Eccezionale conferma, il tabernacolo della Pinoteca di Bettona è di “El Greco” - Tuttoggi.info

Eccezionale conferma, il tabernacolo della Pinoteca di Bettona è di “El Greco”

Redazione

Eccezionale conferma, il tabernacolo della Pinoteca di Bettona è di “El Greco”

Confermata la straordinaria scoperta del maestro Guerrino Lovato di Venezia | L'opera sarà in mostra a Treviso fino al prossimo 16 aprile
Sab, 24/10/2015 - 09:30

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«Si tratta di un’occasione unica per Bettona perché potrà essere un motivo di rilancio turistico e dell’immagine del nostro paese. Costituisce una vetrina dall’alto spessore artistico e culturale». Con queste parole Paola Pasinato, assessore alla cultura del Comune di Bettona, esprime tutta la sua soddisfazione per l’attribuzione del tabernacolo, situato all’interno della locale Pinacoteca, a Doménikos Theotokópoulos, detto “El Greco”, realizzato nel suo periodo veneziano e romano dal 1567 al 1576.
L’opera, dopo il riconoscimento e il restauro, sarà esposta dal 24 ottobre 2015 al 16 aprile 2016 a Treviso, presso Casa dei Carraresi. La mostra, dal titolo “El Greco in Italia – Metamorfosi di un genio”, è curata da Lionello Puppi, uno dei massimi esperti del periodo Italiano di El Greco, lo stesso che ha attribuito il tabernacolo bettonese all’artista.
Quest’opera era descritta all’interno della Pinacoteca di Bettona con la seguente dicitura: «Pittore del XVII sec. Cristo e i quattro evangelisti (elementi di un ciborio), olio su tavola e legno dorato con decorazioni in pastiglia dorata, n. di cat. 33». Un’indicazione che non permetteva sapere la provenienza e l’entrata al Museo umbro, non essendo presente nemmeno nel catalogo degli anni ’80. È stato in occasione di una conferenza tenuta lo scorso anno nella stessa Pinacoteca che il maestro Guerrino Lovato di Venezia comunicò che, a suo avviso, il tabernacolo fosse da attribuirsi a “El Greco”. Una dichiarazione che ha avuto risonanza in tutta Italia. Dopo qualche tempo l’opera, previa autorizzazione della Soprintendenza dell’Umbria, è stata sottoposta all’attenzione del professor Lionello Puppi, uno dei massimi esperti del periodo Italiano di El Greco, che ha voluto esaminarla unitamente agli esperti della “Casa di restauro Nicola” di Aramengo (Asti). Dopo questa visione il tabernacolo è stato sottoposto a pulitura e restauro effettuato a spese della Società Kornice, organizzatrice della Mostra a Treviso.
Questa attribuzione è frutto di un’attenta analisi. Secondo gli esperti varie coincidenze storiche possono avvalorare questa attribuzione: El Greco ha eseguito e firmato a Roma il ritratto a grandezza naturale del cavaliere di Malta Vincenzo Anastagi verso il 1571-76 (ora alla Frick Collection di New York) il quale era originario di Perugia, e che potrebbe essere il probabile committente del figurato ciborio ora a Bettona. Il cavaliere Anastagi aveva a Bettona la commenda della Chiesa di san Giovanni dei Cavalieri di Malta, e dunque potremmo dedurre che il ciborio ligneo provenisse da questa chiesa che si trovava appena fuori le antiche mura di Bettona, ancora esistente per quanto ridotta internamente ad abitazione. Non si hanno documenti che il ciborio in questione provenga da questa chiesa, ma il nesso tra il ritratto di Anastagi e i formidabili dipinti di mano veneto-cretese è forte. Inoltre, nella recente pulitura è emerso ai piedi di San Marco il numero 73: se fosse una datazione sarebbe pertinente con il ritratto dell’Anastagi. Ancora, il Monsignor degli Oddi di Perugia possedeva “Le stigmate di san Francesco”, ora al Suor Orsola Benincasa a Napoli, databile intorno al 1572 nel periodo romano di El Greco.
Anche l’esperto Valerio Mariani in una nota dichiara: «Partendo dalla scritta dietro il quadro che suona esattamente: “sono De limo Monsignor Degli Oddi” e poi, al centro, “Il grecho”, si può immaginare che il Greco dipingesse queste “stimmate” per un Monsignor Degli Oddi dell’antica famiglia perugina nota anche per aver posseduto rare opere d’arte. Che il pittore lavorasse per costoro si potrebbe spiegare con i rapporti che Giulio Clovio doveva aver conservato con Perugia fin da quando vi dimorò nel 1531. Sarebbe stato, allora, uno dei lavori procurati al giovane artista dal suo ammiratore e protettore, Giulio Clovio».

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