Continua il viaggio di TO alla scoperta dei 4 candidati sindaco per il Comune di Orvieto, in vista del voto dell’8 e 9 giugno 2024 per le Amministrative. Abbiamo proposto cinque domande chiave ai 4 candidati sindaci, che ricordiamo in ordine alfabetico: Stefano Biagioli (centrosinistra), Giordano Conticelli (liste civiche), Roberta Palazzetti (liste civiche), Roberta Tardani (centrodestra).
Dopo Roberta Palazzetti e Giordano Conticelli, ecco la posizione del candidato del campo largo di centrosinistra, Stefano Biagioli.
La condizione in cui versa la sanità territoriale, progressivamente depotenziata, e quella del nostro ospedale, inesorabilmente marginalizzato e svuotato di tanti professionisti, competenze e servizi, si rivela nelle criticità e nelle inefficienze che i cittadini subiscono sulla loro pelle e che mi trovo personalmente a registrare quotidianamente. Liste d’attesa interminabili per visite specialistiche e diagnostiche, cronica mancanza di personale, gestione senza criterio del CUP, impossibilità d’accesso a prestazioni che un D.E.A. di primo livello dovrebbe garantire, sono solo alcune delle emergenze che, nonostante l’abnegazione e la professionalità del personale sanitario, stanno determinando una condizione strutturale ed organizzativa inevitabilmente orientata all’implosione del nostro sistema sanitario pubblico.
Ma il dato forse più preoccupante sta nell’inerzia dimostrata dall’attuale amministrazione locale e regionale che non ha saputo e voluto andare oltre i proclami rassicuranti, puntualmente smentiti da una situazione in rapido e costante peggioramento. Una sanità pubblica che non funziona e che frustra l’accesso ai servizi, veicola inesorabilmente, ma solo chi può, verso costose prestazioni private, integrando un modello per noi inaccettabile.
Invertire questa rotta è indispensabile ed urgente e sarà il nostro impegno, perché un servizio sanitario pubblico che funziona, non solo tutela la salute, ma rappresenta un irrinunciabile strumento di coesione sociale. Non solo. Il nostro ospedale e la nostra sanità, se potenziata, può attrarre pazienti da territori più ampi, extraregionali. Abbiamo un ospedale di confine. Perché in regione nessuno si pone la domanda: “Ma se potenziamo Orvieto possiamo far si che accogliere pazienti da fuori regione permetta alla sanità regionale di avere maggiori margini economici?”
La sicurezza reale e percepita è un bene primario per la vita di un territorio e per il senso di appartenenza ad una collettività. II contrasto ai fenomeni la minacciano, e che la cronaca recente testimonia anche nella nostra città, non si esaurisce tuttavia nella prevenzione e repressione dei reati, ma si estende alla promozione e alla garanzia di migliori condizioni di vivibilità. E’ certamente doveroso adoperarsi per coordinare al più alto livello operativo la collaborazione tra la polizia locale e le altre Forze dell’ordine per una presenza capillare di controllo del territorio, così come è necessario potenziare i sistemi di sicurezza passiva, ma è altresì fondamentale mettere in campo interventi vòlti alla riqualificazione complessiva, urbanistica, sociale e culturale del territorio, finalizzati all’eliminazione dei fattori di marginalità e di esclusione sociale.
La sicurezza, infatti, si garantisce promuovendo la collaborazione tra diversi soggetti, attuando politiche di inclusione, favorendo la più ampia partecipazione deli cittadini alla vita pubblica così da sottrarre spazi alla microcriminalità e rendere la città, e chi la abita, meno vulnerabili. E poi serve rilanciare l’economia “buona” perché là dove ci sono crisi arriva la criminalità organizzata. I dati di Libera spiegano, anno dopo anno, come nel territorio umbro la presenza delle mafie è sempre più forte.
L’obiettivo di ridisegnare il complessivo assetto della viabilità cittadina muove dall’urgenza di valorizzare quel grande potenziale, ad oggi frustrato, che può rappresentare una ricchezza, non solo in termini turistici ma anche in termini di vivibilità ed economia. Si tratta di immaginare un nuovo paradigma, in grado di rispondere efficacemente alle aspettative di un turismo sempre più alla ricerca di esperienze godibili, le uniche in grado di trattenerlo più di qualche ora, lavorando al contempo sulla rigenerazione dello spazio pubblico, da porre al centro di un processo di riappropriazione e di occupazione sociale.
Perseguire questo obiettivo, attraverso un percorso partecipato, significherà cogliere le enormi opportunità che la riqualificazione urbana porta con sé, restituendo vitalità ed attrattività al centro, incrementando vivibilità ed attrattività, facendosi volano per il tessuto economico della città e per le attività commerciali che lo popolano.
