Il problema dei disabili in questa lunga fase di Covid rischia di essere difficile da gestire e da risolvere. Lunghe permanenze al chiuso hanno messo alla prova chiunque, e in seria difficoltà le fasce più sensibili. E’ il caso di Luca, a casa con il fratello gemello e con la cognata e alle prese con disabilità intellettive.
Luca usufruiva, fino alla chiusura per la quarantena, del servizio diurno della “Serra di Borroni”. Si tratta di una struttura, gestita dalla Usl, che gestisce venti ospiti attraverso una decina di operatori.
La struttura, dopo la quarantena, è ancora chiusa, monitorata con il tampone agli operatori. Gli assistenti sociali hanno messo a disposizione l’assistenza domiciliare, che “però nella maggior parte delle persone ospitate dalla struttura appare poco appropriata, in quanto necessitano della loro comunità e non di una persona che li aiuti“, spiega la famiglia di Luca, desiderosa di capire il motivo della prolungata chiusura del centro e se ci sono i margini per una riapertura in sicurezza.
“Luca e gli altri – spiegano dalla famiglia – hanno bisogno di tornare alla loro routine e alle loro attività. Il centro era all’avanguardia anche grazie ai tanti laboratori, come quello di ristrutturazione, di coltivazione in serra oppure la corniceria“.
Per la famiglia di Luca, come degli altri, sarebbe importante ripartire, anche a turni, accogliendo il gruppo scaglionato. “Ad oggi vorremmo avere delle risposte, quindi capire se la struttura riaprirà o se resterà chiusa e per quanto tempo lo resterà”.