Don Vito, monta la protesta a Spoleto – Fedeli pensano a comitato – Il Vescovo stravolge ancora lo scacchiere diocesano - Tuttoggi.info

Don Vito, monta la protesta a Spoleto – Fedeli pensano a comitato – Il Vescovo stravolge ancora lo scacchiere diocesano

Redazione

Don Vito, monta la protesta a Spoleto – Fedeli pensano a comitato – Il Vescovo stravolge ancora lo scacchiere diocesano

Gio, 30/08/2012 - 02:00

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Carlo Ceraso
Chissà cosa avrà pensato in cuor suo monsignor Renato Boccardo quando gli operai del Governatorato – era l’Anno di grazia 2009 – firmarono l’appello a Benedetto XVI affinché il loro Segretario generale rimanesse a svolgere il suo incarico e non venisse trasferito a guidare la diocesi di Spoleto-Norcia. Forse avrà sperato che quella lettera potesse aprire una breccia nel cuore del Santo Padre, e ancor più in quello del cardinale Tarcisio Bertone, e farli così recedere dalla decisione presa dopo il ‘buco’ di svariati milioni di euro registrato dalla struttura considerata l’erede dello Stato Pontificio (il governatorato si occupa di edifici, territorio, poste, francobolli, energia, approvvigionamenti, musei vaticani, etc.). Forse. E’ la stessa speranza che da domenica scorsa coltivano i fedeli della parrocchia di San Nicolò “costretti” a perdere il loro parroco, don Vito Stramaccia, trasferito dall’arcivescovo in quel di Montefalco. Un colpo durissimo per la parrocchia, ma più in generale per tutta la comunità, visto che don Vito è direttore della Caritas, dunque responsabile di varie strutture quali la Fattoria della Misericordia di Eggi e l'Oami di Baiano, punto di riferimento per i servizi sociali e spesso per le stesse forze dell’ordine. Se c'è un clochard da aiutare si chiama don Vito, un disperato da soccorrere pure, un povero da aiutare idem. A vederlo all’opera ti vien da dubitare che la giornata sia fatta di solo 24 ore. Se la speranza si tramuterà in una bella notizia lo sapranno solo questa mattina (giovedì) dopo l’incontro che il prelato ha concesso ad una delegazione di parrocchiani.
Il trasferimento – a farlo sapere ai fedeli è stato lo stesso parroco nel corso della Messa di domenica scorsa delle 11, anche se le voci erano già uscite dal palazzo e i più già temevano di sapere con quale annuncio si sarebbe concluso il rito religioso. “Vi prego di rimanere sereni e di non fare nulla” ha detto commosso fino alle lacrime “ora vado a comunicarlo a mia madre…ci sarà un momento in cui parleremo”. Poi è entrato in sacrestia ed è subito partito alla volta di Macerino, il suo paese natale.
Le reazioni – il ‘popolo’ di don Vito però si è spaccato in due, fra quelli intenzionati ad “obbedir tacendo, così da non dare neanche soddisfazione al vescovo” e quelli pronti a dar battaglia, considerando la decisione “assurda e priva di senso logico”. I primi hanno scritto una lettera pacata ma dai contenuti forti (vedi sotto). I secondi, di cui fanno parte anche i tanti giovani che animano la parrocchia tra cui quelli della dinamica associazione Bisse, si sono scatenati su Facebook e si dicono pronti a formare un Comitato cittadino. Alcuni dei genitori dei 14 bambini che il prossimo 16 settembre riceveranno la Cresima hanno persino minacciato di non mandare più i propri figli. Insomma il caos. Sul popolare social network c’è chi non ci va leggero e spara a zero contro l’arcivescovo con messaggi netti e chi richiama il suo recente passato romano (non bastasse la pubblicazione sui giornali delle lettere-denuncia di monsignor Viganò, successore alla segreteria del governatorato, che scriveva al Papa di aver trovato una situazione di “corruzione e prevaricazione da tempo radicate”; accusa tenuamente confutata dalla Santa Sede). C’è chi sta facendo appello anche alle istituzioni. Se il sindaco sembra defilarsi dalla partita, rispettoso forse del motto cavouriano “libera Chiesa in libero Stato” (c'è poi da verificare se la Chiesa considera sempre “libero lo Stato” e anche….il Comune), il vicesindaco Stefano Lisci, di fede socialista, incontrerà a ore il gruppo di cittadini disposto a riunirsi in Comitato.
