Completare la strada statale 685 delle Tre Valli: quello su cui da decenni si battono gli abitanti e i rappresentanti istituzionali di Spoleto ora è finalmente di vitale importanza, per lo meno a parole, anche per la Regione Umbria. Lo ha detto la governatrice Catiuscia Marini durante il primo incontro – mercoledì pomeriggio – del ricco cartellone di Panorama d’Italia. A Spoleto, stimolata dal direttore di Panorama Giorgio Mulè, la presidente della Giunta regionale ha analizzato la situazione dell’Umbria nel post sisma. Affrontando anche la delicata questione della ricostruzione e del modello umbro post 1997, superato da una gestione commissariale su quattro regioni. Ma andiamo con ordine.
Taglio del nastro per Panorama d’Italia
Ad aprire il pomeriggio è stata l’inaugurazione della tappa umbra di Panorama d’Italia, in piazza della Libertà, alla presenza dei sindaci di Spoleto, Norcia, Scheggino e Montefalco, rispettivamente Fabrizio Cardarelli, Nicola Alemanno, Paola Agabiti e Donatella Tesei, oltre ovviamente alla presidente Marini. “In questi giorni abbiamo problemi seri: stiamo ricevendo prenotazioni ben oltre il numero dei posti disponibili per gli eventi, tanto che il sindaco di Montefalco si è dovuta attrezzare con un maxischermo in piazza. Anche da Roma stiamo ricevendo un’enorme richiesta. E’ la cosa più bella che ci potesse succedere”: così Giorgio Mulè ha esordito presentando l’avvio delle iniziative che fino a domenica toccheranno il cuore dell’Umbria. “Sono problemi che vorremmo avere tutti i giorni – gli ha replicato il primo cittadino di Norcia, Alemanno – per cui grazie Panorama, è esattamente di tutto questo che il nostro territorio ha bisogno per rilanciarsi”. “Attraverso questa bellissima e significativa iniziativa possiamo far conoscere i nostri borghi, la nostra storia, le nostre eccellenze agroalimentari” ha detto invece il sindaco di Scheggino, Paola Agabiti. “In questo momento – ha commentato Fabrizio Cardarelli – sarebbe stato più facile organizzare questa iniziativa in territori più semplici, invece Panorama ha fatto una grande scommessa, quella di stare vicino a questi territori che hanno particolarmente bisogno di essere aiutati e far passare una comunicazione diversa, spiegando che queste città sono capaci di accogliere i turisti”. Ringraziamenti a cui si è associata anche Donatella Tesei: “Io sono ottimista di natura, credo che questa visibilità sia fondamentale”.
L’Umbria allo specchio, il sondaggio realizzato da Mondadori
Ad entrare nel vivo del programma di Panorama d’Italia ci ha pensato subito dopo l’incontro alla Rocca Albornoziana, con la presentazione, da parte di Pamela Saiu, della ricerca “Umbria, una regione allo specchio” realizzata da Inthera, la società di content e data marketing del gruppo Mondadori. “Si è trattato di un test emozionale sulla regione, che ha mostrato che il concetto di Umbria per gli umbri si divide in due” ha spiegato la ricercatrice. E così se un 55% della popolazione è positivo, il restante 45% è più depresso. Ma il 68% degli intervistati è soddisfatto del luogo in cui vive. “Gli umbri sono legati alla famiglia, persone concrete, che tendono ad affrontare i problemi, anche se sognatori. Sono tutto fuorché rassegnati”. Una ricerca ancor più significativa perché realizzata circa tre mesi fa, quindi subito dopo il sisma. Tra i dati emersi dalla ricerca, il fatto che il 49% degli umbri pensa di poter fare molto, nei prossimi tempi, per migliorare la propria qualità di vita (+5% rispetto alla media nazionale). Il 35% del campione pensa che tra 5 anni la sua vita sarà migliore di come è adesso (+6% rispetto all’Italia e +9% rispetto alla Lombardia) e l’8% ritiene che anche in Italia nei prossimi mesi le cose andranno complessivamente meglio (una percentuale del 2% superiore alla media italiana e del +3% alla pur ottimista Lombardia). Gli umbri risultano dall’indagine come attenti alla spiritualità, ai new media, desiderosi di vivere da protagonisti, in modalità multitasking, essendo appassionati di tecnologia; si interessano di politica, amano auto e moto e apprezzano lo sport. Amanti del buon cibo, non rinunciano ad andare in ristoranti e locali, sono caratterizzati da una elevata apertura mentale e da una spiccata curiosità e quindi, al 69%, non sono spaventati dalle novità (+6% rispetto alla media nazionale) né dalla tecnologia, anzi il 21% è in particolare molto affascinato dalle case attrezzate con la domotica, in cui tutto è automatizzato (+5% rispetto alla media nazionale).
