Dopo i riflettori accesi sull’Umbria dalla Commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza, di cui è vice presidente il senatore Simone Pillon, il caso di quello che è stato ribattezzato “omofobometro”, il test che la Regione Umbria ha commissionato all’Università di Perugia da distribuire a classi terze e quarte di 54 scuole umbre, è arrivato immancabilmente sul tavolo del ministro dell’istruzione, Marco Bussetti. Invitato ad attivarsi anche da una interrogazione urgente presentata dai parlamentari umbri di Fratelli d’Italia, Franco Zaffini ed Emanuele Prisco.
“Voglio vederci chiaro” ha detto all’Ansa il ministro Bussetti. Aggiungendo di aver chiesto un approfondimento all’Ufficio scolastico regionale. “Voglio capire – ha affermato il ministro – se c’è stato un reale e trasparente coinvolgimento della comunità scolastica e, soprattutto, delle famiglie. Ogni volta che si entra a scuola con iniziative che non attengono direttamente la didattica, occorre che ci siano un obiettivo e un patto educativo chiaro. Le molte lamentele che si stanno levando intorno a questa iniziativa, mi fanno pensare che così non sia stato. In ogni caso – ha concluso Bussetti – è necessario evitare iniziative ideologiche e strappi in un tessuto come quello scolastico che invece richiede la massima condivisione”.
L’Ufficio scolastico regionale è coinvolto, insieme al Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza e l’associazione Lgbti Omphalos, nell’iniziativa che fa seguito al discusso protocollo per prevenire il fenomeno del bullismo di genere nelle scuole e in genere le discriminazioni ed i pregiudizi legati alla sfera sessuale.
E proprio in virtù di questo coinvolgimento, i due esponenti di Fratelli d’Italia hanno sollecitato l’invio degli ispettori del Miur all’Ufficio scolastico regionale dell’Umbria. “Ci aspettiamo che il questionario – hanno commentato Zaffini e Prisco – sia stato redatto da un pool altamente specializzato di pedagogisti e psicanalisti dell’adolescenza in quanto se così non fosse andrebbe immediatamente ritirato“.
A sollevare il caso del questionario, stilato dal Dipartimento di Scienze umane dell’Università degli studi di Perugia, sono state le associazioni in difesa della famiglia tradizionale, che non hanno sottoscritto il protocollo. La loro lamentela è stata raccolta da vari consiglieri regionali, che ora chiedono conto alla presidente Marini dell’iniziativa e soprattutto chiedono che il questionario non venga sottoposto ai ragazzi.
In particolare, si contesta l’art. XIV, in cui si chiede l’orientamento sessuale dei ragazzi (che nel caso degli alunni di terza media sono in un’età compresa tra i 12 ed i 14 anni). E poi, il fatto che nella parte preliminare, pur in forma anonima, si chiedano informazioni circa la fede religiosa e l’orientamento politico dei ragazzi. E poi, dopo una prima parte sulla donna, le domande vertono sulla percezione di gay e lesbiche.
Per i difensori della famiglia tradizionale si tratta di un modo per imporre ai ragazzi una particolare visione ideologica. Un “indottrinamento”, hanno definito in molti l’iniziativa dell’omofobometro. Per i fautori, invece, si tratta di uno studio che, su basi scientifiche, cerca di analizzare il fenomeno della discriminazione per poter poi intervenire in modo adeguato. Ora vedremo quali provvedimenti assumerà il ministero dell’Istruzione e se l’Ufficio scolastico regionale sarà costretto a fare dietrofront.