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Edilizia: l'allarme dei sindacati, a Terni persi 1500 posti di lavoro in tre anni

Una crisi del settore che non accenna a placarsi e un contratto integrativo territoriale bloccato per volontà dell'associazione dei costruttori: sono queste le due criticità che hanno spinto i sindacati dei lavoratori dell'edilizia, Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil della provincia di Terni a tenere oggi una conferenza stampa per denunciare appunto una situazione di stallo che ritengono inaccettabile. Prima di tutto i dati sulla crisi, dati pesantissimi: “Nel triennio 2008-2011 in provincia di Terni abbiamo perso qualcosa come 1.500 posti di lavoro nel settore. E' come se nel silenzio più assoluto avesse chiuso mezza Ast”, ha spiegato Andrea Farinelli, segretario generale della Fillea Cgil. “Non si è mai registrato un ciclo recessivo così lungo – ha aggiunto Enrico Borri della Filca Cisl – e questo ci espone a un doppio pericolo: da una parte l'indebolimento del settore, dall'altra un incremento del lavoro irregolare”. Questo è infatti un altro degli elementi di forte preoccupazione che i sindacati hanno voluto portare alla luce: “Vediamo che nello stillicidio di imprese (circa 200 quelle sparite in tre anni), sembrano invece resistere meglio quelle aziende che operano ai confini della regolarità”, ha spiegato ancora Farinelli. Lavoro grigio, quando non del tutto nero, come ad esempio quello in part-time, una tipologia di contratto che non ha molto senso in edilizia (dove non si fanno turni di 4 ore), ma che ultimamente ha visto invece una notevole proliferazione. E poi ci sono le partite iva e addirittura, di recente, come ha rivelato Stefano Paloni della Feneal Uil di Terni, contratti a chiamata, altra tipologia molto inconsueta per il settore. La stima dei sindacati degli edili di Terni è che un 30% del volume dei lavori eseguiti sia svolto da aziende che non operano in maniera del tutto regolare. A dimostrarlo, secondo Fillea, Filca e Feneal, c'è un dato emblematico: nel 2010 le domande per i contributi alle ristrutturazioni private sono aumentate del 29%. Un dato che stride fortemente – hanno osservato Farinelli, Borri e Paloni – con il drastico declino dell'occupazione nel settore. “Lavoratori e imprese sane vanno difesi – hanno affermato i tre segretari – ed è per questo che oggi siamo qui a denunciare l'atteggiamento di chiusura dell'Ance di Terni, che non ha ancora nemmeno preso in considerazione la nostra piattaforma unitaria, approvata dai lavoratori e inviata alla controparte prima dell'estate”. Secondo i sindacati Fillea, Filca e Feneal, questo atteggiamento nuoce non solo ai lavoratori che vedono sbarrata la strada verso il rinnovo del contratto integrativo (e quindi anche verso quel piccolo incremento retributivo, circa il 6% della paga base, che esso porterebbe), ma altrettanto alle imprese sane, che operano nel rispetto della legge e dei contratti. Dunque, i sindacati chiedono all'Ance di prendersi le proprie responsabilità, avviando subito una trattativa seria sulla piattaforma per il rinnovo del contratto e avvertono: “Non siamo disponibili a che la scusa della crisi venga usata per far slittare i tempi. Il contratto integrativo è un diritto dei lavoratori del settore e noi lo rivendichiamo. Per questo siamo pronti, se l'Ance non darà risposte alle nostre legittime richieste, a mettere in campo le necessarie iniziative di mobilitazione”