Altro che autunno caldo, per dirla come son soliti i sindacati. A Spoleto la crisi del lavoro sta rendendo l’estate a dir poco rovente. Con la politica impegnata a pensare ai propri interessi, anziché seguire i potenziali pericoli che rischiano di correre le aziende del comprensorio. Così sui banchi del consiglio comunale si litiga per qualche posticino da regalare ai nervosi socialisti, le cui richieste sembrano meritare dalla maggioranza (Partito democratico in testa) maggiore attenzione di quelle dei lavoratori. Perché finora nessuno ha posto all’ordine del giorno due vicende, esplose nelle ultime ore e che rischiano di trasformarsi in un vero dramma: Ims e Nuova Panetto & Petrelli.
Cassa integrazione – salta così fuori che il vertice di Castiglioni, gruppo che controlla la Ims (ex Pozzi), ha convocato per domattina a Perugia, presso la sede di Confindustria, una riunione con le parti sindacali. Oggetto dell’incontro, a quanto risulta a TO®, una non meglio specificata verifica dei “carichi di lavoro”. Una dicitura che, secondo i bene informati, nasconderebbe la necessità di procedere alla cassa integrazione di una quarantina di operai (ma c’è chi parla anche di 60). “Non ne sappiamo di più – dice il segretario regionale Fim Cisl Adolfo Pierotti – ma è evidente che dietro questa dicitura si nasconde una richiesta della cig. Alla quale ci opporremo con tutte le forze, ci sono soluzioni alternative che possono evitare questa manovra, magari interrompendo un giorno a settimana la produzione. Vedremo domani quale sarà la migliore”. Il sindacato dunque punta a spalmare su tutti l’eventuale richiesta della proprietà evitando così che siano “pochi” a pagarne totalmente il prezzo.
L’offerta per NPP – intanto un altro scenario, non meno critico, si va realizzando lungo viale Martiri della resistenza, dove ha sede la Nuova Panetto & Petrelli, storica azienda poligrafica finita nel vortice dopo il fallimento della Team2000 di Mauro Angeletti che ne deteneva l’80,7% delle quote. Finite all’asta, andata deserta nei primi 3 seggi. Si replicherà il prossimo 22 settembre con un prezzo base decurtato di un ulteriore 25%: a quella data l’azienda (o meglio il capitale azionario già di Angeletti) varrà 750mila euro. L’equivalente, euro più, euro meno, di due appartamenti. Ma su questo fronte si registra l’interessamento di una cordata di ben otto imprenditori (1 di Foligno, 1 di Spoleto, 6 di Roma) disposti a ‘risolvere’ la questione offrendo 800mila euro, 50mila in più del prossimo prezzo base. La trattativa, condotta per il consorzio dalla società folignate, è affidata alla commercialista Patrizia Galli che nei giorni scorsi ha formalizzato l’offerta non al curatore fallimentare ma al presidente del Cda, come testimonia il documento inviato dalla stessa a TO® (vds. foto). Forse il presidente, il dottor Piersantini, ha ricevuto la delega del curatore fallimentare di tastare il polso agli altri soci (il 19.3% delle restanti azioni è nelle mani di Sviluppumbria, Gruppo Novelli, Scs e FinCoricelli). “La scorsa settimana abbiamo effettuato un sopralluogo – dice la Galli –, il Cda conosce il nostro interesse già dallo scorso 15 luglio ma ad oggi non abbiamo ricevuto alcun cenno di riscontro. Né ci è stata data la possibilità di visionare il bilancio provvisorio al 30 giugno.”. La commercialista smentisce categoricamente che fra le 8 aziende ce ne siano alcune interessate a speculazioni edilizie sull’area: “Il gruppo che rappresento intende mantenere i livelli occupazionali raddoppiando i ricavi; il Piano industriale prevede la delocalizzazione ma al momento nessun tipo di intervento sulla struttura di via Martiri della resistenza”. Questa almeno la posizione della Galli che non ha in alcun modo voluto svelare l’identità delle società, neanche della capogruppo folignate. “Il nostro piano prevede il raddoppio del fatturato, ovvero 8 milioni di euro, già alla fine del primo anno” conclude.
I dubbi – che il (misterioso) gruppo rappresentato dalla Galli sia interessato alla Nuova Panetto e Petrelli è noto da svariate settimane ma resta difficile comprendere perché abbia atteso tanto per farsi concretamente sotto. Rimandando solo a qualche giorno fa il sopralluogo alla azienda spoletina. Il raddoppio del fatturato in appena un anno avrebbe forse giustificato di partecipare già all’ultimo seggio d’asta (base a 1 milione€), perché il maggior esborso sarebbe stato velocemente ammortizzato. A questo si aggiunga che nessuna delle otto aziende si è voluta presentare alle istituzioni locali, in primis al Comune, delegando sempre la commercialista: una mossa inconsueta da parte di chiunque vada ‘a casa d’altri’, ovvero abbia intenzione di avviare o proseguire una attività in una città diversa dalla propria. Né potrà essere d’intralcio alla trattativa conoscere il bilancio provvisorio dell’ultimo semestre. Dubbi che potranno essere sciolti solo nei prossimi giorni. Al più il prossimo 22 settembre quando si terrà il quarto seggio d’asta. Superata senza esito quella data non è escluso che il Cda possa anche decidere di portare i libri contabili in Tribunale.
(Carlo Ceraso)
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