Jacopo Brugalossi
“Abuso dei mezzi di correzione e disciplina in danno del figlio minore”. Ecco il capo d’imputazione che pende su una madre spoletina di 55 anni, accusata di aver esercitato violenze sul figlio 16enne (schiaffi, calci e tirate di capelli) tali da mettere in pericolo la sua salute fisica e mentale. La donna, va detto, è in cura presso il Centro di Salute Mentale di Spoleto da oltre 20 anni, è stata ricoverata per un breve periodo in una struttura specializzata ed assume regolarmente farmaci stabilizzanti dell’umore. Pertanto, stando a questo quadro clinico, redatto nel 2009, le sue capacità relazionali e di gestione familiare sarebbero piuttosto ridotte.
Rapporto ambivalente – Nei fascicoli processuali c’è anche una relazione dei servizi sociali del giugno 2008 – dalla quale presumibilmente ebbe origine la denuncia – che cercava di comprendere più a fondo il menage familiare tra madre e figlio. Dal documento emerge che il rapporto tra i due era fortemente ambivalente: a momenti di grande serenità e affetto si alternavano litigate furibonde. Stati altalenanti che, a quanto riporta il documento, spesso era la donna ad innescare. Proprio in quel periodo il ragazzo avrebbe confessato agli assistenti sociali di aver subito violenze fisiche. Allo stesso tempo però, si evince che l’atteggiamento dell’adolescente spesso non era quello della vittima. Stufo delle imposizioni della madre e in mancanza di un rapporto affettivo sano, anche lui avrebbe sviluppato nel tempo atteggiamenti intolleranti e a volte violenti nei confronti della donna.
Parola al giudice – Il processo, dunque, dovrà appurare se i metodi educativi della donna possano configurarsi effettivamente come reato o se gli episodi degli schiaffi e delle tirate di capelli furono isolati e magari dettati dall’esasperazione di un alterco. La prima udienza è stata fissata dal giudice per il luglio del 2014.
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