Sblocca Italia e Grandi Opere toccano l’Umbria, e a dire di molti la sventrano. La contesa per la realizzazione dela autostrada E45, a dir la verità non solo umbra, vede da una parte “larghe intese del cemento“, che vedrebbero coinvolte le più svariate parti politiche, e dall’altra 8mila firme, una simbolica doppia corsia che ha imbandito tavoli e pavimenti della Sala della Partecipazione di Palazzo Cesaroni di Perugia, dove questa mattina i “no” si sono incontrati per ribadire le loro posizioni a proposito dell’opera. Presenti anche i consiglieri Oliviero Dottorini, e tra il pubblico Orfeo Goracci. “Il via libera del Cipe alla trasformazione della E45 in autostrada di metà novembre è sicuramente una pessima notizia per gli umbri – ha affermato Marcello Teti, portavoce del coordinamento umbro “No E45 autostrada” –. Le migliaia di firme raccolte in tutto il territorio regionale testimoniano che il sentimento della popolazione rispetto a questa opera è ben diverso rispetto a quanto deciso da poche persone nel chiuso delle stanze del potere. Come coordinamento umbro stiamo lavorando incessantemente dal mese di maggio per far firmare la petizione e per far conoscere agli umbri la portata di questo progetto devastante, inutile ed assai costoso. Entro il mese di dicembre consegneremo al Presidente del Consiglio regionale Brega le firme raccolte e faremo di tutto perché questo chiaro segnale da parte dei cittadini trovi tutte le risposte e l’attenzione che merita”. Le prossime mosse del comitato saranno quelle di continuare a raccogliere le firme e di proporre un Referendum consultivo, nel caso del reggiungimento dei numeri e della sua reale fattibilità.
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Chi ha pensato l’autostrada – E’ con lo Sblocca Italia del governo Renzi, denunciano dal comitato, che viene “letteralmente depennata una norma pregressa“, secondo quanto deciso dalla Corte dei Conti sulle defiscalizzazioni. Così la trasformazione in autostrada per la E45 può partire. Dietro a tutto ciò ci sarebbe Vito Bonsignore, “ex deputato andreottiano fino a Tangentopoli, oggi europarlamentare eletto in quota Udc, successivamente esponente di ForzaItalia, Pdl, e Ncd. E’ stato condannato – si è detto stamani – a 2 anni di reclusione, per corruzione, abuso a turbativa d’asta, per l’appalto dell’ospedale di Asti. Nel 2005 è stato coinvolto nello scandalo della banca Antonveneta. La procura di Napoli nel 2008 lo ha iscritto nel registro degli indagati per la vicenda dei conti bancari in Liechtenstein, con l’accusa di riciclaggio. La scalata Unipol gli è costata nel 2011 tre anni e mezzo di reclusione e una multa da 900mila euro oltre all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e dalla professione per 2 anni”, concludono.
L’annoso pedaggio – Pedaggio si, pedaggio no: è di certo questa, insieme alle questioni ambientali e della sicurezza, la questione che più preoccupa, alle tasche, i cittadini umbri. In diversi sedi è stato detto che il pedaggio per la nuova e45, trasformata in autostrada, non si pagherà: ma dal comitato bollano questa dichiarazione come “una bufala“: “è la bugia più sfacciata – dicono -. Chi lo afferma sa benissimo di gettare solo fumo negli occhi ai cittadini per ottenere il consenso. Secondo questi amministratori, il pedaggio dovrebbero pagarlo solo i residenti delle altre regioni. Il bello è che anche nelle altre regioni si dice che i resideni saranno esenti dal pedaggio. La Giunta non ha neppure chiesto l’esenzione per i residenti, ma soltanto agevolazioni e facilitazioni. Anche perchè in mancanza dell’intervento diretto dello Stato, è solo con la garanzia del pedaggio che i privati accetteranno di investire miliardi di euro su un’opera di queste dimensioni. Lo stesso assessore Rometti ha riconosciuto che il pedaggio non è potestà regionale, ma statale“. Conti alla mano, infatti, Dottorini ha illustrato come, per la costruzione dell’autostrda, verrebbero impiegati 8 miliardi da parte del provato, e 1.8 miliardi dal pubblico. Il pedaggio servirebbe dunque a rientrare delle spese, e, brutalmente, raggiungerebbe il valore di 12.40 euro per andare da Perugia a Terni, di 6.46 euro per chi da Todi va verso il capoluogo umbro, e di 8.46 euro per chi viaggia da Città di Castello. Prezzi validi anche per camion, di piccola e grande dimensione. Il pedaggio, aggungono, non potrebbe poi essere applicato solo ai non umbri, in quanto esiste una norma europea che sancisce che una tale esenzione sarebbe in realtà una forma di discriminazione.
