Dimissioni Marini, quelli del provinciale Pd disertano - Tuttoggi.info

Dimissioni Marini, quelli del provinciale Pd disertano

Massimo Sbardella

Dimissioni Marini, quelli del provinciale Pd disertano

Assemblea flop a Perugia, dove si ritrovano una ventina di persone, irriducibili compresi
Gio, 16/05/2019 - 21:39

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La chiamata alle armi per i membri delle Assemblee provinciali del Pd, da parte degli irriducibili che non si rassegnano alla fine anticipata dalla legislatura regionale e sono intenzionati a respingere sabato le dimissioni di Catiuscia Marini, alla fine si è rivelata un boomerang. Perché se l’interesse delle leve del Pd alle sorti della Giunta si doveva pesare nelle due Assemblee provinciali, allora per consiglieri e assessori regionali meglio fare le valigie senza aspettare il voto di sabato.

Imbarazzo a Perugia, dove la convocazione era nella saletta della sede di via Bonazzi. Piccola, per gli oltre 200 convocati. Alle 18 i presenti si potevano contare sulla dita di una mano. Compresi gli stessi consiglieri regionali, gli irriducibili. E nemmeno tutti. Con il capogruppo Chiacchieroni c’era l’assessore Fernanda Cecchini, i consiglieri Guasticchi e Casciari. Si è atteso un po’ nella speranza che qualche ritardatario parcheggiasse l’auto, ma all’appello, alla fine, hanno risposto poco più di una decina di persone.

Imbarazzo del segretario provinciale Miccioni, che pure nella sua relazione ha affrontato il tema di come evitare che venissero gettati alle ortiche anni di buon governo della sinistra in Umbria. Ma alla fine ha dovuto prendere atto della scarsissima presenza, così come della totale assenza di molte componenti del partito. Mancavano, infatti, i zingarettiani, così come gli esponenti, anche perugini, vicini al vice segretario Orlando. Insomma, tutta la parte che rappresenta la segreteria nazionale, che vuole “voltare pagina”, neanche si è presentata.

Mancava ovviamente il commissario regionale Walter Verini. Ma l’assenza che ha fatto più discutere è stata quella del sindaco di Corciano, Cristian Betti, diventato il delfino di Giampiero Bocci, che però nell’adunata di Tordandrea ha indicato la strada delle urne anticipate. Qualche bocciano c’era, ma non tutti. Presenti poi Giulietti e gli orfiniani, che in Umbria si schierano per il garantismo.

Qualcuno ha anche chiesto se avesse senso, al di là della situazione conseguente al caso Sanitopoli, mantenere gli organismi provinciali, che infatti non venivano più vonvocati da oltre un anno.

Stravolto Chiacchieroni – che si è anche scusato per la scarsa vena – segnato da giorni di trattativa frenetica per cercare di scongiurare le urne anticipate. Il capogruppo ha informato sull’esito dell’incontro romano con Orlando, spiegando che in quell’occasione il vice presidente Paparelli ha detto chiaramente di essere su tutt’altra linea (da qui lo sfogo di Donatella Porzi nel summit di maggioranza di mercoledì).


Dimissioni Marini, i retroscena del pomeriggio dei lunghi coltelli


Chiacchieroni ha poi ricordato la posizione di Leonelli, contrario alla resistenza ad oltranza. “Vedremo, ci incontreremo ancora” ha detto a proposito del gruppo di maggioranza fissato per venerdì mattina. Quasi certo l’appoggio di Solinas, che ha lasciato Mdp. Ma gli 11 voti necessari ancora non ci sono, considerando che l’ex assessore Luca Barberini, contattato, ha ribadito che anche sabato non ci sarà. E allora, basta solo un’assenza o un’astensione per mandare tutti a casa.

Molto sfiduciata Carla Casciari, che prova a tenere i conti di una maggioranza assoluta, quella che serve a respingere le dimissioni di Catiuscia Marini, che al momento non c’è. L’esito del confronto nelle Assemblee provinciali non aiuta certo a convincere chi vuole staccare la spina a tornare sui propri passi.

