I sette aspiranti alla carica di sindaco del Comune di Terni si sono confrontati sui temi dell’economia e dello sviluppo locale nel corso di un incontro organizzato da Confartigianato in vista delle prossime elezioni amministrative.
L’incontro ha avuto luogo presso la sede di Confartigianato Imprese Terni. Sul palco della sala conferenze, giovedì 20 aprile, Stefano Bandecchi (appoggiato da Alternativa Popolare, Con Bandecchi per Terni, Terni per loro – Bandecchi sindaco, Noi con Terni – Bandecchi sindaco), Paolo Cianfoni (Alleanza degli Innovatori), Claudio Fiorelli (M5S, Bella Ciao, Terni Conta), Emanuele Fiorini (Fiorini per Terni), Josè Maria Kenny (Pd, Kenny Innovare per Terni, Kenny per Terni), Orlando Masselli (Lega Salvini Terni, Giorgia Meloni per Masselli sindaco Fratelli d’Italia, Forza Italia Berlusconi per Terni, Terni protagonista Masselli sindaco, Terni Masselli Sindaco, Terni Civica, Liberali e riformisti nuovo partito socialista italiano), Silvia Tobia (Potere al Popolo).
La prima domanda del moderatore Laurent De Bai riguardava le aziende partecipate e pubbliche. A prendere la parola per primo Claudio Fiorelli: “Le aziende municipalizzate sono una componente fondamentale per lo sviluppo e la ripartenza economica. A me non è piaciuto l’ingresso di Acea all’interno di Asm; se dovessi diventare sindaco cercherò di ridurne la presenza, perché da quando è entrata in Asm, e prima ancora nella Sii, i prezzi sono aumentati”.
Le municipalizzate rappresentano una grande opportunità nel patrimonio comunale”, ha dichiarato Cianfoni. “L’Asm veniva definita ‘i gioielli di famiglia’ perché il Comune di Terni aveva la proprietà delle reti. Noi siamo per fare in modo che gli imprenditori di qualità vengano a Terni per investire, e Acea è un player di livello nazionale ed europeo. L’azione portata avanti dall’attuale Amministrazione non ci mette in tranquillità. Su questa questione l’attenzione della città deve rimanere alta”.
“Acea è una grande azienda ma non è la luce dei miei occhi: i suoi bilanci non sono eccellenti. Aver venduto Asm ad Acea non è stata un’operazione geniale. Io ho una visione semplice: non credo molto in queste società collegate al Comune”, ha aggiunto Bandecchi.
Secondo Potere al Popolo e Silvia Tobia, invece, “le municipalizzate devono restare al Comune. Siamo rimasti amareggiati dalla privatizzazione di Asm. Con la privatizzazione aumentano le bollette per i cittadini, e a rimetterci sono le piccole imprese. Noi, come Amministrazione comunale, saremo vicini alle piccole imprese”.
“La gestione per la fusione tra Asm e Acea è una gestione fatta male. Non era questo il modo di negoziare: per un 45 per cento di Asm si regala il controllo dell’azienda ad Acea. Il ruolo dei privati è importante, ma i privati devono risolvere i problemi. Noi abbiamo ‘un gioiello di famiglia’. Terni ha la possibilità di alzare la voce, di chiedere il controllo della propria multiutility, di pagare i debiti, che ricadono su tante aziende del ternano”, ha aggiunto Kenny.
“La TARIC – ha fatto notare Fiorini – è composta dalla quota fissa e da quella variabile, riguardante l’indifferenziato. Per una famiglia di cinque componenti vengono calcolati cinquanta ritiri di indifferenziato all’anno: se la famiglia ne produce 12 paga 38 ritiri in più. Questo non è accettabile”.
Per Masselli “oggi Asm è la vera multiutility regionale che si prepara a gestire le gare che saranno emanate sui mercati del gas, dell’elettricità, dell’acqua. Questi sono i fatti, altre sono chiacchiere. L’azienda adesso ha spalle solide per stare sul mercato. L’azienda è stata capitalizzata, è tornata a produrre utili”.
