di Massimo Brunini
Prendere ogni pretesto per creare confusione e destabilizzare la città non è utile a nessuno: in questo modo credo che non solo non si arrivi al 2020 ma neanche a superare il 2014. Stravolgere il senso di molte azioni condivise, sollevando temi su cui la maggioranza che mi ha sostenuto nei 10 anni di governo si è sempre espressa favorevolmente mi sembra a dir poco ridicolo. Ed assume connotati diffamatori, se non calunniosi, quando è il segretario locale del Pd ad accusarmi di aver portato la città, nei 10 anni di governo, alla situazione disastrosa di oggi. Sono numerosi i temi che in questo periodo sono stati utilizzati in modo populistico e strumentale senza alcun approfondimento o analisi basata su dati oggettivi. Temi che, duole constatare, avrebbero preteso chiarimenti istituzionali, con tutti i documenti e i dati alla mano, ma che il Comune non ha evidentemente ritenuto di diffondere. Mi corre quindi l’obbligo di fare chiarezza su alcuni di questi argomenti, visto che considero la verità un presupposto fondamentale per il bene di una comunità.
BUCA DI PORETA: Quando, ad esempio, si parla della BUCA DI PORETA si dimentica di evidenziare che si è trattato di un progetto regionale approvato nel 1996. Vorrei ricordare che l’obiettivo di allora era quello di realizzare a Spoleto, su un terreno di proprietà della Regione, un ippodromo di alto livello, che avrebbe attratto pubblico e risorse. Un impianto, andrebbe ricordato, ambito anche da altre realtà territoriali umbre. In questo contesto, il Comune si è limitato a concedere le autorizzazioni urbanistiche previste, compreso il livellamento del terreno e l’uso del materiale di scavo attraverso delibere del consiglio comunale, quasi sempre approvate a larga maggioranza. La stessa segnalazione delle violazioni contestate alla ditta appaltatrice (anch’essa scelta dalla Regione) è stata fatta dal Comune, a testimonianza della correttezza delle procedure. Successivamente, i provvedimenti della magistratura e la crisi del settore ippico a livello nazionale hanno impedito che il progetto venisse portato a termine, nonostante i diversi percorsi di soluzione tentati con l’U.N.I.R.E. (Unione nazionale per l’incremento delle razze equine). Molti non sanno, ed è giusto che si sappia, che l’intervento non ha superato il livello di prelievo autorizzato e che vi sono due fidejussioni, da oltre 2 milioni di euro, che Comune e Regione devono ancora riscuotere, ma che non sono ancora state definite. L’area, come dovrebbe essere noto, è destinata a servizi sportivi e sarebbe utile per chi volesse governare la città attivare tutte le leve possibili per far vivere quel luogo utilizzando le risorse già disponibili e prevedendone altre.
PALATENDA: Altro tema, il Palatenda. Se ne parla impropriamente come se fosse un mostro venuto da chissà dove. Dimenticando, forse, come anche questa struttura fu voluta e avviata con l’accordo delle società sportive, che rivendicavano spazi più adeguati per le loro attività. Anche il progetto del Palatenda, mi preme ricordarlo, venne approvato e condiviso da tutta la maggioranza (Pd-Psi). Quello che è accaduto dopo dovrebbero saperlo Rossi (che ha addirittura sostenuto pubblicamente di essersi dimesso da vice sindaco della giunta Benedetti proprio per l’inadeguata gestione della vicenda) e tutti coloro che mi hanno succeduto. Piuttosto, il tema vero e per il quale andrebbero studiate soluzioni concrete è quello di sfruttare al meglio le potenzialità di una struttura che dovrebbe rappresentare una risorsa per la città, anziché limitarsi sterilmente a farla passare come uno scandalo per meschini calcoli di propaganda.