Sul modello post sisma 1997 Marini frena: le cose sono diverse
“Ho guardato con positiva sorpresa alcuni dati” è stato il commento della presidente della Regione Catiuscia Marini. “Il dato sulla fiducia nel futuro è molto interessante, trasmette il senso di concretezza e di reazione dei cittadini e di consapevolezza che in una determinata maniera ce la si può fare. Di fronte a criticità e difficoltà, siamo in presenza di cittadini che si proiettano non con un atteggiamento depressivo, ma di reazione”. Ma attenzione a fare una lettura omogenea della situazione, l’Umbria sembra più una regione a due marce. “Ci sono zone – ha osservato Marini – dove ci sono criticità ed altre no, c’è una differenza non territoriale ma settoriale, con una differenziazione marcata nelle dinamiche interne che ha portato alcune imprese a non farcela ed altre ad una grande crescita. Gli umbri però non sono abituati ad aspettare che calino le cose dal cielo. Sul sisma abbiamo dimostrato che la prima reazione è stata quella di rimboccarsi le maniche”.
E non è un caso che anche nel dopo terremoto del 1997 il modello umbro è stato vincente e viene ancora oggi portato da esempio. Ma non è stato adottato nell’attuale post sisma. “Se si fosse dato più potere alla Regione forse non sarebbe andata meglio?” è stata la domanda sibillina del direttore Mulè. Quello che in tanti contestano e chiedono. Catiuscia Marini è però rimasta tutta d’un pezzo: “E’ difficile dirlo – ha spiegato – questo è stato un terremoto diverso, in una zona poco popolata, ma estesa territorialmente e sviluppata in 4 regioni. Immaginiamo cosa sarebbe accaduto se non ci fosse stata una gestione unitaria dell’emergenza ma frammentata”. La governatrice ha anche ricordato la differenza che c’è stata in Umbria nelle settimane dopo il 24 agosto e dopo invece il 30 ottobre: prima il sistema nazionale di protezione civile non è stato attivato, “abbiamo avuto la percezione che in fondo avremmo potuto gestire le cose da soli. Ma dopo il 30 ottobre lo scenario si è rovesciato”. Diversa però la questione della ricostruzione, che “può avvenire solo con il protagonismo dei Comuni, non può venire dall’alto: questa è l’esperienza del ’97 dell’Umbria. Siamo in una fase che ha preso adesso avvio, con il quadro normativo e finanziario appena definito. Ma gli attori devono essere i sindaci ed i cittadini”. Come le zone dove sono presenti faglie attive, “dove servirà una parziale delocalizzazione, si potrà fare solo con un patto e la condivisione con la comunità. La fase della ricostruzione – ha aggiunto – deve prevedere meno centralità e più autonomia. Ma nella esperienza è difficile paragonare a distanza di anni i modelli, anche nell’Umbria che ha funzionato. Noi abbiamo fatto tesoro dell’esperienza del 1997. Ogni modello storico ha un suo modello di ricostruzione, questo sarà a se stante”.
Ora si punta su Tre Valli e Alta Velocità
L’Umbria, però, non è ferma, non si è mai fermata. E se solo una piccola parte della regione è stata oggetto di crolli, la gran parte è in piedi e conferma le sue iniziative, gli appuntamenti culturali come Festival dei Due Mondi e Umbria Jazz alle porte e Festival delle Nazioni di Città di Castello. “Tutto il territorio, tutta la Valnerina oggi è interamente accessibile, eccetto Castelluccio di Norcia che speriamo di rendere tale tra fine giugno e inizio luglio”.
Rimane però aperta la partita sul sistema infrastrutturale, ha osservato la presidente Marini: “Accanto alla riapertura delle strade danneggiate, è importante che il Governo abbia chiesto a noi Regioni di immaginare anche alcune infrastrutture strategiche per il futuro. Nel 1997, dopo il terremoto, si pensò la Quadrilatero; oggi questo territorio ci apre un tema, che è quello della Tre Valli. Se le scosse invece che ad agosto ed ottobre fossero state in pieno inverno, avremmo avuto difficoltà anche a garantire i soccorsi: abbiamo usato delle strade alternative alle statali dove i mezzi si sono anche incastrati”. E se nel post ’97 è stato affrontato il tema dell’Appennino più a nord, “credo che questa volta c’è da affrontare il tema del collegamento dei due mari, che è il vero tema irrisolto di questa regione”.
Non solo strade però: con Fs si sta affrontando anche la questione dell’alta velocità e del trasporto ferroviario, con l’Umbria distante almeno un’ora e mezzo di treno da Roma e Firenze e dalle direttrici nazionali.