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Diocesi Spoleto-Norcia, celebrata in Cattedrale la Messa Crismale

Mercoledì 27 marzo l’arcivescovo Renato Boccardo ha presieduto nella basilica Cattedrale la Messa del Crisma, celebrazione eucaristica che mette in evidenza l’unità della Chiesa – c’erano tutti i sacerdoti, diocesani e religiosi, della diocesi di Spoleto-Norcia – raccolta attorno al proprio Pastore. Dopo l’omelia, i presbiteri hanno rinnovato le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione sacerdotale. In questa liturgia eucaristica mons. Boccardo, così come hanno fatto i suoi confratelli Vescovi nelle cattedrali di tutto il mondo, ha benedetto l’olio dei catecumeni (usato nei battesimi) e degli infermi (usato per l’unzione dei malati) e ha consacrato il Crisma (usato nel battesimo, nella cresima, nell’ordinazione dei preti e dei vescovi e nella consacrazione degli altari). L’olio è stato offerto dall’azienda C.U.FR.OL. Frantoi Oleari Umbri & Co. ubicata tra Spoleto e Campello sul Clitunno. Per ottenere il Crisma, all’olio è stata aggiunta l’essenza di bergamotto donata alle 225 Diocesi italiane, a due della Polonia e a due della Lituania da mons. Giuseppe Fiorini Morosini, vescovo di Locri-Gerace in Calabria: l’essenza di questo agrume particolare, che viene prodotto solamente in una fascia di centro chilometri della provincia di Reggio Calabria, «è – afferma mons. Fiorini Morosini – un segno delle cose positive che la terra calabrese sa produrre, a fronte delle tante negative che vi si registrano quotidianamente».
La liturgia è stata animata nel canto dalla Cappella musicale del Duomo. Con i seminaristi, ha svolto il servizio all'altare anche il neonato gruppo dei ministranti della Diocesi.
Durante la celebrazione sono stati ricordati alcuni sacerdoti che in questo 2013 celebrano un significativo anniversario di ordinazione: don Gianfranco Formenton 25 anni; don Ernesto Broglioni e padre Antonio Gentili, barnabita, 50; padre Luigi Montanari, agostiniano, 60. Grata memoria è stata fatta del trentesimo anniversario di ordinazione episcopale di mons. Giuseppe Chiaretti (15 maggio 1983 nel Duomo di Spoleto, ndr), membro del presbiterio spoletano-nursino, arcivescovo emerito di Perugia-Città della Pieve. La preghiera dell’assemblea si è levata anche per quei preti che, da Pasqua 2012 fino all’attuale Settimana Santa, sono tornati alla Casa del Padre: don Mario Curini, padre Carlo Vincenti, agostiniano, e don Armando Petrelli.
Nell’omelia l’arcivescovo Boccardo ha affermato come «Questa sera si impone, incalzante e decisiva, la domanda fondamentale: perché siamo sacerdoti? Che valore ha, per la Chiesa e per il mondo, la nostra vita sacerdotale, così diversa e talvolta apparentemente anche infeconda? È vero che i rapidi mutamenti del tempo in cui viviamo mettono per così dire “in crisi” la figura abituale del prete; è vero – ha proseguito il Presule – che il processo in atto della secolarizzazione sembra emarginare le attività del nostro ministero e ridurne lo spazio operativo. E questa situazione esige da parte nostra un generoso impegno di adeguamento e di rinnovamento».
Questo rinnovamento per mons. Boccardo va cercato unicamente nella fede, senza dimenticare o mettere in ombra la realtà misteriosa dell’essere presbitero. «È solo dalla riscoperta della fede – ha detto – che risorge in noi la gioia giovanile del dono ricevuto, la sicura speranza di metterlo a servizio di Cristo e dei fratelli, il coraggio di intrecciare continuamente il colloquio salvifico con il mondo di oggi. Il nostro sacerdozio è tutto correlato e deriva dall'unico sommo sacerdote, Cristo Gesù».
I presbiteri, ha ricordato il Presule, sono per il servizio del popolo di Dio, sono gli indicatori poveri ma sicuri del continuo avvento del Signore. «E il dono dello Spirito conferitoci nell'ordinazione – ha sottolineato l’Arcivescovo – è in noi permanente e dinamico: assicura l'efficacia oggettiva dei nostri gesti sacramentali, che sono atti di Cristo, ma ci spinge anche a conformare tutta la nostra vita all'azione salvifica di lui. Di lui povero: nel distacco concreto da ogni potere umano e da ogni interesse terreno; di lui vergine: nel totale e indiviso amore al Padre, nel generoso dono di noi ai fratelli, nell'attesa esclusiva del suo Regno; di lui servo obbediente fino alla morte: nell'ascolto della sua parola, nell'obbedienza al suo precetto d'amore, nell'accettazione della sua volontà, nella conformità alla sua passione. È questa la nostra “identità” sacerdotale! Questa dobbiamo ricercare e rivivere ogni giorno, riscoprirla al mattino nella preghiera; rintracciarla nelle ore del giorno, fra il dedalo dei rapporti umani, nelle ombre della stanchezza e della delusione; purificarla la sera, nell'abbraccio misericordioso del Padre che ci ama, ci interpella e ci attende. È questa – ha concluso mons. Boccardo – l'identità con la quale dobbiamo, oggi più che mai, presentarci al mondo per essere riconosciuti testimoni veritieri e credibili di Cristo e per esercitare in mezzo agli uomini il ministero della riconciliazione».