Diminuiti gli infortuni mortali sul lavoro nel settore dell’agricoltura negli ultimi anni, ma la situazione rimane drammatica, con un aumento dei casi non mortali. A certificarlo sono i dati dell’Inail in Umbria forniti durante l’incontro “Fermiamo la scia di sangue” che si è tenuto lunedì mattina a Perugia. A promuovere il momento di dibattito sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro è stata la Fai Cisl Umbria. Si è trattato di un confronto tra delegati e rappresentanti delle istituzioni e delle parti sociali dei settori agroalimentari e ambientali sulla mobilitazione che vede impegnata la Cisl in tutti i luoghi di lavoro e sui territori, con l’obiettivo di sensibilizzare istituzioni e imprese su questa emergenza.
Di una «situazione drammatica», ha parlato Simone Dezi, segretario generale Fai Cisl Umbria. «Il tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro non può essere trattato solo quando avvengono disgrazie – ha detto Dezi -, questo tema deve diventare oggetto di un confronto continuo con tutti gli attori del mondo del lavoro. La sicurezza non è un costo, ma deve essere considerata giustizia sociale». Dezi ha rimarcato l’importanza di formare le giovani generazioni: «E’ fondamentale ripartire dai ragazzi per dare loro la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro».
Angelo Manzotti, segretario generale Cisl Umbria, ha sottolineato come l’iniziativa di oggi rientri in un percorso avviato da Cisl già nel mese di febbraio sul tema salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. «Rispetto alle malattie professionali – ha detto Manzotti -, gli infortuni e la forza lavoro, l’Umbria è ai primi posti a livello nazionale. C’è estremo bisogno di fare formazione, informazione e creare nuova cultura della sicurezza. Su dieci aziende, 8 sono inadempienti per quanto riguarda la sicurezza. Perché un’azienda sicura è un’azienda più produttiva».
Roberto Morroni, assessore regionale alle Politiche agricole, ha ricordato come circa 2 anni fa la Regione ha sottoscritto un protocollo d’intesa contro il caporalato e ogni altra forma di sfruttamento di lavoro in agricoltura. «Un impegno che investe tutte le istituzioni per tornare sulla discussione di modalità operative coerenti con questi valori irrinunciabili di una società avanzata: lavoro e rispetto alla dignità delle persone».
Dati alla mano, il trend su infortuni e morti sul lavoro in Umbria sembra in miglioramento e dimostra un contenimento degli infortuni e morti in agricoltura. Conferme che arrivano dai dati forniti da Salvatore Macrì, dirigente servizio prevenzione sanità veterinaria e sicurezza alimentare, dove si evidenzia una riduzione degli infortuni denunciati nel 2023 del 6,6 per cento rispetto al 2022.
Gennaro Cancellaro, responsabile ufficio istituzionale prevenzione direzione regionale Umbria di Inail, ha portato alla luce i numeri del proprio istituto dal 2018 al 2022 dove si evidenzia una riduzione di infortuni denunciati sul lavoro che supera il 30,7 per cento, riduzione che si trova anche in ambito nazionale ma in forma più ridotta (21, 6 per cento). «Nel 2022 l’80 per cento degli infortuni denunciati in agricoltura ha coinvolto il genere maschile e l’82 per cento di nazionalità italiana. Nel 2022 i due casi di incidenti mortali denunciati in Umbria hanno coinvolto il genere maschile di nazionalità italiana. Le malattie professionali denunciate nel settore dell’agricoltura nel tempo 2018 – 2022 ha subito negli anni un aumento del 14, 8 per cento. Rispetto al 2023 si segnala un aumento dell’11 per cento di denunce di infortuni sul lavoro a febbraio 2024 (108 contro 120), con un incidente mortale ad aprile e un -2 per cento di malattie professionali (52 nel 2023, 53 nel 2024)».
Tra le buone pratiche, una borsa di studio per i ragazzi per un progetto legato all’ambiente di Fai Cisl Umbria con Its Umbria Academy, come testimoniato dal direttore Nicola Modugno che ha sottolineato l’avvio di tipo di progettualità «che parta dalla visione del sindacato sul tema sicurezza sui luoghi di lavoro».
A concludere i lavori, Onofrio Rota, segretario generale Fai Cisl nazionale. «Il settore dell’agroalimentare e un’area complessa, rappresentato in Italia da più di un milione di lavoratori nell’agricoltura, 400mila nella trasformazione alimentare e altre 100mila persona tra consorzi di bonifica e forestali e servizi ambiente». Rota ha ricordato le battaglie sindacali sull’estensione della patente a crediti in ogni settore produttivo, il potenziamento del contingente degli organi di vigilanza e l’incrocio delle banche dati, l’estensione dei poteri di Rls e Rlst, il riutilizzo pieno dell’avanzo di bilancio Inail per programma di prevenzione e formazione, la riqualificazione professionale, un lavoro ben retribuito. Tra gli strumenti messi in atto da Fai Cisl, anche l’applicazione mobile We Fai: una guida pratica multilingue dedicata ai lavoratori per sensibilizzare gli operai e studenti verso la cultura della prevenzione salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. «E poi c’è la sfida della condizionalità sociale nella Politica Agricola Comune: stata una conquista basilare per tutelare meglio lavoratrici e lavoratori, ed è positivo che l’Italia sia tra i Paesi che per primi hanno voluto attuarla. Dobbiamo riuscire a parlarci in maniera preventiva come stiamo facendo oggi – ha concluso – Perché solo se riusciamo a discuterne in maniera seria, inserendo anche segnali positivi, facciamo accrescere la responsabilità dei lavoratori, delle aziende e delle istituzioni».
Tra i contributi anche quelli di Daniele Bernacchi, direttore provinciale Inps Perugia, Andrea Benedetti, direttore ispettorato territoriale del lavoro Perugia, Laura Marcaccioli, Domenico Taschini, coordinatore area Relazioni industriali lavoro e welfare Confindustria Umbria, Cristiano Casagrande, direttore Confagricoltura Umbria, Barbara Dell’Orso, responsabile area Lavoro e relazioni sindacali Coldiretti Umbria Carla Foiani, area formazione Cia Umbria, Mattia Ferranti, progetto Rlst Erba Umbria, Luca Cardinali, Rls Befood, Giacomo Cardinali Rls Colussi.