ha accolto forze vecchie e nuove. Disintegrando Forza Italia (appena sopra il 5%) e FdI (intorno al 3%), che forse pagano la composizione del “Laboratorio Spoleto”.
Da Stalingrado dell’Umbria, Umbertide rischia di trasformarsi nella nuova Spoleto, simbolo di litigiosità. Dei sei candidati sindaco ai nastri di partenza, in cinque hanno superato l’asticella del 12%. E’ sotto solo Liberi e Uguali (149 i voti raccolti, pari all’1,79%) che non si ostina ad ammainare la sua giovane e già fuori moda bandiera.
Nell’ordalia fratricida a sinistra, che doveva indicare lo sfidante del centrodestra, Luca Carizia, la spunta l’unica donna, Paola Avorio. Raccoglie il 25,37%, qualcosina in meno della somma delle sue liste. Con il Pd che “regge” quota 21%, restando il primo partito, anche se lontano anni luce dai fasti di quattro anni fa. Però tiene dietro la Lega, a cui le preghiere fuori della moschea non hanno portato il colpaccio sognato.
Il partito di Salvini può accontentarsi di aver azzittito gli alleati, praticamente spariti. Anzi, il sindaco defenestrato, Marco Locchi, ha sfiorato il sorpasso (si è fermato al 19,60%, a due punti da Carizia) che gli sarebbe valso l’accesso al derby col Pd. Altro che Ternana – Perugia: fosse stato Locchi-Avorio il ballottaggio, si sarebbe dovuto disputare a porte chiuse. Per la verità anche il prof Giovanni Codovini non è andato lontano dal ballottaggio, raccogliendo il 19,27%. Però, in fondo, è andata come era più probabile, alla viglia, che andasse. La cosa più sorprendente, restando a sinistra, è il silenzio di Mister Intervengosuttutto. E il M5s? E’ lontano, al 12,3%.
La vera superstar di questa tornata elettorale è Cristian Betti, confermato sindaco con il 55,53% dei voti. Spinto da un Pd che da queste parti ancora onora la sua storia (quasi a quota 32%), da LeU al 4,2% e soprattutto dalla sua lista, che gli porta in dote il 15%. Oltretutto, Betti raccoglie anche quasi un punto in più delle liste che lo sostenevano. Una prova di forza che non ha dato scampo al candidato del centrodestra (Franco Testi si è fermato al 28,4%), né alla pentastellata Chiara Fioroni (che si è fermata poco sotto il 14%).
Selfie e parole di giubilo, per il Pd umbro, sono anche quelle che si accompagnano al nome di Sandro Pasquali, che stravince la sfida con Alessandro Fabrizio Moio. Una vittoria che in altre epoche sarebbe stata scontata, ma che oggi fa esultare come bambini i dem. Anche se non è la bandiera con il logo tricolore ulivato a sventolare.
Letizia Michelini a Monte Santa Maria in Tiberina (71,29%) e Bernardino Sperandio a Trevi (45,5%) fanno tirare il fiato al centrosinistra, che si prende una piccola rivincita sul centrodestra dopo il cappotto del 4 marzo. Festicciola che non viene rovinata dal prepotente ritorno, a Cannara, di Fabrizio Careggia.
Gli stati generali del centrodestra umbro attendono l’esito dei ballottaggi per dire la loro. A parte, naturalmente, le vuvuzela (l’unica apprezzata importazione dall’Africa) con cui i leghisti ricordano di essere i padroni indiscussi della coalizione. Si dice sicuro della vittoria di Latini, solo sfiorata al primo turno per colpa “delle piccole liste che hanno pescato nel centrodestra”, l’onorevole Raffaele Nevi, nella sua Terni. Dove gli esiti dei ballottaggi sono meno “sicuri”, come a Spoleto e Umbertide, non si fanno previsioni a destra.
Detto che la sinistra-sinistra è la grande assente di questa tornata elettorale, gli esponenti del Pd hanno ripreso colore, e non è solo merito del primo vero sole di giugno. “Dove ci sono coalizioni larghe e coese l’obiettivo è a portata di mano” commenta il segretario dem provinciale di Perugia, Miccioni. La voce regionale del partito la fa sentire la governatrice Marini. Che dopo una notte passata da tifosa con l’orecchio attaccato “alla radiolina” a seguire gli aggiornamenti in tempo reale, all’indomani del voto, come presidente della Regione, si congratula con tutti i nuovi sindaci. E però esprime alcune valutazioni personali in quanto esponente del Pd, che si possono sintetizzare così: i fastidiosi grillini non confermano il consenso delle politiche e la destra è ormai in balia di una Lega estremista e lontana dai valori liberali.
Speravano nell’onda lunga del vento del cambiamento che li ha portati, sia pure in coabitazione con un coinquilino ingombrante, al governo. Invece, si ritrovano in balia del vento, i grillini umbri. A Spoleto, dove hanno assistito da bordo campo alla competizione elettorale e lo stesso dovranno fare al ballottaggio. A Umbertide, dove non sarebbero comunque l’ago della bilancia. E a Terni, dove pure disputeranno “lo spareggio” da protagonisti, ma, almeno al momento, senza la prospettiva di un qualche appoggio esterno. L’unico che sembra voler guardare un po’ più in là è Filippo Gallinella, che si rende conto del momento difficile del Movimento, approdato nelle stanze romane dei bottini, e predica “umiltà”.