Nell’Umbria dove si guadagna mediamente meno rispetto a quanto avviene in Italia, emergono notevoli differenza tra i comuni. Dall’analisi condatta dal Caf Uil Umbria sulle dichiarazioni dei redditi dei contribuenti umbri, relative al periodo d’imposta 2019 (l’ultimo disponibile), quello immediatamente precedente alla pandemia, in base ad una rielaborazione delle tabelle del Ministero delle Finanze, emergono infatti dati di una regione che presenta notevoli differenze da comune a comune.
Il numero dei contribuenti censiti dal Ministero nella regione ammonta a 631.669 soggetti su circa 880 mila abitanti, distribuiti nei 92 comuni del territorio regionale. Ovviamente il loro numero è abbastanza proporzionale a quello dei residenti. Nei primi 5 posti troviamo Perugia con 119.029 contribuenti, seguita da Terni con 77.199, Foligno con 40.024, Città di Castello con 29.785 e Spoleto con 27.311. Agli ultimi posti troviamo alcuni fra i comuni più piccoli della regione e cioè Parrano (378 contribuenti), Scheggino (339), Vallo di Nera (262), Polino (156) e a chiudere Poggiodomo con soli 84 soggetti contribuenti. Chiaramente la distribuzione del numero dei contribuenti ha delle conseguenze in termini di reddito imponibile dichiarato con in testa sempre Perugia con i suoi 2,5 miliardi di euro, seguita da Terni con 1,5 miliardi, Foligno con 780 milioni, Città di Castello con 561 milioni e Spoleto con 494 milioni.
Nel complesso, dalle dichiarazioni dei redditi presentate, emerge a livello regionale un reddito imponibile complessivo di poco superiore ai 12 miliardi di euro.
L’indagine si fa più interessante quanto si passa ad analizzare il reddito imponibile pro capite, ottenuto come quoziente fra il reddito imponibile complessivo del singolo comune ed il numero dei contribuenti che hanno presentato la dichiarazione dei redditi.
Il comune più ricco a livello di singolo contribuente è il piccolo Polino che dichiara un reddito di ben 24.330 euro pro capite, perfino superiore a quello di Perugia che ha un reddito pro capite di 21.387. Tallonato a stretto giro da Corciano con i suoi 21.128 e seguito da San Gemini che dichiara 20.245 euro a contribuente.
Gli umbri più poveri, almeno secondo le dichiarazioni dei redditi presentate, vivono invece a Monteleone di Spoleto che si colloca all’ultimo posto in graduatoria con appena 12.373 euro. In questo caso, il reddito medio delle dichiarazioni dei redditi degli umbri si attesta a 19.026 euro per ciascun soggetto contribuente, un dato comunque inferiore a quello medio nazionale che equivale a 21.800 euro medi.
Guardando ai soli comuni con più contribuenti, dunque, il reddito medio pro capite è il seguente: Perugia 21.387; Terni 19.899; Foligno 19.488; Città di Castello 18.838; Spoleto 18.104; Gubbio 17.508; Assisi 18.899; Bastia Umbra 18.540; Corciano 21.128; Orvieto 19.729; Narni 18.511; Marsciano 18.023; Umbertide 18.285; Todi 18.170; Castiglione del Lago 17.308; Gualdo Tadino 17.208; Magione 18.260; San Giustino 18.789; Amelia 18.137; Deruta 17.811; Spello 19.124; Trevi 17.796; Città della Pieve 18.862; Torgiano 19.512; Gualdo Cattaneo 16.076; Nocera Umbra 16.139; Passignano 18.502; Montefalco 16.767; Panicale 17.095; Bevagna 17.479.
In termini di imposta netta sui redditi versati tornano a farla da padrone i numeri della popolazione residente e quindi dei contribuenti attivi. Infatti, se l’imposta dovuta al netto delle detrazioni fiscali spettanti vale 2,2 miliardi di euro come dato complessivo della regione, nella top five ritroviamo il solito elenco con Perugia (526.077.133 euro di imposta netta), Terni (297.524.247 euro), Foligno (145.579.064), Città di Castello (103.147.936) e Spoleto (88.173.849). Se consideriamo il peso dell’imposizione al netto delle detrazioni spettanti, il comune dove si paga di più in termini di imposta netta per contribuente risulta essere sempre Polino con 5.814 euro, seguita da Perugia con 4.419 euro, Corciano con 4.238 euro, Orvieto 3.886 euro e Terni 3.853 euro, con il dato medio regionale che si pone a 3.554 euro.
