Ha lasciato strascichi pesanti la turbolenta elezione del nuovo presidente del Consiglio comunale, Francesca Mencagli, eletta ieri sera (lunedì 10 febbraio) per criterio di anzianità anagrafica dopo l’ex aequo con l’autocandidato Filippo Schiattelli e dopo ben 3 votazioni.
La Lega è diretta e chiede “un atto di dignità e le elezioni subito”. “Oggi è emerso che non c’è maggioranza – ha spiegato il capogruppo Marco Castellari – il presidente è stato eletto per età. E’ grave che nella maggioranza non siano emersi questi problemi. Come si può governare?”.
Nella seconda votazione in Consiglio, ieri sera, la maggioranza era andata addirittura sotto di un voto, 11 Mencagli e 12 Schiattelli (con 2 schede bianche) prima del terzo e decisivo scrutinio. “Le stesse dichiarazioni del consigliere Psi Schiattelli – continua Castellari – per cui ‘da qualche tempo in questa maggioranza le scelte seguono logiche di palazzo e principi autoreferenziali’ dovrebbero far riflettere. Il ‘bacchettismo’ a Città di Castello è finito, il sindaco non ha più la maggioranza, si dimetta”
“I tifernati – conclude Castellari – sono ostaggio di una maggioranza che non c’è più, se ne prenda atto. L’obiettivo ora è fondare le basi per il nuovo governo comunale che sembra sempre più vicino”
“Una maggioranza allo sbando” anche per Andrea Lignani Marchesani (Fratelli d’Italia): “Dispiace che a dirimere la contesa tra i due candidati sia stato un anacronistico comma dello Statuto, che assegna a parità di voti la vittoria al più anziano anagraficamente, quando quasi tutte le Leggi, gli Statuti e i Regolamenti di nuova stesura privilegiano al contrario il più giovane. Ma non è questo il punto“.
“La maggioranza – continua il consigliere di opposizione – ha chiesto e ottenuto dopo l’elezione l’interruzione del Consiglio e il Sindaco ha pubblicamente affermato di aver messo sul piatto le proprie dimissioni in caso di sconfitta del candidato Pd. E’ questo che ha trasformato una giornata di democrazia in un’ammissione di occupazione militare delle istituzioni da parte di una maggioranza in preda a faide interne”.
“Mi permetto di non credere neanche un po’ all’arma spuntata delle dimissioni e dispiace che qualcuno abbia abboccato. – conclude Lignani – Le dimissioni di Bacchetta avrebbero di fatto consegnato, per il meccanismo elettorale vigente, la Presidenza della Provincia ad un Sindaco di centrodestra e conseguentemente non sono minimamente credibili. Dispiace soprattutto per Città di Castello che sta vivendo un’involuzione economica e sociale in un clima da basso impero”.