Domenica 11 febbraio 2018, VI del Tempo Ordinario, giorno in cui si fa memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, la Chiesa ha celebrato la XXVI Giornata mondiale del malato dal tema: Mater Ecclesiae: «”Ecco tuo Figlio…Ecco tua madre”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé…» (Gv 19, 26-27).
Nella Chiesa di Spoleto-Norcia si è celebrata al Santuario della Madonna della Stella in Montefalco, dove alle 15.00 l’arcivescovo Renato Boccardo ha presieduto l’Eucaristia alla presenza di molti malati e anziani, accompagnati dai familiari, dagli assistenti delle case di cura o di riposo che li accolgono, dai volontari dell’Unitalsi, da quelli della Croce Rossa, della Croce Verde e da quelli di altre associazioni di volontariato. Col Presule hanno concelebrato: padre Stefano Ruta, cappuccino, cappellano dell’Ospedale di Spoleto; don Rinaldo Cesarini parroco di Ferentillo; don Edoardo Rossi parroco dei Santi Pietro e Paolo a Spoleto; padre Salvatore Piga eremita. La liturgia è stata animata nel canto dal Coro della Madonna della Stella.
Il Vangelo di Marco (Mc 1, 40-45) presentava il lebbroso che Gesù guarì e purificò. «Tutti noi – ha detto mons. Boccardo nell’omelia – siamo malati, in un modo o nell’altro, tutti siamo bisognosi di essere purificati. Gesù – ha proseguito – ebbe compassione del lebbroso, cioè si mise in sintonia con lui, si fece carico del suo bisogno e stese la mano su di lui e lo toccò. Questo vuol dire avere compassione, mettersi nella stessa condizione dell’altro, e non provare sentimenti dolciastri. Nessuno di noi – ha aggiunto l’Arcivescovo – deve sentire di non essere importante agli occhi di Gesù, medico al quale presentiamo le nostre sofferenze e i nostri dolori, che a volte sono ingiusti. Non siamo qui per chiedergli la guarigione ma per domandargli la forza di vivere il momento presente, caratterizzato per molti di voi dalla malattia. Gesù ci è compagno, è solidale con noi, ci dice che la vita ha un senso sempre, anche quando può sembrare il contrario. Ciascuno di noi è prezioso ai suoi occhi, la sua tenerezza non ci abbandona. Siamo qui questa sera – ha detto ancora il Presidente della Conferenza Episcopale Umbra – per essere consolati, ma al tempo stesso siamo qui anche per consolare e guarire: quante occasioni abbiamo nella nostra vita di tutti i giorni di fare il bene e non lo facciamo o aspettiamo che altri lo facciano a noi. Viviamo in una società ferita dal male, ma il male non può averla vinta, si può guarire facendo il bene iniziando nelle nostre case e con le persone che ci sono vicino».
Prima della benedizione finale i volontari dell’Unitalsi hanno fatto passare processionalmente tra i malati e i presenti, tutti con un flambeaux acceso in mano, la statua della Madonna di Lourdes. Nel frattempo Arcivescovo e fedeli cantavano l’Ave Maria di Lourdes.