A una settimana dalla data (il 18 settembre) indicata nel Calendario venatorio per l’avvio della stagione di caccia, in Umbria non si conoscono ancora tempi e modalità con le quali si potrà imbracciare il fucile, alla luce dei pronunciamenti del Tar sul ricorso presentato dalle associazioni ambientaliste e sulle istanze in opposizione di Regione, Federcaccia e Libera Caccia.
Per avere certezze, infatti, bisognerà attendere le giornate di lunedì 12 e martedì 20 settembre.
Lunedì è infatti fissato un incontro in Regione tra l’assessor Morroni, i tecnici dell’Ente e i rappresentanti delle associazioni venatorie. A cui l’assessore ha chiesto proposte sugli eventuali aggiustamenti al Calendario venatorio, alla luce appunto dei pronunciamenti del Tar e delle altre udienze in programma, il 20 settembre e il 4 agosto.
In assenza di un nuovo atto da parte della Regione, infatti, dal 18 settembre si potrebbe andare a caccia, ma solo per le specie colombaccio, gazza, cornacchia grigia, pernice rossa, lepre, coniglio selvatico, volpe. Il pronunciamento del presidente del Tar blocca infatti in via cautelativa, secondo l’istanza presentata dagli ambientalisti, sospende infatti la caccia alle specie quaglia, beccaccia, alzavola, marzaiola, germano reale, beccaccino, canapiglia, codone, fischione, folaga, frullino, gallinella d’acqua, mestolone, porciglione, tordo bottaccio, tordo sassello, cesena, fagiano e starna, nonché per la piccola selvaggina.
Stop che resterà in vigore almeno fino al 20 settembre, quando, sulla base del controricorso presentato da Federcaccia e Regione, si discuterà nel merito la sospensiva accordata agli ambientalisti. Anche se l’Avvocatura regionale si è riservata di reiterare l’istanza di revoca della sospensiva.
Il 4 ottobre si discuterà poi nel merito il ricorso presentato dagli ambientalisti, che a quel punto riguarderà la data di chiusura della caccia per alcune specie, secondo quanto previsto nel Calendario venatorio.
Diversi gli scenari possibili. E tutti che, comunque, finiranno di scontentare qualcuno.
Se non si interviene, dal 18 settembre (per almeno 3 giorni) tutti i cacciatori potranno andare a caccia di colombacci e lepri. Con disappunto di chi predilige questa forma di caccia.
L’alternativa è quella di rinviare l’apertura generale della stagione venatoria in Umbria al 21 settembre, confidando però in un pronunciamento del Tar, il giorno prima, favorevole a Regione e cacciatori. E’ la scelta che, al momento, sembra convincere di più le associazioni venatorie, anche se non c’è al momento unità di intenti. Un simile provvedimento, comunque, scontenterebbe quanti si troverebbero a lamentare comunque la perdita di tre giorni di caccia.
A quel punto, comunque, la possibilità di sparare alle specie oggi “protette” dal Tar sarebbe legata all’esito del ricorso, almeno fino al 4 ottobre o a un nuovo pronunciamento in caso di ulteriore istanza al Tribunale amministrativo. E qualcuno propone dunque di attendere l’esito del 20 per riscrivere il Calendario venatorio.
Oppure si ipotizza una modifica che preveda il via libera per le specie in questione al 1° ottobre, secondo il parere dell’Ispra che, pur non vincolante, viene richiamato nel ricorso degli ambientalisti e nell’istanza sospensiva accolta dal presidente del Tar
La Regione chiede una soluzione condivisa. “Volontà dell’Assessorato – si legge in una nota dell’Ente – è addivenire a variazioni che si riterranno opportune e necessarie con il consenso unanime di tutte le associazioni. Così come è stato – si sottolinea – per la definizione del Calendario venatorio che si ricorda essere stato approvato dalla Giunta regionale con il consenso unanime di tutte le associazioni venatorie e con il parere favorevole della Terza Commissione dell’Assemblea legislativa”.
Insomma, Morroni non ci sta ad essere additato come principale responsabile del caos che si è venuto a creare. D’altra parte le associazioni venatorie, che stanno ricevendo differenti sollecitazioni dai propri iscritti a seconda delle aspettative e delle modalità di caccia praticata da ciascuno di loro, si trovano nella difficile posizione di dover fare comunque proposte che scontenteranno qualcuno. E sulle quali il fronte dei cacciatori potrebbe non trovare l’unanimità.