Non ce l’ha fatta l’imprenditore 63enne caduto venerdì scorso dal tetto del proprio capannone, in via Settevalli a Perugia, mentre era intento a controllare le infiltrazione d’acqua sul tetto.
E’ l’ufficio stampa dell’ospedale perugino, Santa Maria della Misericordia, a dare notizia che l'uomo è ormai clinicamente morte. I traumi si sono così rivelati fatali per M.M., i cui organi, sempre secondo l’agenzia del nosocomio, potrebbero essere autorizzati per l’espianto e la donazione.
Gli ultimi incidenti dell’anno – Quello dell’imprenditore perugino non è purtroppo un caso isolato. Molti gli incidenti e gli infortuni che si sono verificati in questa fine d’anno.
Solo lo scorso 18 dicembre ad Umbertide un operaio cade da 5 metri e si frattura gambe e bacino, o quello accaduto a Cerbara in cui dove un nastro trasportatore ha schiacciato la mano ad un'operaia, a fine Novembre. Stesso tipo di incidente per un operaio di Foligno, ad Ottobre, al quale saranno amputate quattro dita. Non sono ancora noti i dati ufficiali i dati relativi al 2012, mentre sono recentemente stati pubblicati dall’INAIL il numero degli incidenti denunciati in Umbria nel 2011 che sono stati complessivamete 13.343 contro i 14.886 del 2010 (-10.3%). Un numero in netto calo rispetto all’anno precedente, ma con una media di più di 36 al giorno, decisamente ancora troppo alto.
La legge regionale – “Questo ultimo incidente conferma ancora una volta quanto sia indispensabile la prevenzione e impone l’urgenza di approvare il disegno di legge in materia, già preadottato dalla Giunta regionale”. Queste le parole dell’l’assessore regionale alla Sicurezza nei cantieri, Stefano Vinti, auspicandohce il “ddl” che disciplina le norme in materia di prevenzione delle cadute dall’alto venga inserito al più presto all’ordine del giorno del Consiglio regionale, per la sua discussione e approvazione.
“Le cadute dall’alto, secondo le rilevazioni dell’Inail, rappresentano la causa più rilevante di infortunio o di morte, un incidente su tre – ricorda Vinti – Spesso vi sono coinvolti semplici cittadini che si occupano della manutenzione del proprio edificio. Il problema – aggiunge – è da ricondurre alla scarsa informazione e formazione degli operatori e ad una errata valutazione dei rischi da parte di chi ha la responsabilità degli interventi da realizzare in quota”.