Si è tenuto venerdì scorso (13 luglio) un sopralluogo tecnico-amministrativo per lo stato di avanzamento dei lavori della diga sul Chiascio tra il sindaco di Gubbio Filippo Mario Stirati e quello di Valfabbrica Roberta Di Simone, mentre per l’Ente Acque Umbre Toscane (Eaut), organismo creato nel 2011 in sostituzione dell’ex ente irriguo, sono intervenuti il presidente Domenico Caprini e l’ingegnere Stefano Cola.
“Conosciamo tutti la travagliata e annosa storia della costruzione della diga sul Chiascio – commenta Stirati – che ora si è avviata ad una fase di completamento definitivo. Per questo, abbiamo ritenuto importante affrontare alcune questioni aperte che riguardano i territori di Gubbio e Valfabbrica, e anche per prefigurare quali opportunità concrete possa portare l’attivazione dell’invaso”.
In particolare, si è posta la questione di alcune situazioni franose lungo l’asse di congiunzione che collega Valfabbrica a Biscina, che ha una valenza di portata mondiale, in quanto ‘Sentiero Francescano’. E su questo l’ente irriguo ha comunicato di avere risorse disponibili per intervenire a sanare il problema. C’è poi la deviazione del tratto di strada ‘della Vaccaria’ tra Colpalombo e Carbonesca, che verrà sommersa dal riempimento della diga, e di cui è pronto il progetto di variante per continuare a garantire il collegamento tra le frazioni e le abitazioni interessate. Nel prossimo mese di settembre, ci sarà un nuovo incontro con tutti i soggetti interessati, per verificare lo stato di avanzamento dei lavori e confermare le assicurazioni espresse.
La storia della diga di Casanuova sul Chiascio, ha avuto un percorso accidentato. Dell’invaso di Valfabbrica, in Umbria tra Perugia e Assisi, si iniziò a parlare sin dal 1920, per approvvigionare i terreni agricoli di 9 province tra Umbria e Toscana, mentre il progetto risale agli anni ‘60, poi rivisto 10 anni dopo, quindi avviato con la concessione dell’appalto nel 1980. I lavori iniziarono nel 1981 e la fase di costruzione si è protratta fino al 1994, senza riuscire mai ad arrivare all’inaugurazione. Questioni tecniche e legali hanno bloccato l’avanzamento dell’opera, in gran parte eretta ma mai attivata, costata oltre 100 milioni di euro, con fasi alterne di stop e riprese. Nel tempo il progetto iniziale, che ha incontrato opposizioni e critiche per i rischi connessi alla sismicità della zona, è stato fortemente ridimensionato rispetto alla portata massima di acqua in invaso, attestata ora intorno ai 50 milioni di metri cubi (ben diversi dagli iniziali 200 milioni), quantità necessaria per dare garanzie di approvvigionamento idrico alle due reti che raggiungono da un lato Foligno e dall’altro Brufa. Superati anche i problemi statici rilevati, si dovrebbe procedere spediti verso l’entrata in funzione entro il 2019, dando così certezza sul proseguimento veloce dei grandi investimenti effettuati sia in Umbria che in Toscana.