Si è svolta ieri pomeriggio (28 settembre) un’audizione, voluta dai sindacati, sulle prospettive del Distretto del cemento di Gubbio, alla quale hanno partecipato i rappresentanti delle aziende Colacem e Barbetti ed il sindaco Filippo Stirati.
La richiesta, pervenuta dai lavoratori, è quella di un protocollo d’intesa fra le parti con l’ausilio di consulenti ed esperti, per giungere ad una corretta politica di sviluppo industriale allo scopo di vincere la sfida della transizione ambientale ma anche la salvaguardia dei 1500 posti di lavoro (tra diretti e indiretti) messi in pericolo dall’attuale crisi economica.
Per il gruppo Barbetti, il responsabile delle relazioni esterne Rocco Girlanda ha detto che “l’azienda ha perso il 60% della produzione dall’inizio della crisi del settore nel 2008, riuscendo a evitare riduzioni del personale con il sacrificio degli azionisti, che hanno rinunciato agli utili. Segnalate anche le difficoltà della fase di transizione, con i costi del metano, soluzione più ecologica, al momento insostenibili“.
Per Colacem Patrizio Pedetta ha detto che l’azienda è in grado di utilizzare il Css come combustibile ma ha sottolineato come “il mercato sia in forte flessione, al punto che gli impianti sono fermi, a dimostrazione che la produttività resta basata su cemento e calcestruzzo e che la narrazione che equipara i cementifici agli inceneritori sia sbagliata“.
Il sindaco di Gubbio Filippo Stirati, ha chiarito la posizione dell’amministrazione che, recependo richieste di controlli ambientali provenienti non solo dai cittadini, ha fatto ricorso al Tar contro l’autorizzazione semplificata sul Css concessa dalla Regione Umbria, lamentando “la non attivazione di un tavolo dedicato da parte della Giunta regionale per chiarire la situazione, per cui il Comune di Gubbio ha dovuto agire da solo, facendo intervenire un consulente esperto per indicare un corretto monitoraggio ambientale e fornire rassicurazioni alla popolazione”.
Il presidente della Commissione Valerio Mancini, ha detto che “è necessario un intervento anche da parte delle istituzioni per evitare che il sistema produttivo umbro si disintegri sotto i colpi della crisi e delle limitazioni normative intervenute. Prima di pensare all’idrogeno, per cui ci vorranno chissà quanti anni ancora, bisogna pensare al domani di queste aziende, che fra qualche anno potrebbero non esserci più se le contingenze negative continuassero ad aumentare. Bene la proposta di redigere un protocollo sulla questione, che dovrà includere fra le parti in causa anche l’Assemblea legislativa”.