Orvieto è cultura e questa ne permea il tessuto vitale. Lo testimonia la ricchezza di realtà cittadine che la cultura creano, promuovono, sostengono. Per dotare tuttavia l’offerta di un respiro internazionale, occorre uno sforzo cui l’amministrazione cittadina non può sottrarsi, che muova dalla consapevolezza che cultura non è un deposito congelato su se stesso e Orvieto non è (solo) Il Duomo e il Pozzo di San Patrizio, ma gli strati che ne hanno fatto la storia e su cui cammina l’attualità. La valorizzazione della ricchezza di musei archeologici e storico-artistici, la biblioteca, il teatro, gli eventi, il complesso delle risorse culturali, materiali e immateriali deve divenire un obiettivo esplicito delle politiche di sviluppo. Diversamente, l’assenza di politiche culturali di lungo periodo chiare e condivise, ha impedito ad oggi il perseguimento di obiettivi d’innovazione e riqualificazione dell’offerta. Occorre aprirsi a sinergie e collaborazioni, favorendo contestualmente il consolidamento di reti, sistemi, distretti culturali territoriali. Così come occorre sostenere la crescita ed il rafforzamento di contesti fertili per l’innovazione e la qualificazione della produzione culturale, sostenendo le iniziative volte al miglioramento degli attuali modelli di produzione e diffusione della cultura e, dal punto di vista dei linguaggi, delle espressioni creative più moderne.
Partiamo dall’esame di ciò che c’è. Il turismo e le produzioni locali (olio, vino) che stanno alla base della nostra economia, insieme all’artigianato di qualità. Questa città, però, ha una predisposizione all’immateriale, la produzione di contenuti e strumenti per la comunicazione. La storia dell’Itelco e delle aziende che anche oggi partono da quella storia imprenditoriale e da cui altre esperienze sono nate deve essere valorizzata. Se definiamo che questi sono gli asset del nostro sviluppo dobbiamo far sì di impostare accordi con le università e con gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) per progettare una formazione in linea con quegli asset. Uno dei primi obiettivi che mi pongo, in quest’ottica, è quello di attivare un tavolo interistituzionale che comprenda il mondo della formazione, quello dell’impresa, quello della formazione allargato a tutti i sindaci che fanno parte della nostra area interna. Una prima misura comune? Individuiamo alcuni giovani orvietani usciti dalle università, dotiamoli di borse di studio, mandiamoli in Europa per formarli sull’europrogettazione, finanziamo la nascita di una start up a disposizione di aziende ed enti locali del territorio per aiutare tutti nella progettazione e nel reperimento di finanziamenti.
Poi vogliamo accettare una grande sfida, quella di utilizzare un bene di proprietà della città, la Caserma Piave, che deve tornare a rappresentare un volano di sviluppo per tutto il territorio. Nel corso degli anni su questa realtà si sono fatte troppe parole e pochi fatti. Se da una parte siamo svantaggiati perché guideremo un Comune che ha mancato in modo incomprensibile le possibilità assegnate dal piano nazionale di ripresa e resilienza sul quale sono stati posizionate dei progetti senza alcun filo logico che hanno messo metà delle risorse (che non basteranno) su una casa di comunità posizionata nel luogo sbagliato e che creerà ulteriori problemi ad una sanità devastata dalle politiche regionali.
Pochi progetti sul lavoro, sulla formazione e quasi nulla sulle infrastrutture. Sappiamo che dovremo avere la capacità di individuare ulteriori finanziamenti per trasformare quei 50mila metri cubi in elementi uniti organicamente e che siano chiave di sviluppo. Serve un albergo capace di rispondere alle esigenze del turismo congressuale? Serve una parte destinata al progetto del Museo di Orvieto dei tesori nascosti? Serve un college universitario aperto al mondo e capace di attrarre studenti da tutto il mondo sul solco di esperienze che ad Orvieto ci sono e si consolidano? Serve un polo per l’innovazione di prodotto e di processo che è un motore fondamentale per lo sviluppo economico e sociale? Investire in innovazione è essenziale per le imprese che vogliono rimanere competitive e prosperare nel mercato globale. Benefici indotti saranno: un miglioramento dell’immagine e la reputazione del territorio Orvietano; aumento di nuovi talenti e investitori e aumenterà la condizione di vita di tutti i ceti.
PD: Paolo Maurizio Talanti, Cristina Croce, Leonardo Pimpolari, Giulia Ruina, Federico Giovannini, Valentina Carli, Lorenzo Cortoni, Alice Leonardi, Matteo Rossi, Francesca Bruti, Bernardo Mattioni detto Binda, Camilla Ballarin, Filippo Ciolfi, Elisa Auriemma, Genny Belardi, Stephany Uron Castro.
Biagioli per il bene comune: Mauro Caiello, Carlotta Tedeschini, Gilberto Borri, Giulia Frizza, Corrado Antonini, Etilia Stella, Claudio Pollini, Silvia Valentini, Danilo Pelliccia, Valentina Baciarello, Andrea Brandoni, Doriana Stella in Materazzo, Emiliano Galati, Lodovica Mattioni, Girolamo Petrini detto Enzo, Maurizio Pistella.
Orvieto al centro: Mario Morcellini, Emma Scann, Vittoria Melone, Claudio Fabi, Cristian Passeri, Fabio Bracciantini, Nicola Basili, Serena Femminelli, Flavia Rizzica, Domenico Giuseppe Garofali, Lucio Carmelo Cerrito, Petrorela Partilimon.
Bella Orvieto: Tiziano Rosati, Elisa Montesi, Matteo Galli, Elisa Menichetti, Andrea Schiazzano, Valentina Porcari, Marino Musina, Marina Corradini, Daniele Mezzoprete, Gina Gonzalez Nieto, Alessandro Testa, Giulio de Cristofaro, Riccardo Trequattrini, Giulia Prosperi, Simona Di Lascio, Giulia Fabri.