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Dj morta, per famiglia “nessun omicidio-suicidio”

MESSINA (ITALPRESS) – Sono ancora tanti gli interrogativi sulla dinamica degli eventi che hanno portato alla morte di Viviana Parisi e del piccolo Gioele. Un rebus su cui è al lavoro anche uno psichiatra che affiancherà l’equipe di esperti della Procura di Patti. Il consulente dovrà fornire un quadro dello stato di salute della dj di origini torinesi. Nelle ultime ore, infatti, sono emerse numerosi voci su una possibile depressione della 43enne, che sembravano puntare con forza sulla pista del suicidio omicidio: ipotesi in un primo memento rafforzata da un certificato medico, trovato nell’auto della donna, e all’assunzione di un numero eccessivo di pillole. Voci, tuttavia, smentite con forza dai familiari secondo i quali le compresse, prescritte dall’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto il 28 giugno scorso, erano state assunte “in misura forse leggermente maggiore a quelle indicate”, spiegano i legali della famiglia Mondello, gli avvocati Pietro Venuti e Claudio Mondello, che hanno reso noto il verbale del pronto soccorso relativo a quel giorno.
Ma “era stata lei, del resto, ad avvertire la famiglia – viene ricordato dai legali – e a manifestare il timore che questa possibilità potesse farle male. Nel dubbio (Viviana non ne era certa) che avesse assunto un quantitativo leggermente maggiore del farmaco, la 43enne ha manifestato circostanza ai familiari i quali, nel dubbio, preferivano accedere a pubblico nosocomio al fine di operare i dovuti accertamenti”. Un’ipotesi, quella dell’omicidio-suicidio, che “appare forzata”, ovvero “la facile via d’uscita”, anche per i parenti di Viviana. “In considerazione del fatto che sembra assai improbabile che Viviana avrebbe percorso oltre 100 km per lanciarsi poi da un traliccio della corrente – affermano gli avvocati Nicodemo Gentile e Antonio Cozza -. La donna stava sicuramente vivendo un periodo di reale affaticamento, ma non è emerso allo stato nessun elemento, neanche indiretto o latente, che possa far presupporre l’intenzione della stessa di uccidere suo figlio. In certe circostanze, sarebbe preferibile, da parte di tutti, il silenzio e il rispetto per due morti così dolorose e per le loro famiglie”. E poi puntano il dito contro le ricerche: “Forse oggi c’è soprattutto da chiedersi come sia stato possibile non vedere il corpicino di Gioele, a poca distanza da sua madre, e durante ben sedici giorni di ricerche. Queste evidenze, allora, devono farci riflettere sulle modalità con cui vengono condotte le ricerche nel nostro Paese”.
In un quadro così confuso, alcuni elementi utili potranno emergere dall’esito degli esami sui vestiti della 43enne, affidati a Elena Ventura Spagnolo, medico legale della Procura di Patti, nel laboratorio della polizia scientifica di Palermo, al commissariato San Lorenzo. Dall’autopsia sul corpo di Viviana all’ospedale Papardo di Messina sono emerse fratture compatibili con la caduta dal traliccio. Ma l’avanzato stato di decomposizione ha reso necessari altri esami. Si cerca di capire se la morte è stata contestuale o in due momenti diversi anche perchè i due corpi sono stati trovati a circa 300 metri distanza. Invece, non è stata ancora fissata l’autopsia sui resti del piccolo Gioele. Altri elementi, infine, potrebbero emergere dal nuovo sopralluogo previsto per domani nei posti dove sono stati ritrovati il corpo di Viviana ed i resti del figlio nei boschi di Caronia, nel Messinese. “Si tratterà di accertamenti tecnici per verificare alcune dinamiche”, ha fatto sapere il legale della famiglia Mondello, l’avvocato Pietro Venuti.
Questa sera a Venetico una fiaccolata in ricordo delle due vittime.
(ITALPRESS).