Dopo una grave lunga malattia, nella tarda serata del 15 aprile, presso l’Ospedale di Città di Castello, è tornato alla Casa del Padre
Diocesi perugina in lutto per la morte, dopo una grave lunga malattia, di don Francesco Bastianoni, parroco emerito di Preggio, Castel Rigone e Lisciano Niccone, già direttore della Corale “Laurenziana – R. Casimiri” della Cattedrale di San Lorenzo di Perugia. Don Francesco si è spento all’ospedale di Città di Castello, dove era ricoverato.
Le esequie si terranno a Preggio, suo paese natale, lunedì 17 aprile, alle ore 15.30, nella chiesa parrocchiale di San Francesco, presiedute dall’arcivescovo Ivan Maffeis insieme al vicario generale don Simone Sorbaioli e ai confratelli diocesani.
A Preggio don Francesco ha esercitato il ministero sacerdotale fin dal lontano 1974, dopo essere stato, nei primi anni di sacerdozio, vice parroco a Madonna Alta di Perugia, da sempre legato alla sua chiesa parrocchiale dove ricevette il battesimo e celebrò la sua prima Messa dopo l’ordinazione presbiterale avvenuta il 29 giugno 1966 nella cattedrale di San Lorenzo. Un legame che ha intessuto sin da giovane con le sue comunità parrocchiali divenendo loro punto di riferimento non solo pastorale e spirituale, ma anche sociale, nel prodigarsi per i più bisognosi, e culturale, per la sua “seconda vocazione”, quella al canto e alla musica sacra. È stato anche un cultore della storia dell’arte e del bello, attraverso la tutela del patrimonio storico-artistico ecclesiale locale. Basti pensare al suo impegno per il restauro ed il consolidamento strutturale dell’antica chiesa di San Francesco a Preggio, ma non solo.
Un uomo e un sacerdote, che il prossimo 30 agosto avrebbe compiuto ottantuno anni, che “ha speso la sua intera vita per la Chiesa”, è stato il primo commento di quanti l’hanno conosciuto nell’apprendere la notizia della sua morte.
“Don Francesco è stato un sacerdote con la passione per il canto e la musica sacra, esercitando con competenza il ruolo di direttore della Corale Laurenziana animandola oltre la ‘semplice’ direzione”. A dirlo è mons. Fausto Sciurpa, arciprete della cattedrale. “Negli ultimi anni giungeva da Preggio facendosi spesso accompagnare dal fratello Giorgio, dopo aver celebrato nella sua chiesa parrocchiale. Arrivava anche a tarda sera, a volte non curante delle proibitive condizioni meteo, per dirigere la Corale nelle celebrazioni come quelle della notte di Natale e della Veglia pasquale. Non gli nascondevo la mia preoccupazione sapendolo per strada – commenta don Sciupa –, ma fino a quando ha potuto non ha mancato al suo impegno, a testimonianza di quanto fosse legato alla nostra cattedrale e al suo servizio di direttore della Laurenziana”.
“Siamo stati insieme, nella Chiesa perugina, dall’ottobre del 1953, quando entrammo in Seminario con altri 23 giovani. In sei diventammo sacerdoti e don Francesco è il primo ad andare in Paradiso”. Lo racconta mons. Saulo Scarabattoli, parroco di Santo Spirito e vicario episcopale della Prima Zona pastorale dell’Archidiocesi. “Suonavamo il pianoforte a quattro mani, sin dagli anni del seminario, e lo facevamo anche ogni mese, nell’ultimo anno della sua malattia, quando insieme agli altri ‘vecchi’ amici e confratelli lo andavamo a trovare nella sua Preggio. Anche la fase acuta della malattia non l’ha distolto dalla grande passione per il canto e la musica, perché, come diceva spesso, “aiutano, insieme alla Parola e alla Carità, ad avvicinare l’uomo a Dio”.
Come non raccoglie anche il ricordo degli amici coristi della Laurenziana. “È ritornato al Padre il nostro caro don Francesco, sacerdote e musicista di grande valore, che ha diretto per più di trenta anni il Coro della Cattedrale”. Lo scrivono i coristi in un breve ma significativo messaggio in cui sottolineano: “Ha educato e trasmesso la passione per la musica bella a decine di coristi, mettendo sempre in primo piano il senso vero del servizio liturgico: raffinare lo spirito attraverso il canto per meglio esprimere, nei confronti del Signore, la lode, il grazie per i doni ricevuti e per il suo perdono. In questo modo era facile cogliere quanta ricchezza ci fosse in lui e quanto fosse profondo il suo amore per il Signore. Ha mantenuto fino all’ultimo il suo entusiasmo contagioso. Il nostro Coro gli è debitore per il suo esempio, il suo generoso impegno e per tutto quello che ci ha insegnato e che porteremo con noi”.