La confusione – a guardare i movimenti fatti negli ultimi due anni sembra che Sua Eccellenza trasferisca i preti della Diocesi con la stessa facilità con cui si spostano i carri armati a Risiko. Sia chiaro, per il diritto canonico ha tutta la facoltà di rimuovere i parroci dopo 9 anni di servizio nella stessa sede. E Don Vito a San Nicolò ha già fatto tre lustri. Ma a guardare lo scacchiere continuamente stravolto da Boccardo, c’è da chiedersi come mai don Stramaccia venga spostato proprio ora. O almeno questo si chiedono gli abitanti ma anche pezzi di istituzioni, civili e religiose. Stramaccia andrà a sostituire don Dino Pallucco, chiamato a Montefalco solo due anni fa da Boccardo per sostituire don Alessandro Lucentini (approdato al Sacro Cuore) e don Claudio Vergini (a San Sabino). Sarebbe bastato mantenere nella città del sagrantino uno dei due e non ci sarebbe stato problema. Dalla curia dicono che l’incarico anche di presidente dell’istituto diocesano per il sostentamento del clero non consente a don Pallucco di svolgere al meglio i due ruoli; i maligni invece ipotizzano che il prete 60enne sia stanco di fare il pendolare e avrebbe così chiesto e ottenuto la chiesa di Beroide, più vicina alla sua abitazione. Ma non è l’unico caso. Da Cesi, siamo nel 2010, fu richiamato don Davide per guidare la Pastorale Giovanile salvo trasferirlo, pochi mesi fa, ad Arrone (bloccando in pratica la Pastorale). “E’ stato stravolto il Sinodo del 2000” dice un parrocchiano “sfasciato il lavoro fatto da monsignor Fontana in 10 anni e che tanti buoni risultati aveva dato, specie fra i ragazzi”. E chi sostituirà don Vito? Don Nelson Abraam, vicario di San Giovanni di Baiano da neanche due anni. Ovvio. Insomma per i 140 sacerdoti dei 25 comuni che ricadono nella diocesi di Spoleto-Norcia sembra che la parola d'ordine sia una sola: tenere la valigia pronta.
Il ripensamento – non si ricorda, a memoria d’uomo, che le gerarchie ecclesiastiche siano mai tornate indietro su decisioni rese per di più pubbliche. Un precedente però c’è e risale a marzo scorso quando monsignor Boccardo, che aveva deciso il trasferimento di don Mauro da Polino (dove, guarda caso, era arrivato neanche due anni prima) a Monte Martano per sostituire padre Evaristo, aveva annullato il provvedimento. Un ripensamento all’ultimo minuto, se si pensa che i fedeli del paese del ternano avevano già prenotato il bus, era stata ordinata la cena di commiato e don Evaristo aveva passato in rassegna tutte le famiglie per salutarle per la meritata pensione. In chiesa fu letta una lettera che annunciava il “rifiuto” di don Mauro; ma da Perugia, dove presta ora il sacerdozio, sono in tanti pronti a giurare che quell’ordine di trasferimento a Monte Martano non lo aveva rifiutato affatto.
La nuova Chiesa – sono ore amare per i parrocchiani di San Nicolò. La partenza di don Vito rappresenta in questo momento anche la fine del sogno di costruire la nuova Chiesa. Quella per cui don Vito ha acquistato un terreno poco distante dall'attuale struttura religiosa dove dovrebbe sorgere la nuova Chiesa. Un edifico polifunzionale, in grado di realizzare meglio i tanti progetti portati avanti quotidianamente. E per il quale i parrocchiani da anni si ‘tassano’ per far fronte al mutuo che don Stramaccia ha acceso per l’acquisto della terra (circa 300mila euro). Il progetto esecutivo è già stato approvato, la prima pietra fu posta simbolicamente anni fa, non si aspettava altro che l’arrivo dei fondi dell’8 per mille necessari alla edificazione. Anche in Curia si respira un'aria di tensione e si registra un nuovo calo di popolarità dell'arcivescovo. Un affetto che nel tempo sembra scemare di pari passo con le decisioni assunte: dallo spostamento dei sacerdoti al trasloco della Caritas dalla Curia alla più 'nascosta' piazzetta dietro il Chiostro di San Nicolò, all'installazione di cancellate in Curia, per finire con alcuni servizi, prestati prima da ditte spoletine, e portati fuori regione, a Roma per la precisione.
Caritas, neodirettore – il trasferimento di don Vito segnerà a breve giro di posta anche le conseguenti dimissioni da direttore della Caritas. Per questo incarico, stando a quanto Tuttoggi.info può anticipare, monsignor Boccardo ha in mente la figura dell’avvocato Giorgio Pallucco, attuale vicedirettore Caritas. Un giovane laico ma dalla grande esperienza giuridica e organizzativa nel settore sociale.