Dal punto di vista delle tipologie reddituali che maggiormente incidono nella determinazione dei redditi dichiarati, troviamo i redditi da lavoro dipendente che valgono quasi 6,5 miliardi di euro e quelli da pensione con 4,3 miliardi, seguiti dai 332 milioni dai percettori di reddito da lavoro autonomo, dai 73 milioni riferiti ai redditi di spettanza degli imprenditori in contabilità ordinaria, per risalire a 303 milioni degli imprenditori in regime di contabilità semplificata.
Da questi numeri emerge come il reddito medio dei lavoratori dipendenti umbri è pari a 19.748, sensibilmente inferiore a quello italiano che è pari a 21.060, differenza simile che riguarda anche i pensionati umbri fermi a 17.859 contro i 18.290 dell’Italia. Il reddito medio più elevato è quello derivante dal lavoro autonomo che si attesta a 46.233 euro per soggetto contro comunque una media molto più elevata del dato medio nazionale (57.970 euro).
Invece per quanto riguarda gli imprenditori, titolari di ditte individuali, sommando il dato dei soggetti in regime di contabilità ordinaria a quelli in semplificata, si ottiene un reddito dichiarato medio di 19.205. anche in questo caso inferiore ai 22.373 euro delle medie nazionali.
Passando all’impatto delle addizionali, sia regionali che comunali, la rielaborazione delle tabelle del Ministero delle Finanze fa emergere che, per le addizionali regionali il dato complessivo equivale a 159.616.822 euro, mentre per le comunali il valore si attesta a 79.545.591 euro. Questo significa quindi che in media i contribuenti umbri versano 339 euro a titolo di addizionale regionale, decisamente inferiore ai 420 euro medi italiani, mentre con un importo medio di 201 euro di addizionale comunale gli umbri si collocano quasi nella media perfetta calcolata a livello nazionale, attestata appunto a euro 200.
Nell’anno d’imposta 2019, i dati ministeriali fanno emergere – a livello nazionale – una tenuta se non una lieve crescita del numero dei contribuenti che hanno assolto l’obbligo dichiarativo attraverso i vari strumenti disponibili e cioè le dichiarazioni Redditi PF, i modelli 730 anche precompilati o mediante l’intervento del sostituto d’imposta e cioè in maniera indiretta, attraverso le Certificazioni Uniche.
Un altro elemento che costituisce una conferma, è quello che i redditi dichiarati dagli umbri sono costantemente più bassi del dato medio nazionale, e questo si verifica per tutte le tipologie di reddito più importanti. Interessante il dato che riguarda lavoratori dipendenti e pensionati, i cui redditi sommati ammontano a 10,7 miliardi di euro e quindi un valore superiore all’89% del totale complessivamente dichiarato (oltre 6% rispetto all’83% della media Italia), quello dei soli pensionati sfiora il 36%, mentre i dipendenti contribuiscono da soli ad oltre la metà del totale dichiarato (53%).
Rilevante infine è il forte appiattimento reddituale risultante dalle dichiarazioni presentate da lavoratoti dipendenti, pensionati ed imprenditori. Se la media dei redditi dei dipendenti è di 19.748 euro lordi, gli imprenditori (facendo la media ponderata per il numero di contribuenti fra soggetti in contabilità ordinaria e semplificata) dichiarano 19.205 euro, cifre non di molto superiori ai 17.859 euro dei pensionati umbri.
Dall’interessante elaborazione del Caf Uil Umbria, sottolinea Gino Venturi segretario Uil Umbria, emergono conferme che tuttavia non evitano ancora di suscitare ancora stupore. La prima è che il reddito medio delle dichiarazioni dei redditi degli umbri è significativamente più basso a quello medio nazionale sia per i lavoratori dipendenti, che per i pensionati, gli imprenditori e i lavoratori autonomi. L’altra conferma è che i lavoratori dipendenti in media guadagnano più degli imprenditori. Infatti, se la media dei redditi dei dipendenti è di 19.748 euro lordi, gli imprenditori (facendo la media ponderata per il numero di contribuenti fra soggetti in contabilità ordinaria e semplificata) dichiarano 19.205 euro, cifre non di molto superiori ai 17.859 euro dei pensionati umbri. E’ evidente, secondo il segretario Uil, che è giunta l’ora di una seria riforma fiscale.
Secondo Luciano Marini, presidente del Caf Uil Umbria, il quadro delineato dalla ricerca, conferma gli squilibri di un sistema fiscale che necessita una revisione integrale, in direzione di una maggiore semplificazione delle norme e di un abbassamento del prelievo fiscale a partire dal popolo della ritenuta alla fonte. Un prelievo tributario che dovrà essere ulteriormente armonizzato fra fiscalità nazionale e locale.