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E’ morto Jeff Beck, “divinità” del rock | L’ultima volta in Italia a Umbria Jazz 22

Se muore (scompare dalla vista…trasformandosi) una “divinità” del rock come il leggendario chitarrista Jeff Beck, ti aspetti almeno che sia per una causa altrettanto rock. Di sicuro uno come Beck, che negli anni ’60 nel film Blow Up di Michelangelo Antonioni spaccava una chitarra sul palcoscenico insieme a Jimmy Page ( insieme a Beck negli Yardbirds, poi Led Zeppelin) e ne gettava in pasto i pezzi ad una platea semiaddormentata, non si sarebbe mai immaginato di finire la sua vicenda terrena per una meningite batterica letale e bastarda.

Così invece è stato, e Jeff se n’è andato a 78anni, tutti vissuti all’insegna della grande musica e di una maestria tecnica insuperabile. Tanti i generi esplorati, perchè quando sei una divinità magistrale, non ti manca certo il modo di suonare in maniera fusion, tra jazz, rock e rhytm’n’ blues, ma anticipando anche l’Hard e persino l‘Heavy Metal.

Finita velocemente l’epoca della Swinging London, Beck si mette in proprio e suonerà sempre con formazioni afferenti a lui stesso, fondando e sciogliendo gruppi in continuazione e scoprendo anche talenti in maniera sistematica (Rod Stewart uno dei più noti).

Molto gettonata in rete una splendida cover di un brano di Stevie Wonder, Cause We’ve Ended As Lovers, in cui oltre alla presenza dello stratosferico batterista Vinnie Colaiuta, Beck lancia nell’agone artistico una bassista dal talento smisurato e all’epoca minorenne, Tal Wilkenfeld

“Dio” Beck a Umbria Jazz

Beck, che i suoi 78 anni portati come fossero 30-40 li aveva anche lo scorso 17 luglio 2022 a Perugia in occasione di Umbria Jazz 22, , suonava con la stessa intensità di quando era negli Yardbirds, orfani peraltro di Eric Clapton. E non è un caso che Beck è considerato tra i 100 migliori chitarristi, mentre nel 2009 è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame.

Umbria Jazz, Beck-Depp e i 6mila del Santa Giuliana | Concerto evento di chiusura

Un deus ex machina inimitabile e dalla figura enigmatica. Occhiali scuri sempre calati sul naso, stesso taglio di capelli da decenni, varia chincaglieria etnica tra braccia e collo, e scarponi di peso a i piedi tipo quelli da motociclista. Inconfondibili le mani forti e ossute e la tecnica di esecuzione, rigorosamente senza plettro. Il tutto suonato con una chitarra costruita su misura per lui (Fender Stratocaster) modificata per ottenere al meglio una serie di suoni e distorsioni o come il “vibrato” di cui è considerato il massimo esperto.

Beck non è quello che si direbbe un chiacchierone da palco, e il suo discorso preferito è la musica che suona generosamente e con una padronanza e una sicurezza che ti fa sentire protetto da qualsiasi bruttura. Si limitò così a qualche buonasera e ciao anche in occasione di Umbria Jazz 22.

Non dimentichiamo ovviamente che l’evento dell’edizione passata (un successo delle grandi occasioni da quasi 6mila spettatori) è stato non solo per la sua presenza a Perugia, ma anche per il suo compagno di viaggio in un lungo tour mondiale, tale Johnny Depp, “onesto” rocker-spalla di “Dio” Beck.

Ma si sa, se la spalla eccede, poi Dio regola e rimette tutto in equilibrio. E per stare dalla parte della ragione (che la prudenza non è mai troppa anche per una divinità) è leggendaria anche l’assicurazione che Beck aveva stipulato sulle sue mani, pare di 7 milioni di Sterline.

L’Umbria è stata davvero fortunata a poterlo vedere in scena una delle ultime volte, prima della sua assurda scomparsa, per una malattia bastarda e poco Rock.

Chissà se nell’aldilà le distorsioni sono gradite …? Aspettiamo solo di scoprire in cosa si è trasformata la divinità!