Nello stallo di una situazione che sembra essere sempre più intricata, la soluzione prospettata dalle Rsu, riunite in assemblea con i lavoratori fino a tardo pomeriggio, è quella di rientrare, già da domani in fabbrica. La speranza-nonsperanza è quella che Monachino possa portare i registri in tribunale per dichiarare il fallimento, così come minacciato più volte dall’imprenditore per chiudere finalmente la partita. Tra le varie ipotesi si è presa in considerazione anche quella dell’assemblea permanente che è stata votata favorevolmente dall’assemblea. Domattina si rientra in fabbrica dunque, ma non prima di aver chiesto a Confindustria la verifica del RLST (responsabile lavoro sicurezza territoriale) che dovrà decidere se ci sono le condizioni per poter tornare a lavorare e riaprire i magazzini. Una voltra entrati, i lavoratori si riuniranno in assemblea permanente, cercando di capire quali saranno le mosse successive dell’azienda.
Domani 15 aprile c’è una scadenza importante, dovrebbe infatti essere il giorno in cui Monachino dovrebbe lasciare gli stabilimenti di Narni Scalo e “Sgl Carbon” dovrebbe tornare.
Qualora si dovesse finire al tribunale dei fallimenti, si dovrebbe verificare l’ammissibilità del fallimento stesso e, in caso favorevole, nominare un curatore che traghetti l’iter burocratico.
Dopo qualche minuto dall’inizio dell’assemblea il colpo di scena: ai rappresentanti sindacali arriva una nota da parte dell’azienda, nella quale si ribadiscono alcuni punti fondamentali:
– il pagamento delle spettanze di marzo non avverrà per lo stato di sciopero;
– il pagamento delle spettanze di febbraio sono legate allo sblocco del passaggio degli elettrodi;
– non ci sono risorse finanziarie per tutelare i lavoratori in esubero;
– la minaccia di rivalersi nei confronti di coloro che operano con un comportamento intenzionalmente spinto a una inservibile conflittualità;
– il pagamento di febbraio deve mettere fine alla mobilitazione. Questo il diktat di Monachino che, qualora non venissero accolte le sue richieste, farebbe saltare qualsiasi tratativa.
La situazione è al limite, lo sciopero va avanti dal 25 febbraio, le utenze sono quasi tutte staccate, a breve lo saranno anche luce e linee telefoniche oltre a acqua e gas, i nervi iniziano a cedere.
L’assemblea è tesa, anche perché qualche operaio alza la voce sulla questione mobilità: entro il 3 giugno dovrebbe essere chiusa la partita, altrimenti rischierebbero di perdere gli ammortizzatori sociali: “Sarebbe troppo pesante – dice uno dei presenti – abbiamo famiglie, mogli, figli e soprattutto loro non devono andarci di mezzo. Abbiamo il dovere di garantire loro un futuro”. Le parole scuotono l’assemblea: “Non mi sento tutelato abbastanza con questo modo di fare” – rivolgendosi ai sindacati – e spunta qualche timido applauso davanti a tanta schiettezza.