La lettera – ecco di seguito la lettera firmata da alcuni parrocchiani e recapitata a Tuttoggi.info questa sera: “Che cos'è la parrocchia di San Nicolò? Ciò che dovrebbe essere ogni parrocchia: la casa di tutti. Ma ciò si comprende solo se ci vivi dentro, se assapori l'emozione di farne parte. Solo dopo aver conosciuto questa realtà veramente farai tuoi i concetti di carità, solidarietà, condivisione, amore per te stesso e per gli altri, che alla fine sono i principi da cui è partito tutto, quando Gesù ha lasciato ai propri discepoli il suo testamento, la sua “imago vitae” come direbbe qualcuno, “amatevi gli uni e gli altri come io ho amato voi“.
Allora dove sta l'eccezionalità? Nel fatto che a San Nicolò tutto ciò avviene naturalmente e le piccole e grandi difficoltà si affrontano sempre con il sorriso.
Non sappiamo a quanti di voi sia mai capitato di entrare nei locali della nostra parrocchia in certi pomeriggi particolari; lo spettacolo che si presenta è a dir poco
affascinante: bambini che giocano, ragazzi che cantano o suonano, donne che ricamano, uomini che da un semplice pezzo di legno o di metallo ricavano un utensile che potrebbe servirci magari domani. E a coronare il tutto all'improvviso l'inconfondibile fragranza di pizza appena sfornata perché qualcuno ha preparato la merenda per tutti. Non c'è bisogno di conoscere il nome di ognuna di queste persone: siamo di San Nicolò e questo basta, uno aiuta l'altro ed ognuno impara dall'altro. A questo punto però molti di quelli che hanno un concetto molto limitato della Chiesa potrebbero chiedere: “m
a qui quando si prega?”. Sempre! Perché anche questo è pregare, anzi è la personificazione della preghiera, perché ogni volta che bussi, ogni volta che ti affacci qualsiasi sia la tua etnia ci sarà sempre qualcuno che cercherà di risolvere il tuo problema, tanto che tornerai a casa con in mano ciò di cui avevi bisogno (avere una semplice parola di conforto o la freschezza di un bagno ristoratore) e nel cuore un dolce ricordo. Se poi entri in chiesa, soprattutto in occasione della messa domenicale, dove la preghiera diventa ufficiale, lo spettacolo, se fosse possibile dirlo, si fa sublime perché vedi una grande famiglia composta di tanti nonni, di tanti genitori, di tanti bambini che si danno la mano (perché noi non abbiamo paura di darci la mano) e cantano e pregano tutti insieme sempre con il sorriso in bocca. Certo, qualche volta si sentono anche vagiti di neonato o la nota stonata di qualcuno che non è proprio nato per la musica o si vedono i più piccoli della parrocchia che con passi indecisi esplorano gli angoli più impervi, ma che fa… siamo o non siamo una grande famiglia? Vicino all'altare spesso sostano passeggini o carrozzine, molti dei nostri bambini hanno mosso i primi passi tra i banchi che odorano di cera (perché qualcuno li ha puliti) e si sono lasciati andare con fiducia sapendo che c'erano sempre delle braccia pronte a sostenerli semmai ne avessero avuto bisogno.
Allora, per rispondere alla domanda iniziale, tutto ciò che abbiamo descritto è la parrocchia di San Nicolò, che è diventata tale con il tempo, anche dopo tanti errori, grazie all'impegno di tutti, ma soprattutto all'esempio e agli insegnamenti di un buon maestro come il nostro don Vito, che noi non tradiremo mai. Certo, domenica 26 agosto, durante la messa delle 11, quando anche i meno informati respiravano un'aria a dir poco strana, è arrivata come una doccia gelata quella comunicazione giunta dagli uffici del palazzo troppo lontano dalla gente e dalle nostre passioni, e che certamente non si può chiamare lettera, data la sua freddezza e la assenza totale di sentimento, e che don Vito, come il buon padre di questa nostra comunità, ha letto con voce commossa perché doveva informarci lui di ciò che stava succedendo, prima che qualcun altro lo avesse fatto al posto suo. Lì per lì ci si è fermato il respiro e ci si è gelato il sangue. Non potevamo credere a quelle parole che pesavano come macigni; lì poi non c'erano gli interlocutori giusti che avrebbero potuto darci una risposta plausibile, oppure sì: il tutto sta proprio nel significato degli insegnamenti ricevuti. Il nostro punto di riferimento, il nostro buon maestro, ci ha sempre parlato di condivisione ed altruismo e nelle sue omelie ci ha sempre ricordato l'amore verso chi ha più bisogno perché noi ne siamo già ricchi, ma nessuno creda che tutto ciò che è stato costruito possa crollare miseramente come un fatuo castello di sabbia, perché tutti noi non lo permetteremo, perché sarebbe fuori dalla logica che si respira a San Nicolò. Un buon maestro è per sempre e noi siamo dei bravi discepoli che lo terranno per sempre nei loro cuori e si daranno sempre da fare per conservare i suoi insegnamenti e per cercare di attuare con il massimo impegno tutti quei progetti che il tempo non ci ha ancora permesso di realizzare
“.

© Riproduzione riservata

Aggiornato alle 23.58

(Foto tratta da Dagospia.it)

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