Il boom di Bandecchi alle ultime elezioni amministrative di Terni ha creato un bel subbuglio, soprattutto nel centrosinistra, a iniziare dal Partito Democratico, dove è in atto una vera e propria resa dei conti.
Nonostante il candidato sindaco, Maria José Kenny, parli di un risultato ‘soddisfacente’, alla luce del mancato ballottaggio, si sono riaperte le faide tra il Regionale e il Provinciale. Bisogna tornare a quel ‘fatidico’ 14 marzo 2023, quando il Pd e il M5S cercarono un ultimo disperato tentativo di trovare un accordo per dare vita a una coalizione di centrosinistra con un candidato sindaco condiviso. Dopo ore di discussione, Pierluigi Spinelli e Fabio Paparelli erano riusciti a far passare la linea Provinciale del Pd (andare da soli alle elezioni), rispetto a quella Regionale sostenuta da Tommaso Bori (cercare un accordo con il M5S) e, contestualmente alla trattativa col M5S, i dem se ne andavano tranquillamente a votare la candidatura di Kenny.
Adesso che Pd e M5S sono fuori dal ballottaggio volano stracci: il M5S accusa il Pd di ‘arroganza’ e, all’interno dello stesso Pd, si sono riaperte le distanze di quella sera. Lunedì prossimo è convocata un’assemblea comunale del Pd, nell’ambito della quale ci sarà una vera e propria resa dei conti: se i nervi dovessero saltare, non è escluso che il Provinciale potrebbe chiedere il commissariamento.
Alle accuse del M5S, nella giornata di oggi 17 maggio, ha risposto il segretario del Pd di Terni, Pierluigi Spinelli: “Alla luce di recenti dichiarazioni di alcuni esponenti politici, si rende opportuno fare definitiva chiarezza sulla mancata alleanza tra Pd e M5stelle. Poiché si continua a sostenere la tesi falsa di un Pd reticente alle alleanze, ricordiamo che non solo il Pd non lo è stato, ma anzi ha attivamente promosso alleanze, che infatti sono state siglate con le altre forze politiche di centro sinistra (PSI, Verdi e Sinistra Italiana, Azione, le principali). Abbiamo appreso della ufficializzazione della candidatura di Claudio Fiorelli soltanto dalla stampa e con sorpresa, mentre il Pd è stata l’ultima forza a sostenere una candidatura, quella del professor Jose Kenny, civica e non espressione di partito, proprio allo scopo -sia intrinseco che dichiarato- di tentare l’alleanza fino all’ultimo. Non abbiamo nemmeno escluso le primarie, che sarebbero state uno strumento utile se organizzate in tempi congrui. Ricordiamo con chiarezza tutto quello che è successo, le responsabilità e gli impegni disattesi dagli altri, ma vogliamo evitare ulteriori polemiche, che non sono utili a nessuno”.
Intanto il 28 e 29 maggio si vota per il ballottaggio e ‘gli sconfitti’ non danno indicazioni di voto, a iniziare dal M5S. “Per il ballottaggio non diamo indicazioni di voto, ma lasciamo libertà di scelta ai cittadini – Così Claudio Fiorelli a TO – Abbiamo fatto opposizione a Masselli e seguiteremo a farla e, se il futuro dovesse essere Bandecchi, saremmo pronti a un’opposizione altrettanto forte. Sul mancato accordo con il Pd non ho dubbi di chi siano le responsabilità: noi abbiamo fatto di tutto per stabilire un patto con delle regole, ma loro si sono sentiti superiori. Se fossimo andati insieme, saremmo andati al ballottaggio e avremmo vinto”.
“Non andrò a votare al ballottaggio – è quanto dichiara José Maria Kenny a TO – ma questa è una mia convinzione. In questi giorni è un programma una riunione con la coalizione per decidere insieme quale indicazione dare ai nostri elettori, perché questa è una cosa che va stabilita tutti insieme. Il risultato è abbastanza soddisfacente, soprattutto perché ho rivisto persone avvicinarsi al Pd e da qui dobbiamo iniziare un processo di ristrutturazione del partito”. Vedremo cosa accadrà nell’assemblea comunale convocata per il prossimo lunedì, 22 maggio.
“Vedo un centrodestra stanco – queste le parole di Stefano Bandecchi rilasciate a TO dopo l’affondo di Masselli nel commento a caldo dopo il voto di lunedì scorso – capace di ripetere soltanto che noi siamo l’antipolitica, ma vorrei ricordare che, insieme a Silvio Berlusconi, ho dato vita all’Universitas Libertatis, la scuola di formazione politica. Quindi sono forse a rappresentare la vera politica, quella dei Repubblicani, dei Liberali, dei Popolari e degli Olivettiani, quelli che credono nel capitale a disposizione del sociale. Non mi aspettavo di arrivare al ballottaggio con questa facilità e con questo distacco dalla sinistra, significa che abbiamo lavorato bene ed è quello che dobbiamo continuare a fare”.
Aggiornato alle 19.30