L’intervento di Miccioni e la nota del Provinciale di Perugia

Un’assemblea convocata in un “contesto politico-istituzionale straordinario”, per “favorire un dialogo franco e costruttivo all’interno del gruppo dirigente del Pd umbro” e “individuare il percorso migliore per il futuro della comunità umbra e dello stesso Partito democratico”. Sono le parole di Leonardo Miccioni, segretario provinciale dei dem di Perugia, nella nota diramata al termine della seduta.
Dopo le note vicende giudiziarie dello scorso 12 aprile – ha detto – nel merito delle quali non entro, limitandomi a esprimere massimo rispetto e fiducia per gli organi della magistratura inquirente e l’auspicio che possa essere esclusa la rilevanza penale per tutti gli indagati, come Partito Democratico siamo chiamati collettivamente a riflettere sulle conseguenze politiche della vicenda. Si è ritenuto – dunque – opportuna la convocazione delle due assemblee provinciali di quest’oggi con l’obiettivo di un confronto, non certo di misurare il consenso all’interno degli organismi del Partito Democratico, né tantomeno di sostituirsi impropriamente al livello regionale, commissariato“. Questa la premessa di Miccioni.
Che poi cita Zingaretti: “Mi vengono a mente le parole del segretario nazionale Nicola Zingaretti, che nei giorni scorsi ha detto: ‘No al giustizialismo e soprattutto no al giustizialismo di partito; la politica deve valutare la scelta migliore da fare, a salvaguardia del territorio, garantendo trasparenza e selezione delle classi dirigenti. Non è quindi accettabile l’uso politico delle indagini della magistratura che è stato fatto con cinica spregiudicatezza dalla Lega, dai Cinquestelle e da Fratelli d’Italia, i cui leader non erano mai venuti a Perugia, ma che invece in queste settimane sono stati tutti presenti. Un vero e proprio sciacallaggio politico, tra l’altro fortemente connotato da un doppiopesismo piuttosto evidente e da un garantismo a corrente alternata”.
Sulla discussione che si sta sviluppando nel gruppo, Miccioni ha sottolineato che “pur riconoscendo l’autonomia al gruppo del Pd in consiglio regionale, noi tutti siamo chiamati a supportarlo nelle decisioni che questo dovrà assumere, sul respingere o meno le dimissioni della presidente Marini. Dimissioni che avrebbero meritato una più approfondita riflessione politica e un maggior confronto. Discussione dalla quale però non possiamo più sottrarci, poiché non è accettabile un giudizio negativo e liquidatorio sull’azione di governo del centrosinistra in Umbria. Dobbiamo rivendicare con orgoglio quanto in questi anni è stato fatto di buono, a partire proprio dalla sanità stessa, che per qualità dei servizi erogati, appropriatezza ed efficienza, l’Umbria è benchmark anche per l’anno 2019; dobbiamo rivendicare con orgoglio il ruolo protagonista che ha avuto la regione nella gestione delle crisi aziendali, nonché nella straordinaria emergenza post sisma del 2016. Ciò che pertanto oggi è in discussione – ha detto nella sua relazione –  non è la valutazione politica sull’opportunità o meno di proseguire questa esperienza di governo regionale, ma il consiglio regionale e in particolare la sua maggioranza è chiamata a respingere o ad accogliere le dimissioni per motivi politici della presidente Marini; a parere del sottoscritto non respingere le dimissioni equivarrebbe ad esprime un giudizio negativo su tutta l’attività politico-istituzionale riformista portata avanti in questi 9 anni. Non respingere le dimissioni equivarrebbe a sostenere la mozione di sfiducia presentate delle opposizioni che siedono a palazzo Cesaroni.  Io credo che da questa vicenda se ne esca solo collettivamente come Partito Democratico e non individualmente come singoli; abbiamo bisogno di ritrovare innanzitutto nelle prossime 48 ore unità, senso di responsabilità e coraggio, ognuno per il ruolo che ricopre“.
Dal momento poi dell’eventuale respingimento delle dimissioni, nei successivi 15 giorni previsti dallo statuto – ha aggiunto – la presidente Marini, di concerto con il commissario Verini e con il gruppo consiliare, valuteranno assieme, con responsabilità, l’opportunità di confermare le dimissioni e pertanto proseguire con lo scioglimento del consiglio regionale o se proseguire la legislatura per il perseguimento di alcuni obiettivi, primo fra tutti, quello della riforma sul sistema dei controlli”.
Questo appare, ad oggi, l’obiettivo verso il quale hanno dovuto ripiegare gli irriducibili del gruppo Pd in Consiglio regionale. Una posizione sulla quale, comunque, bisogna prima provare a portare tutto il partito. O almeno, tutti coloro che sabato avranno diritto di voto in Consiglio.

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