“Alla luce del disastro accaduto nel 2010 nella diga di Montedoglio non si può pensare di mettere 150 milioni di metri cubi d'acqua sulla testa degli oltre 90mila abitanti umbri e toscani che abitano a valle dell'invaso senza che si sia prima proceduto a realizzare sistemi di sicurezza e di allarme che siano all'avanguardia e che consentano, per quanto possibile, ai cittadini di dormire sonni tranquilli”. Così il capogruppo regionale della Lega Nord, Gianluca Cirignoni, ricordando il crollo di circa tre anni fa di parte della soglia sfiorante della diga, nel contesto di “recenti notizie sull'imminente conclusione della procedura per l'avvio dei lavori di ripristino dei conci crollati”.
E proprio per questo, l'esponente umbro del Carroccio fa sapere di aver inoltrato all'Esecutivo di Palazzo Donini una interrogazione a risposta scritta per conoscere “quali verifiche e controlli sono stati fatti sull'intero invaso” e, “se i lavori di ripristino prevedono la ricostruzione solo dei conci crollati, oppure la totale ricostruzione dello sfioratoio con la demolizione e ricostruzione anche dei conci rimasti in piedi e presumibilmente realizzati allo stesso malomodo di quelli crollati”.
Attraverso il suo atto ispettivo, Cirignoni chiede anche di conoscere “quali misure l'Eaut (Ente acque umbro-toscane) e le Regioni Umbria e Toscana intenderanno adottare per garantire la sicurezza dei cittadini una volta che la diga sarà con la portata a regime”. Per il capogruppo leghista, in conclusione, “l'Eaut, le Regioni ed il Ministero devono necessariamente riconoscere opportune forme di indennizzo ai comuni immediatamente a valle dell'invaso, che sono quelli su cui grava il rischio più elevato connesso alla presenza di quella che, a regime, sarà la diga più grande del Centro Italia”.
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