Elezioni europee, Camilla Laureti, eurodeputata PD, risponde a "Come può esserci utile l'Europa?" - Tuttoggi.info

Elezioni europee, Camilla Laureti, eurodeputata PD, risponde a “Come può esserci utile l’Europa?”

Redazione

Elezioni europee, Camilla Laureti, eurodeputata PD, risponde a “Come può esserci utile l’Europa?”

Mar, 04/06/2024 - 08:40

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Dall'agricoltura, di cui oggi è membro di Commissione, alla cultura, passando da sanità e industria: ecco i temi del programma

Camilla Laureti, umbra doc, eurodeputata del Pd e candidata alle elezioni europee. Componente, al Parlamento europeo, della Commissione Agricoltura e responsabile del Pd per le politiche agricole. Lei si è occupata di un tema che riguarda la nostra Regione da vicino. Come può esserci utile l’Europa?

L’Ue stanzia un terzo del bilancio per le politiche agricole. La nostra è terra di agricoltura, pensiamo all’olio d’oliva, e alla viticoltura di qualità: tasselli del Made in Italy agroalimentare. L’agricoltura è un settore in difficoltà, come hanno ricordato le proteste in tutta Europa. Nella prossima legislatura il nostro obiettivo è rivedere la Politica agricola comune. Prima di tutto rendendola più semplice – gli agricoltori dedicano troppo tempo alla burocrazia- e facendo in modo che le risorse arrivino a tutti gli agricoltori, in particolare medi e piccoli, che sono anche custodi dell’ambiente. Bisogna sostenerli soprattutto nella transizione ecologica con finanziamenti adeguati per una sfida che è irrinunciabile, ma che non può ricadere sulle loro spalle. E poi l’Europa deve insistere sulla strada già imboccata: favorire il protagonismo di giovani e donne che, in questo settore, sono capaci di promuovere un’agricoltura più sostenibile e multifunzionale, pensiamo all’agriturismo e alle fattorie didattiche.

L’Umbria è una regione ad alto tasso culturale. Anche su questo l’Ue offre un sostegno?

Il potenziale culturale dell’Umbria va valorizzato. È una regione di beni culturali unici, di borghi, di Festival di fama internazionale: da Umbria Jazz al Festival dei Due Mondi. L’Europa garantisce finanziamenti per questo settore, penso al programma “Europa Creativa” – che deve molto ad una eurodeputata italiana, Silvia Costa – e che offre un sostegno cruciale a chi fa cultura. Dobbiamo far crescere la dotazione del programma, dobbiamo continuare a promuovere la centralità della cultura come valore di integrazione e di sviluppo, dobbiamo essere promotori di uno “Statuto europeo delle Città d’Arte”, che tenga insieme tutela dei beni culturali e sviluppo turistico sostenibile. Costruire una cittadinanza europea fondata sulla cultura è importantissimo: sta anche in questo la risposta al nazionalismo, rispetto a cui serve un’Europa più forte, come richiede la dimensione globale. Un’Europa debole vuol dire un’Italia debole.

Uno dei temi su cui il Pd, anche a livello nazionale ha insisto molto, è quello della sanità. In che modo ci riguarda e riguarda l’Europa?

Con la pandemia la salute è diventata tema europeo. Grazie alla risposta unitaria dell’Ue abbiamo affrontato l’emergenza con l’acquisto comune di vaccini. Ma non ci si è fermati qui. Il Next Generation EU, in Italia più noto come PNRR, ha una indicazione chiara: per una crescita giusta è necessario rafforzare la sanità territoriale, non lasciare scoperta nessuna comunità, contrastare la migrazione sanitaria. E per la nostra Regione, è essenziale questo riferimento alla territorialità. Questo vuol dire uno sforzo complessivo: accanto al pieno investimento delle risorse del PNRR, ci deve essere un piano di investimenti che porti al 7,5% del Pil le risorse per la sanità e stabilisca il superamento del tetto di spesa per il personale per procedere a nuove assunzioni, come indicato nella proposta di legge della segretaria Schlein. Non possiamo accettare che a curarsi sia solo chi ha le possibilità economiche per farlo nel privato, come vorrebbe la destra anche nella nostra Regione. Parliamo di un diritto sancito dalla Costituzione. Dobbiamo proteggere il nostro Servizio Sanitario Nazionale ad ogni costo. In una democrazia non si fa cassa sulla salute e l’Europa ci dà indicazioni e strumenti importanti.

Ha parlato di aree interne, perché sono così centrali nel suo programma?

Perché l’Italia, e l’Umbria lo sa molto bene, è fatta di aree interne, di borghi lontani dalle grandi città e dunque più esposti alla carenza di servizi e infrastrutture. Ma queste comunità, che custodiscono valori profondi della nostra cultura, vanno trasformate in volano di sviluppo sostenibile. Per riuscirci è centrale vincere la sfida dei collegamenti infrastrutturali e digitali se vogliamo attrarre imprese e lavoro e far restare i giovani. E, poi, si deve agire con la riqualificazione dei centri storici e prevedere incentivi per chi vuole stabilirsi nelle aree interne. Anche qui la dimensione europea è fondamentale: abbiamo il Fondo per la coesione, il Pnrr, il Fondo sociale. Ci sono, poi, le idee: tra queste, quella dei “30 minuti”, con una serie di servizi fondamentali che devono essere garantiti entro mezz’ora ad ogni cittadino e cittadina. Per questo penso dobbiamo lavorare ad una vera “politica economica europea per le aree interne”. Ed è l’Italia, più di altri Paesi, a dover insistere su questo. Non a caso il mio slogan è “Coi piedi per terra”, per dire che voglio un’Europa che poggi sui territori e risponda alle loro esigenze. E le aree interne sono un bel punto da cui partire.

Umbria è regione d’industria, cosa può fare l’Europa?

L’Europa deve diventare leader nelle produzioni green, nei semiconduttori, nelle alte tecnologie. La parola d’ordine che si ascolta in molti Stati è “reindustrializzare i territori”: per questo ci sono e ci saranno strategie, finanziamenti, strumenti di intervento. L’Umbria deve cogliere questa opportunità: per il suo passato e per le eccellenze presenti, per i raccordi con le Università che possono attivarsi, per realtà cruciali per l’economia italiana, dall’acciaio di Terni al distretto dell’Aerospazio di Foligno, che vanno aiutate a stare in una competizione globale. Per questo sono molto favorevole a creare un “Fondo Sovrano europeo” dedicato all’industria: un Next Generation per l’impresa, per sostenerla nella transizione, per aiutarla ad essere leader. Servono visione strategica e progetti industriali nei territori. C’è un lavoro da fare, insomma, che parte proprio qui, vicino a noi. Come diceva Spinelli “L’Europa non cade dal cielo”.

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