Con il protrarsi dell’emergenza legata al Coronavirus e le conseguenti regole di distanziamento sociale e di chiusura forzata delle attività commerciali, anche il modo di fare acquisti ha subito un inevitabile cambiamento.
Secondo un’indagine condotta da Netcomm, il principale consorzio italiano del commercio digitale e punto di riferimento in materia di e-commerce, dall’inizio della pandemia il 75% delle persone che ha effettuato un acquisto online, non lo aveva mai fatto prima in vita sua; per quanto riguarda le aziende invece, circa l’80% ha dichiarato di aver acquisito nuovi clienti grazie al web già nei primi 15 giorni di emergenza da Covid-19.
Nel leggere dati di questo genere si pensa subito che ad averne beneficiato siano state le grandi multinazionali tipo Amazon: no, o almeno, non solo loro.
Nei momenti di grande difficoltà è noto che la figura dell’imprenditore sia quella deputata a prendere subito provvedimenti, che determinino azioni concrete alla risoluzione del problema.
Ecco quindi spiegato il trend in grande crescita che si è avuto per la nascita di nuovi store digitali legati alle piccole realtà locali, che ovviamente non avevano mai approcciato a questo tipo di vendita, dando così il via al concetto di “e-commerce di prossimità”.
E’ il caso di Emanuele Baldini, imprenditore spoletino nel campo della moda, che grazie alla creazione del proprio shop online ha saputo cogliere le essenziali caratteristiche che già da subito gli hanno permesso di impattare positivamente nel proprio business.
“Argentina Mode” questo il famoso negozio poco fuori dalla città ducale, che in pochi giorni ha subito incontrato i bisogni di una clientela, costretta dal distanziamento sociale e dal divieto di assembramenti, a restare in casa.
Ecco come Emanuele è riuscito a interpretare al meglio cosa voglia dire creare un e-commerce di prossimità:
Emanuele non ha capito solo queste dinamiche: si è spinto oltre!
Il suo impegno quotidiano è stato quello di andare a “sponsorizzare” il proprio e-commerce di prossimità, grazie a delle dirette Facebook e Instagram, in cui è riuscito a esporre tutti i nuovi arrivi, i suoi consigli sugli abbinamenti dei capi, e le offerte che i clienti avrebbero trovato poi sullo shop online.
Determinante è stato il cambio di mentalità che l’imprenditore ha ottenuto grazie anche all’assistenza offertagli dalla propria agenzia di comunicazione di fiducia, che in un periodo di profonda crisi e incertezza può rappresentare la salvezza o il definitivo collasso di un’attività.
In questo momento, non c’è spazio per le polemiche e le recriminazioni; ci vuole solo ingegno e specifiche intuizioni nel capire che la digitalizzazione di un negozio “fisico” farà parte della nostra quotidianità anche a emergenza finita.
Le persone continueranno ad acquistare dai piccoli punti vendita di quartiere anche in futuro, nonostante quest’ultimi, in alcuni casi, siano leggermente più cari dei colossi del web.
Perché? Semplice; se c’è una cosa che i grandi player non potranno mai fare è quello di recidere il rapporto diretto tra cliente e negoziante che, soprattutto nei piccoli centri, si è costruito e tramandato nell’arco di più generazioni.
Soprattutto in momenti così delicati, il cliente, come non mai, rimane il centro gravitazionale su cui impostare ogni tipo di strategia comunicativa e di vendita; l’approccio umano che si mescola alla tecnologia permeando il tessuto socio-economico di un quartiere, che quando si tratterà di scegliere da chi acquistare un prodotto, strizzerà sempre l’occhio al commerciante di fiducia piuttosto che alla multinazionale.