La ex Scuola Garibaldi di Città di Castello torna al centro del dibattito in Consiglio comunale. Stavolta si è tornati a parlare dei documenti e faldoni abbandonati all’interno dell’edificio, che – come ha riferito Tommaso Campagni (FI) – “potrebbero contenere dati potenzialmente sensibili, mettendo a rischio pure la privacy e la sicurezza dei cittadini”.
L’assessore alla Cultura Michela Botteghi – leggendo in aula la risposta sul caso dell’Ufficio Patrimonio – ha sottolineto come l’edificio, “chiuso dal 2018 a causa dei danni causati dal sisma di quel periodo, sia stato interdetto dal 2021 anche ai dipendenti comunali per motivi di sicurezza, anche se sporadicamente utilizzato come deposito”. Le perplessità di Campagni arrivano però anche dal fatto che – nonostante questo divieto – “alcuni cittadini sono riusciti comunque ad accedere nell’area e segnalare la presenza dei documenti facendo pure delle foto“.
Ma la cosa fondamentale – ha aggiunto l’assessore – è che “i materiali di archivio più importanti sono già stati ricollocati in altri immobili, lasciando lì alla ex scuola soltanto quelli di scarsissimo interesse, la cui conservazione non è obbligatoria per legge. Ad oggi, infatti, sono presenti solo documenti destinati al macero e alcuni beni mobili che verranno a essere collocati in altri edifici non appena sarà redatto il progetto di demolizione dell’intero stabile (tuttora allo studio)”.
E a proposito di demolizione dell’ex scuola Garibaldi, primo passo imprescindibile per la futura Piazza Burri, “l’ufficio competente – ha fatto sapere Botteghi – ha detto che il progetto per l’abbattimento dell’edificio sarà pronto entro la fine dell’anno. Solo a quel punto, prima della demolizione, verrà fatta una nuova ulteriore cernita dei materiali rinvenuti e quindi tutto inventariato”.