Favorevoli e contrari – Tra le forze politiche, notiamo come Ncd, FI, Fd’I, Udc, Pd e Socialisti siano favorevoli, con il centro-destra generalmente convinto che “l’autostrada sia uno strumento che porta ricchezzza, sviluppo, soprattutto turistico” e i secondi che hanno dichiarato: “sul pedaggio nessuna assicurazione, non è potesta regionale ma statale“. Favorevoli anche Confidustria e Ugl, secondo i quali “un’opera infrastrutturale che da anni riteniamo strategica per lo sviluppo del territorio“. Tra i contrari invece troviamo Idv, Cu, Lega Nord, Prc, Sel, M5S, radicali, Verdi, Italia Nostra, Wwf, Legambiente, Federconsumatori e diversi altri associazioni e comitati. Se a detta dei sì l’Umbria uscirà dal suo isolamento, a detta dei no la regione non soffre di questo male, ma anzi “la sua dotazione stradale è più alta rispetto al resto d’Italia. Inoltre, secondo i dati dello stesso Ministero dei Trasporti, il 68 per cento delle merci umbre non superano i confini regionali e l’86% del totale rimane nell regioni limitrofe. Soltanto l’1,27% dei carichi è diretto in Veneto, mentre un misero 0,02 per cento va all’estero. Questi numeri configurano con chiarezza l’inutilità di quest’opera. Piuttosto, l’Umbria ha un atavico ritardo per quanto riguarda le infrastrutture del ferro. La nostra regione è malservita dalle linee delle Ferrovie dello Stato e soffre delle pessime condizioni della vecchia Ferrovia Centrale Umbra. Ma su questo la lobby delle grandi opere non ha intenzione di investire“.
Ecco i numeri del progetto: il costro generale si aggira tra i 10 e gli 11 milardi di euro, per 396 chilometri, di cui 151 in Umbria. 139 sono i chilometri dedicati a ponti e viadotti, 64 di gallerie e 20 di cavalcavia. Ci sarà un cantiere ogni 18 chilometri, e 2 milioni di metri cubi di nuovi scavi. La larghezza della strada aumenterà fino a 48 metri, e attraverserà 5 regioni (Lazion, Umbria, Toscana, Emilia Romagna e Veneto), 11 province e 48 comuni.
Questione NO TAP – Tra le grandi opere che toccheranno, almeno su carta, a breve l’Umbria c’è anche la TAP, il gasdotto che dovrebbe attraversare l’Appennino con scavi profondi 5 metri, partendo da Brindisi e terminando in Emilia Romagna, a Minerbio. Un metanodotto che, dall’Azerbaijan, porterà all’Europa del Nord, Belgio e Olanda in primis, il gas caucasico, attraversando, questa la preoccupazione di molti comitati, tra cui il NO TUBO, zone sismiche come Sulmona, L’Aquila, Colfiorito di Foligno. “Non un solo fornello, una sola caldaia, un solo scaldabagno funzioneranno in Italia – dicono dal Comitato contro le devastazioni territoriali Umbria -. Ma le società TAP (Trans Adriatic Pipeline, ndr) e SNAM con l’aiuto dei politici (Partito Democratico onorevole D’Alema in prima fila) vogliono che arrivi in Puglia e risalga l’Appennino per garantire gli appalti alle solite ditte, le stesse che già sventrano l’Appennino umbro marchigiano con il Quadrilatero, che vede tra le ditte appaltatrici la Cooperativa Muratori Cementieri (nota ditta legata al Partito Democratico) con sede a Ravenna che già lavora per la TAV. La Italferr, la società che ha commissariato i lavori è stata presieduta da Maria Rita Lorenzetti, ferea dalemiana ora sotto processo per corruzione e peculato riguardo i lavori per la TAV a Firenze. Altra ditta interessata ai lavori del Quadrilatero è la Todini Costruzioni, di proprietà della famiglia Todini alla quale appartiene l’ec eurodeputato eletta nelle liste di Forza Italia“.
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