Una triste storia di droga: a farne le spese, vittima del giro di spaccio, una giovane donna umbra di 22 anni, utilizzata come corriere. La ragazza è stata infatti trovata in possesso di 130 grammi di droga, tra eroina e cocaina, divisa in ovuli, nascosta nel suo canale vaginale e all’interno dell’ampolla rettale. Una storia che lascia ancora più sconvolti di fronte al fatto che la giovane è incinta di sette mesi e mezzo, e che, nonostante il rischio per il feto, avesse deciso di aiutare nel traffico internazionale di stupefacenti il marito, maghrebino di 36 anni. Un codice d’onore umano infranto per il più bieco degli scopi.
La vicenda – L’indagine è stata portata a termine dalla Squadra Mobile di Perugia, coordinata dal dottor Marco Chiacchiera. La droga era destinata al mercato perugino, principalmente per la zona della stazione Fontivegge, e avrebbe fruttato anche 45mila euro una volta venduta. L’arresto della giovane, ora ai domiciliari e anche lei consumatrice di droga, è avvenuto lo scorso 28 agosto: atterrata in un aeroporto del centro Italia, per più di un’ora ha atteso l’arrivo dei suoi complici, appunto il marito e il “gancio” che avrebbe poi materialmente spacciato la droga. Le volanti della polizia hanno poi iniziato il pedinamento: a quel punto la fuga. L’auto, una Peugeot 206, è stata intercettata a Ellera di Corciano: al suo interno anche una bimba di due anni e mezzo, figlia della giovane umbra e del marito. Una volta fermata, la donna ha deciso di espellere immediatamente gli ovuli, contenenti un principio attivo importante, con cocaina al 62% e eroina al 50%, fatto che fa dedurre che si sarebbero ricavate molte dosi.
L’escamotage – Il fatto che la giovane fosse incinta fa ipotizzare come stia in parte evolvendo il traffico internazionale di droga: è ipotizzabile infatti che gli spacciatori abbiano approfittato dello stato interessante della giovane. Difficile infatti che gli inquirenti l’avrebbero sottoposta ai raggi x, o che potesse essere oggetto di indagine, proprio perché incinta. Stupefacente il fatto che la donna non avesse espulso gli ovuli prima di che la polizia fermasse l’auto, probabilmente proprio per non mettere nei guai i suoi “Caronte”.
L’arresto – Nonostante la giovane sia tuttora poco collaborativa con gli inquirenti, l’altro ieri si è poi giunti alla svolta: sono infatti stati arrestati, su richiesta della Dott.ssa Avila, a seguito di intercettazioni telefoniche, il marito della giovane e il complice. Il primo è ora a Capanne. Il contatto era invece riparato a Parma, da una parente proprietaria di una pizzeria, dove quindi è stato poi detenuto a Parma.
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