Carlo Vantaggioli
Alla fine non si sa per certo se la presenza della fiction “Don Matteo” a Spoleto sia veramente “un miracolo che ha unito”. Anzi la polemica monta soprattutto dopo la prima puntata andata in onda in prima assoluta ieri sera (9 gennaio ndr.), scatenando una tempesta di discussioni sui social network come Facebook, dove il partito del “mi piace” si equivale quasi a quello del “non mi è piaciuta per niente”.
Lo spot – Innegabile e soprattutto tangibile il valore dello spot per la regione Umbria nel suo complesso e per la città di Spoleto che da quest’anno ospita le avventure del prete-investigatore. Scorci della città girati con un occhio attento alla fotografia e alla luce, ma anche angoli in esterno della Valnerina e dettagli di monumenti cittadini che visti con l’occhio della macchina da presa diventano persino più interessanti della realtà. Uno per tutti l’interno della Chiesa di Sant’Eufemia presso il Vescovato che dalla prima puntata diventa la nuova parrocchia di Don Matteo. Luce e fotografia sapiente della regia, ne danno un fermo immagine che affascina e sembra trasportare per un attimo anche la fiction, indietro nel tempo all’età della sua edificazione nel XII° secolo. Ed il parere, si direbbe positivo, del popolo televisivo e locale sembra proprio essere quello di chi ha scoperto per la prima volta il fascino magnetico della propria città. Ecco dunque come devono vederci anche gli altri, i turisti e tutti coloro che per vari motivi passano da qui.
La fiction – Ma se tutto fosse relegato alla sola capacità tecnica di girare belle immagini tanto valeva fare un documentario. Quello che in realtà lascia pensare, per certi versi, è il calo di interesse e una certa ripetitività e pochezza di novità nella costruzione della fiction stessa, che rischia in questo aspetto di trascinarsi dietro anche la nuova location, che da sola non può salvare una produzione come quella della Lux Vide. L’entusiasmo e la curiosità iniziale di vedere “come è venuta la città” nella prima puntata, potrebbe presto lasciare il posto ad una stanchezza legata ai punti deboli della fiction. Sceneggiatura rarefatta, dialoghi di scarsa presa, narrazione piuttosto prevedibile, attori che a fasi alterne sembrano loro i primi ad essere stanchi, magari anche per i traslochi da città a città. Spiace dirlo ma Terence Hill era decisamente più coinvolgente nelle prime serie, per non dire di quando mangiava i fagioli con Bud Spencer. In questa nuova edizione, forse proprio i dialoghi costruiti per lui, non lo assistono rendendolo rigido e con una espressività imbarazzante, soprattutto quando annuncia quello che dovrebbe essere un gesto di grande spiritualità come dire “Pregherò per te…”.
Ieri sera in un paio di “pregherò….”, sembrava quasi gli avessero pestato un callo. Rimangono simpatiche per la prima mezzora le gag di Natalina e Pippo mentre l’affabulazione ultradecennale alla frate Antonino da Scasazza (Quelli della Notte ndr.), di Nino Frassica, alias maresciallo Cecchini, regge botta per tutta la durata della puntata proprio perché trasforma lo script dei dialoghi in uno slang dalla risata sicura e il cui senso compiuto non interessa a nessuno. Al capitano Giulio Tommasi-Simone Montedoro, il ruolo di bello e improbabile. E stop! In buona sostanza tutto come previsto perché la formula è, o è stata, di successo. Guai a cambiarla. E fin qui il fatto squisitamente artistico.
La polemica – Ma l’Umbria non sembra particolarmente benedetta e pacificata dalla presenza del prete investigatore e il famoso miracolo dell’unità sembra essersi dissolto in queste ultime ore.
Proprio mentre si celebrano anche da parte dell’amministrazione comunale di Spoleto i dati Auditel e di share, eccoti arrivare da Gubbio, sedotta e abbandonata dalla Lux Vide, un comunicato sgangherato dell’associazione Maggio Eugubino, in cui si fa a polpette tutta l’operazione di trasferimento oltre il confine di Sant’Ubaldo. Nella nota si mescola un po’ di tutto, la delusione con la nostalgia, il rancore con la tigna. Ma la cosa che salta agli occhi è la critica alla cifra stanziata dalla Regione (si parla di circa 600mila euro) per la realizzazione di un certo numero di spot da mandare in onda prima della puntata e da girare in diverse località dell’Umbria. E poiché quando diluvia da qualche parte tuona e ci si bagna, nella giornata di oggi è stata presentata anche una interrogazione in Consiglio regionale da parte del consigliere Andrea Smacchi (PD) da Gubbio, che chiede lumi sul perché la fiction si sia spostata dalla città dei Ceri e del perché alla fine la Regione abbia stanziato quali e quanti soldi per sostenere la produzione degli spot per l’Umbria.