Alla seconda domanda, denominata “km 0” e riguardante la possibilità di assegnare appalti ad aziende del territorio, Bandecchi ha risposto: “Pensare di fare gare d’appalto che possono essere vinte solo dai ternani è un problema. Le gare d’appalto devono essere vinte dalle aziende migliori. C’è un problema sulla scontistica: non si può poggiare sempre sullo sconto, perché non sempre il prezzo più basso è il prezzo migliore”.
Il problema principale, stando a quanto riferito da Kenny, è “il pagamento del lavoro svolto in tempi giusti”. Oltre a ciò “manca la capacità di dialogare col governo regionale per portare risorse a Terni. Abbiamo bisogno di un piano di sviluppo di economia locale che possa portare soldi alla città”.
“Le pubbliche Amministrazioni operano secondo atti amministrativi. E’ importante basarsi sulle norme esistenti, che lo stato centrale emana”, ha ribadito più volte Masselli. “Oggi abbiamo le normative che ci consentiranno di fare bene e di far rimanere buona parte di ciò che si produce sul territorio”.
“Noi possiamo muoverci all’interno di una legislazione. Cosa può fare il Comune in questa condizione? Mettiamoci a tavolino e vediamo come un Comune può aiutare le persone ad affrontare una proposta d’appalto. Io oggi non ho le competenze per darvi risposte”, ha ammesso Fiorelli. Io, però, non devo darvi risposte, poiché queste spesso vengono dall’area parte. Noi dobbiamo essere dei facilitatori. È normale, detto ciò, che l’obiettivo di un Comune è quello di mantenere gli investimenti sul territorio”.
“Il Comune deve funzionare”, ha affermato, da parte sua, Fiorini. “A Terni, per alcune opere, sono stati fatti inviti ad aziende di fuori: questo non è accettabile”.
A tutti, secondo Tobia, “piacerebbe che la ricchezza del locale ricadesse sul locale e che gli appalti fossero affidati a imprese locali. Perché non ripensare la politica degli appalti? Bisogna avere una visione globale ed evidenziare tali aspetti all’interno delle proprie organizzazioni politiche”.
“Per i lavori di Cardeto – ha notato Cianfoni – l’impresa più vicina è di Foligno. A Terni abbiamo imprese che potevano fare questi lavori, ma non sono state invitate. Alcune imprese chiedono di stare sul mercato come altre. Spesso vengono affidati appalti al massimo ribasso, le imprese falliscono e rimaniamo fermi per anni”.
“Finora – ha sottolineato Fiorelli – il candidato sindaco dà le ricette e dopo l’elezione nascono subito le lamentele sul fatto che quanto promesso non è stato rispettato. Come faccio a dare io a voi le ricette, quando siete voi che conoscete le problematiche e quali potrebbero essere le soluzioni? E’ bene decidere quali sono i progetti da portare avanti e trovare soluzioni condivise”.
“Terni – ha assicurato Kenny – è stata una città industriale importante, anche per la presenza di piccole e medie aziende. Nel tavolo da attivare devono essere presenti le grandi aziende, le piccole aziende e il Comune. Su questo bisogna lavorare attivamente”.
“Terni è ancora una città industriale”, ha tuonato allora Masselli. “Il tempo dei tavoli è finito. È tempo di agire. Dobbiamo garantire agli imprenditori personale qualificato. A Terni si deve continuare a lavorare per le professionalità di cui le imprese hanno bisogno”.
Fiorini, poi, si è concentrato sulla “macchina amministrativa, al servizio della gente e delle imprese, che dobbiamo aiutare velocizzando le pratiche”.
“Noi – ha chiarito Tobia – intendiamo interloquire con i cittadini e le imprese. Abbiamo iniziato a parlare con commercianti e abitanti dei quartieri periferici: il centro si sta svuotando e i commercianti chiedono eventi all’Amministrazione. Il centro e le periferie non devono essere abbandonati a se stessi”.
“Diciamo a parole che vogliamo sviluppare la città”, ha osservato Cianfoni. “Le aree produttive hanno segnali stradali a terra, buche”.
Secondo Bandecchi, infine, “l’area industriale e artigianale di Terni fanno pena: erba lunga, cespugli, strade malconce. Nessuno è mai intervenuto”. Rifacimento del manto stradale, sorveglianza, vigilanza e illuminazione pubblica: da qui occorre ripartire.