Una tentativo di rapina finito in tragedia. Due morti: Sergio Scoscia, picchiato a sangue con un martello, e la madre Maria Raffaelli, il cui cuore cessò di battere prima di quello del figlio a causa dello spavento dopo essere stata legata ed imbavagliata. Ieri, a poco più di un anno di distanza da quella drammatica notte dell’aprile 2012, sono arrivate le sentenze per i 4 criminali accusati di aver commesso l’efferato delitto, che avevano chiesto di essere sottoposti a rito abbreviato.
Crimine brutale – Ndrek Laska e Artan Gjoka sono stati condannati al carcere a vita. Marjana Perdoda, la basista della banda, dovrà scontare 4 anni e otto mesi di reclusione. E’ stato rimandato a giudizio, infine, Alfons Gjergji. Le indagini svolte dalla squadra mobile di Perugia appurarono che il commando prese di mira la villetta di Cenerente, frazione di Perugia, su indicazione proprio della Perdoda, che conosceva Scoscia, sapeva della sua attività di orafo e anche che nell’abitazione c’era una cassaforte con dell’oro. La brutalità nel modus operandi della banda, che appunto legò e imbavagliò madre e figlio cercando di estorcere informazioni sull’ubicazione della cassaforte tramite torture fisiche, scioccò tutta l’Umbria.
I risarcimenti – Laska e Gjoka vennero arrestati in Albania, dove erano fuggiti dopo aver commesso il crimine. Gjergji, invece, fu fermato a Roma. Gjoka e Marjana Perdoda, tra l’altro, erano fidanzati, e a quanto pare progettarono insieme il colpo. Il gip Alberto Avenoso ha comminato le condanne dopo diverse ore di camera di consiglio. Disposto anche un risarcimento di 100mila euro al Comune di Perugia, costituito parte civile nel processo, e una provvisionale di 100mila euro ciascuno per la sorella e il nipote di Sergio Scoscia.