Ora, interrogarsi sul peccato è cosa buona e giusta, sia da parte del consigliere Smacchi che dell’associazione Maggio Eugubino (il resto dell’anno che fanno?). Ma rimane un Mistero Glorioso il perchè una società privatissima come la Lux Vide debba dare spiegazioni ai signori sopradetti sull'aver deciso di spostarsi da una città all’altra per girare le cose sue. Come un Mistero Buffo è anche l’interrogazione smacchiana, che chiede conto delle centinaia di migliaia di euro per girare spot per l’Umbria e non chiede conto magari ai suoi colleghi di partito che governano Palazzo Donini, delle centinaia di migliaia di euro spesi per andare alla Bit di Milano per 4 giorni (diconsi quattro…), chiusi in uno stand a fare promozione con la bottiglia d’olio e di vino, i pieghevoli e i manifesti, forse.
E quando la Lux Vide, esaurita la spinta della novità Spoleto, andrà magari a Lampedusa (facciamo una ipotesi scherzosa, tutta nostra ovviamente), a girare le nuove puntate di Don Matteo, che nel frattempo forse avrà ripreso anche a mangiare fagioli, che succederà? Verrà promossa un azione per “spezzare le reni” al popolo lampedusano?
Forse sarebbe più “rock” pensare a cosa fare di stabile per questa piccola regione nel futuro, aspettando almeno la seconda puntata. Hai visto mai uno si annoia…
Ecco il testo integrale della nota del Maggio Eugubino:
L’Associazione Maggio Eugubino vuole richiamare l’ attenzione su una vicenda che da diversi giorni appare sui media e che ha sollevato le perplessità di molti eugubini, a dire il vero alcuni si sono letteralmente imbufaliti ! Ci si riferisce alla presentazione della nuova serie di “Don Matteo” che si è tenuta a Roma presso la sede della RAI. Oltre al direttore generale di Rai Uno, al cast e ai titolari della Lux Vide, è intervenuta anche la presidente della nostra (?) regione, Catiuscia Marini. Una presenza sorprendente e singolare, visto che per la presentazione delle altre 8 edizioni della serie non si era mai scomodato nessuno. Citiamo testualmente quanto ha detto: “…Don Matteo, grazie ad ascolti record, ha rappresentato e rappresenta un veicolo promozionale di forte impatto per la regione Umbria”. Evitando di citare Gubbio che ha contribuito fortemente al successo della serie fino alla vicenda sconcia e indecorosa dello scorso anno del passaggio del set di Don Matteo a Spoleto, a cura della Lux Vide e della Città di Spoleto, ma sospettiamo anche di altri, frammisto di bieco opportunismo economico e di mancanza di cultura civica, civile e politica. Ma la Presidente della Regione Catiuscia Marini è stata anche sul set di “Don Matteo” a Spoleto ed allora ci poniamo altresì la domanda come mai in 13 anni (tredici) di ciak a Gubbio, con 8 edizioni tutte fortunate e prolifiche in fatto di telespettatori (e dunque di visibilità non solo per Gubbio ma anche per l'Umbria), nessun rappresentante regionale ha mai pensato di visitare il set nella “lontana” Gubbio. Ma non è finita qui: la Regione ha stipulato un doppio accordo con la RAI e la LUX VIDE per produrre 13 brevi video che verranno trasmessi nelle anteprime di ciascuna delle puntate di “Don Matteo”, allo scopo di promuovere “il sistema turistico, culturale, artistico ed enogastronomico dell'Umbria”. Si realizzeranno (o già sono state realizzate?) 50 scene ambientate in alcune città dell'Umbria (ci sarà Gubbio in questi spot?) a scopo promozionale. Si viene a conoscenza che la Regione ha stanziato quasi 700 mila euro (anche degli eugubini, quindi) per questo ciclo di spot promozionali.
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