Cronaca

Inchiesta farmacie Umbria, la “piramide” degli amici e i guadagni illeciti

L’inchiesta “Piramide”: Tredici indagati per reati che vanno dalla corruzione fino alla concussione, alla truffa, all’abuso d’ufficio e al falso (molti gli episodi contestati) e la rivelazione di segreto d’ufficio. Indagine delicatissima della Procura di Perugia che vede tra gli indagati di spicco Antonio Perelli, già funzionario in Regione al Servizio accreditamento valutazione di qualità e comunicazione della direzione regionale salute (ora in pensione), gli allora funzionari regionali Luca Orlandi e Linda Richieri, la allora vice presidente dell’ordine dei farmacisti di Perugia, Giuseppina Mantucci, i due farmacisti Massimo Ceccarelli e Alessandro Rossi e, tra gli altri, il fisioterapista Kurtsopulos Pantelis.

Ai vertici

Secondo il sostituto procuratore Mario Formisano titolare delle indagini, che nelle scorse settimane ha fatto recapitare ai 13 indagati altrettanti avvisi di conclusione delle indagini, Perelli (in passato anche presidente del Collegio dei Maestri venerabili dell’Umbria) che tra le altre cose era anche segretario generale del Comitato Etico delle Aziende sanitarie dell’Umbria (l’ente che esprime pareri sulla sperimentazione dei farmaci) era promotore dell’associazione a delinquere che commetteva reati contro la pubblica amministrazione.

“Comitato etico”

La procura sostiene che, ai vertici dell’organismo che prendeva le decisioni, lui, Orlandi e Richieri favorissero sistematicamente alcuni operatori sanitari accreditati a loro e legati da “forti legami di conoscenza e comuni interessi”. Rossi e Ceccarelli titolari di farmacia, secondo l’accusa partecipavano all’attività illecita “ottenendo in cambio provvedimenti amministrativi illegittimi che gli consentivano di aprire, in assenza dei requisiti normativi, depositi farmaceutici”.

Scelte vantaggiose

Le indagini condotte dai carabinieri del Nas, all’epoca guidati dal maggiore Marco Vetrulli, hanno tracciato tantissimi episodi (ora confluiti nel 415 bis), tra cui quello in cui ad Antonio Perelli viene contestato il falso ideologico in atto pubblico perché, in occasione della sottoscrizione del contratto con la Regione, avrebbe omesso di dire che era socio titolare di una farmacia. Per la procura, infatti, questo incarico gli avrebbe fatto guadagnare circa 37 mila euro annui, che non gli sarebbero stati erogati se avesse rivelato la sua partecipazione nella gestione di una farmacia (per questo viene contestato anche il reato di truffa).

Ingiusti profitti

E tra le cliniche finite nel raggiro ci sarebbe anche la notissima Liotti di Perugia. Perelli avrebbe “dichiarato falsamente la mancanza di posti nel piano sanitario regionale per la realizzazione di una nuova attività di riabilitazione extra-ospedaliera nonostante ve ne fosse disponibilità, inducendo in errore l’Ad della casa di cura Liotti, indirizzandolo reiteratamente, fino a convincerlo, ad acquistare il ramo d’azienda del Centro Medico spazio Salute di Kurtsopulos Pantelis (anche lui indagato nell’inchiesta, ndr) già titolare di un’autorizzazione, procurandogli un ingiusto profitto in danno della clinica Liotti”. Valore dell’operazione 300 mila euro di cui “150 mila versato come acconto alla stipula del contratto”.

L’ossigeno terapeutico

Un business quello dell’ossigeno terapeutico, che i Nas descrivono già a fine 2014, parlando di due farmacie umbre, “che con artifici e raggiri consistiti nel presentare per il relativo rimborso fatture la per fornitura di ossigeno terapeutico (liquido e gassoso), con gli importi previsti dalla normativa nazionale, più elevati rispetto all’accrodo  per la distribuzione dei farmaci ratificato dall’assemblea regionale nel 2008, procurandosi così un ingiusto guadagno con conseguente danno per l’amministrazione sanitaria di 91 mila euro.

Ma l’inchiesta dei carabinieri del Nas ‘Piramide’, coinvolgerebbe almeno altre due farmacie, una di Perugia e una di Spoleto, e per entrambe esisterebbero altrettanti fascicoli di indagine.