Insegnante a tempo pieno ma anche professionista nel tempo libero, senza però essere autorizzato a farlo: è per questo che un insegnante dell’istituto d’arte di Spoleto è stato condannato dalla Corte dei conti a pagare 3.500 euro per l’attività libero professionale svolta nel 2009 e 2010.
Il professore era stato citato dalla Procura regionale della Corte dei conti che chiedeva una sua condanna al pagamento di 4.000 euro, cifra “pari a quanto dal medesimo percepito per attività extrascolastiche nel 2009 e nel 2010, in carenza della relativa autorizzazione, ex art. 53 del d.lgs. n. 165/2001”. L’insegnante, infatti, sarebbe stato autorizzato a svolgere attività autonoma occasionale nel settore artistico soltanto dall’ottobre del 2013.
Ai magistrati il professore ha dimostrato, si evince dalla sentenza, di aver ottenuto la prescritta autorizzazione all’espletamento delle attività dedotte in giudizio per i soli anni 2011-2013, rispetto a quelli oggetto di contestazione (2009-2013), “così che l’indicata misura sanzionatoria va applicata ai soli compensi nel 2009 e nel 2010, come correttamente evidenziato dalla Procura Regionale, sussistendo anche il requisito della colpa grave se non del dolo, in rapporto alla chiara indicazione normativa del dovere violato, che il predetto aveva l’onere di conoscere, per il corretto espletamento delle proprie attività lavorative”.
Per questo, insomma, il docente spoletino è stato condannato al pagamento di 3.500 euro, più le spese, pari a 266,78 euro.