La Città di Spoleto e l’intera Chiesa diocesana si apprestano a celebrare solennemente il Santo Patrono, il martire Ponziano. Mercoledì 14 gennaio alle 11.30 l’arcivescovo mons. Renato Boccardo presiederà il solenne pontificale in Cattedrale. Nel pomeriggio, alle 16.00, sempre in Duomo, il Presule presiederà i secondi vespri pontificali e la processione per riportare la reliquia del Santo nella basilica a lui dedicata. L’iconografia locale raffigura S. Ponziano a cavallo e le fonti agiografiche lo definiscono “felice cavaliere del cielo”: a ricordo di ciò alla processione partecipa un gruppo di spoletini a cavallo. Oltre ai fedeli, prenderanno parte al corteo religioso anche i Cavalieri del Santo Sepolcro, le Confraternite della Diocesi, varie associazioni con stendardo, le rappresentanze militari.
«La testimonianza di S. Ponziano – afferma l’arcivescovo Boccardo – ha confortato e confermato la nostra Chiesa nel discepolato del Signore. La sua memoria, patrimonio prezioso che la comunità spoletina custodisce con orgoglio ed affezione, rimane per la vita di tutti punto irrinunciabile di riferimento e non cessa di ricordarci che coloro che fanno vivere davvero sono quelli che offrono la vita. I martiri ci insegnano che dobbiamo scegliere il bene e distinguere nettamente fra ciò che è bene e ciò che è male».
Le celebrazioni in onore di S. Ponziano si sono aperte venerdì 9 gennaio scorso nella chiesa di Santa Rita a Spoleto con una conferenza di don Antonio Sciortino, direttore del settimanale Famiglia Cristiana, sul tema Il martirio, “misura alta della vita cristiana”. Ieri e oggi. «S. Ponziano – ha detto il prete-giornalista – è invocato come santo protettore dai terremoti per aver salvato la città dalle scosse che per vent’anni, agli inizi del 1700, colpirono l’Umbria. A lui è attribuita la profezia: “Spoleto tremerà, ma non cadrà”. E, in effetti, la città non ebbe vittime. Noi, oggi, dovremmo invocarlo ancora non solo contro i terremoti che, periodicamente, colpiscono ampie zone dell’Italia e del mondo, con centinaia e, a volte, migliaia di vittime. Dovremmo invocare san Ponziano anche per altri tipi di “terremoto” che devastano il Paese, come ci mostra la cronaca dei giornali e delle Tv ogni giorno. Mi riferisco al degrado etico in cui siamo precipitati, al quale ci siamo quasi assuefatti, senza più reagire né indignarci». Poi, un cenno ai nuovi martiri: «Anche oggi – ha proseguito Sciortino – non è facile vivere la fede, perché in molte parti del mondo i cristiani subiscono una vera persecuzione. Comunemente si è portati a ritenere che il martirio appartenga alle origini del cristianesimo. Per trovare i martiri non abbiamo bisogno di risalire alle catacombe o al Colosseo. Il martirio è un fatto a noi contemporaneo. La violenza nei confronti dei seguaci di Cristo s’è fatta così violenta che è stato coniato il termine di “cristianofobia”. I numeri sono impressionanti: 50 milioni di cristiani sono perseguitati, 200 milioni vivono in condizioni di discriminazione. Negli ultimi anni su 100 persone che hanno perso la vita per motivi religiosi, 75 erano dei cristiani. Il miglior antidoto per questa piaga è il dialogo interreligioso e uno stile di vita sobrio che consenta di annunciare la fede con le opere e non solo a parole. Non c’è altra strada. Il dialogo basato su un atteggiamento di apertura, nella verità e nell’amore, è anche il migliore antidoto alla tentazione del fondamentalismo religioso, che è una minaccia per i credenti di tutte le religioni».