Durante un colloquio con un proprio familiare detenuto nella casa circondariale di Terni gli aveva passato una pallina bianca. Ma l’accaduto non è passato inosservato al personale della polizia penitenziaria in servizio al carcere di Sabbione. Che giovedì, intorno alle 13, ha trovato 21 grammi di cocaina addosso ad un detenuto.
I controlli, già normalmente in essere in merito al contrasto all’introduzione di sostanze stupefacenti all’interno degli istituti penitenziari, sono stati intensificati in questo periodo di festività natalizie. Osservati speciali i colloqui familiari dei detenuti. Che c’era chi, all’interno del carcere, facesse uso di droga era chiaro alla polizia penitenziaria dopo alcuni controlli a campione effettuati sui detenuti, che avevano permesso di accertare, per alcuni, la positività all’uso di sostanze stupefacenti.
Il canale di introduzione prevedeva la collaborazione tra famigliari di detenuti e detenuti assegnati ad attività lavorative. La sostanza, opportunamente avvolta in cellophane e ben confezionata in una “pallina” di nastro bianco, era stata oggetto di passaggio tra un famigliare che aveva appena fruito di un colloquio e il detenuto lavorante operante all’interno del reparto colloqui.
Il personale di polizia penitenziaria quindi, avendo il fondato sospetto che potesse essere introdotta in istituto della droga, ha eseguito una perquisizione accurata nei confronti del detenuto in questione, addosso al quale è stato appunto trovato un piccolo involucro con all’interno lo stupefacente. Sottoposta ad esame dal Gabinetto di Polizia Scientifica, presso la Questura di Terni, la droga risultava quindi corrispondere a cocaina, del peso complessivo di circa 21 grammi, quantità notevole per un luogo come può essere un istituto penitenziario. Sono in corso ulteriori attività investigative di questo Reparto intese ad individuare ulteriori responsabilità.
Il Commissario Capo Fabio Gallo, Comandante del Reparto della Polizia Penitenziaria, si complimenta con il personale dell’istituto che, nonostante i considerevoli carichi di lavoro, riesce ad essere efficace nel contrasto a tale fenomeno che rappresenta un vulnus in tutti i penitenziari italiani.