PRG: Il PRG, un altro argomento utilizzato in modo approssimativo e strumentale. Ricordo innanzitutto che il Piano regolatore generale è stato all’epoca approvato senza “violenza”, ma con l’avallo di tutta la maggioranza. Gran parte del lavoro, poi, è stato fatto con il coinvolgimento delle forze presenti in consiglio comunale. Il dimensionamento era comunque inferiore a quello che venne elaborato dalla giunta che mi ha preceduto (fino al 1999). Dal 2009, dopo la fine della mia sindacatura, ci sono stati cinque anni di tempo per adeguamenti e modifiche, mai però apportate. Anzi, ricordo che di fronte alle richieste di cittadini che volevano la sottrazione di terreni da edificabili ad agricoli, l’amministrazione insediatasi subito dopo di me si era impegnata a rivedere il tutto nei primi sei mesi di mandato, parliamo del 2009.
QUERELE: Rispetto alle azioni giudiziarie intraprese nei confronti di chi, a mio avviso consapevolmente e ingiustamente, ha gettato fango sul mio operato, voglio precisare che queste non sono conseguenti alle accuse che mi sono state rivolte per la nomina del direttore Cerquiglini, ma a quelle, ben più torbide, di aver praticato procedure estranee al buon andamento dell’organizzazione comunale, compresa la vicenda del disavanzo di bilancio.
BILANCIO DI MANDATO: Alla fine delle due legislature è stato presentato il bilancio sociale di mandato. Con la delibera di consiglio comunale numero 41 del 16 aprile 2009, si è data indicazione di rendere noti alla cittadinanza i risultati ottenuti, passati al vaglio da tutti i soggetti preposti (revisori dei conti, Ragioneria dello Stato e Corte dei Conti). Per questo parlo sempre di bilancio certificato. Nessuno all’epoca ha avuto da ridire né fatto opposizione. Anzi, a volerla dire tutta, una sorta di sondaggio fatto a fine mandato da un giornale locale evidenziò un consenso al lavoro svolto superiore al 70 per cento: anche alla luce di questo, Andrea Rossi, Daniele Benedetti e tutto il partito e la coalizione indicarono di continuare quell’opera.
Non essere riusciti a dare continuità a quell’azione non può essere colpa di “quelli di prima”, anche perché prima c’erano pure “quelli di ora”, che evidentemente non sono stati all’altezza del compito. Una considerazione: a livello nazionale, credo che Renzi stia lavorando per dare discontinuità e trasparenza alla politica. Non sono convinto che condividerebbe la confusione che il Pd sta facendo a Spoleto.
IMPEGNO PER LA CITTÀ: Ho 70 anni e in certi casi mi sento molto più giovane di chi ne ha la metà. Sono convinto, infatti, che l’età anagrafica in sé non possa essere una discriminante per fare buona politica, né un indicatore valido per misurare la freschezza di idee, la capacità progettuale, il saper attrarre risorse e tutto ciò che rende qualificante un impegno politico. Per questo fatico a comprendere chi cerca di presentare in chiave negativa il mio pluridecennale impegno al servizio della città, limitandosi a indicare il numero degli anni quasi fosse una pregiudiziale per chi sente di avere ancora tanto da dare. Ho sempre profuso il massimo impegno in ogni cosa che ho fatto, a partire dal mio lavoro. Questo non ha pregiudicato la possibilità di portare avanti un impegno politico costato sacrifici ma che, soprattutto in alcune fasi critiche della città (in cui sono stato peraltro sempre chiamato a porre rimedio), ha rappresentato un valido contributo e risultati riconoscibili di cui vado orgoglioso. Non starò qui a elencare tutte le azioni amministrative portate avanti in questi anni, anche se mi sembra opportuno evidenziare che nessuna di queste ha comportato vitalizi o altri benefici particolari. Se e quando vorrà, quindi, sarò ben lieto di illustrare a Rossi e a tutti coloro che sono nati in epoca più recente cosa abbia significato il mio impegno politico, visto sempre come servizio e non esercizio di potere. La mia etica personale mi ha insegnato che fare politica non significa guadagnare, anzi. Così come i risultati si misurano su fatti oggettivi e non limitandosi a contare banalmente gli anni di militanza, che fino ad epoca recente e in molti casi ancora oggi vengono presentati in modo positivo: potrei fare qualche esempio ma non voglio scomodare il Presidente Napolitano o altre personalità che hanno dato e continuano a dare molto alla società.