A distanza di 30 anni dal debutto, Federico Tiezzi e Sandro Lombardi riallestiscono uno dei loro maggiori successi, l’Edipus di Giovanni Testori che insieme ad Ambleto e a Macbetto compongono la trilogia testoriana o Trilogia degli Scarrozzanti scritta tra il 1972 e il 1977. Eros e politica, religiosità e gusto del grottesco si intrecciano in un groviglio inestricabile (anche troppo) fatto di un linguaggio complesso e di difficile comprensione.
Il protagonista è un capocomico di una compagnia teatrale molto povera, interpretato da Sandro Lombardi, abbandonato dai suoi attori e dalla sua ex compagna che ogni sera mette in scena l’Edipo di Sofocle allestendo alla buona e con scarsi mezzi il mito greco. Alle vicende di Edipo si intrecciano le difficoltà umane e non degli attori, in un gioco di continue interferenze e richiami all’alto, al metateatro, non riuscendo nell’intento di arrivare direttamente al pubblico.
L’alternanza dei monologhi di Edipo, di Laio e Giocasta interpretati tutti dallo stesso Lombardi è resa viva solo dal cambio degli abiti, baroccosi (Edipo veste gli abiti di un Pontefice picaresco tra Young Pope e Sebastiano del marchese del Grillo) e aulici e che rendono il tutto molto pesante. La presenza scenica di Sandro Lombardi e Antonio Perretta e la loro mimica sono notevoli, alternando il delicato e il basso e turpe coprendo tutto il resto.
I puristi del mito di Edipo avranno brutte sorprese. Non c’è introspezione, troppi collegamenti “alti” e a volte noiosi. La scena è solitaria e scarna una sedia, un letto e i costumi e il linguaggio non immediatamente comprensibile, involuto ma creativo, tra il latino volgare e il dialetto lombardo e lo spagnolo, con picchi di poesia e arte, ma per la maggior parte del tempo stanca.
Il dialogo diventa un monologo e la pluralità diventa singolarità nel rappresentare tutti i personaggi fondamentali della saga in uno e scanditi con rapidi cambi di costumi. L’Edipo di Testori presenta una differenza sostanziale con l’Edipo classico, desidera, ama e vuole, uccide Laio e si unisce con la madre gioiosamente: un attacco alle ipocrisie sociali e allo scandalo dell’autore.
Molti applausi meritati per l’interpretazione poetica e ingombrante di Lombardi, forse un po’ meno per la ricostruzione del mito del ciclo tebano involuto e non pienamente compreso.