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DIFFERENZIATA IN ALTO MARE A PERUGIA, COLPA DI UNA INEFFICIENZA BUROCRATICA

(Fda) Oggi la raccolta differenziata a Perugia è al 36 per cento: una quota ancora bassa, che rende imprescindibile, secondo gli amministratori di comune e regione, la realizzazione di un impianto di termovalorizzazione nelle vicinanze della città. Il tutto, secondo quanto emerso oggi nel convegno “Dalla parte del cittadino – Insieme trasformiamo i rifiuti in risorse”, a causa di un semplice quanto fatale “errore burocratico”.

“Quella dei 'rifiuti 0' -proposta dai tanti comitati contrari alla costruzione dell'inceneritore- è una strategia che condivido in pieno, ma dobbiamo essere realisti”, ha detto Lorena Pesaresi, che ha aperto il convegno sui rifiuti organizzato da Gesenu. “Se in 10 anni siamo riusciti a raggiungere solo la percentuale del 30 per cento, che avremmo dovuto raggiungere già nel 2003, dobbiamo guardare al futuro con realismo”. L'assessore ha definito quindi inevitabile la prossima costruzione del tanto discusso impianto di incenerimento, di cui non si conosce ancora la possibile collocazione, ma che dovrebbe entrare a regime già nel 2013.

Il livello attuale della raccolta differenziata a Perugia è salito al 36 per cento grazie anche all'impegno messo in atto dalla stessa Pesaresi, che da quest'anno ha avviato la raccolta porta a porta in centro storico e nelle zone “nord” di Perugia (Ponte Pattoli, Ponte Felcino, Castel del Piano, Lacugnano, ecc). Nel 2011, secondo l'assessore, la previsione è di estenderla alla parte “sud” della città (San Sisto, Ponte Valleceppi, San Martino in Colle, ecc) e nel 2012 ad altre aree, (Santa Lucia, San Marco, Piscille, ecc), raggiungendo così, nel giro di due anni, il 75 per cento della differenziata.

La domanda che nasce quasi spontanea a questo punto è come mai il territorio si trovi così indietro (fermo addirittura a un obbiettivo fissato per il 2003), quando in soli due anni si può quasi triplicare il livello di raccolta? Cosa ha portato alla crisi attuale, con le discasriche piene e l'urgenza di un impianto di incenerimento -per non parlare dell'ipotesi concreta di incenerire i rifiuti anche nelle cementerie?

La risposta, per quanto riguarda Perugia, arriva in modo del tutto inaspettato durante lo stesso convegno da Carlo Noto La Diega, amministratore delegato di Gesenu: “A Perugia se non siamo a livelli superiori dipende da un fatto burocaratico, amministrativo e contrattuale”.

Lo scorso dicembre 2009 è stato siglato il nuovo accordo per l'affidamento della gestione integrata dei rifiuti tra il comune e la Gest, società controllata di Gesenu. A questa gara, del valore record di un miliardo di euro, si deve l'attuale rilancio della differenziata, con degli obbiettivi annuali che la società deve raggiungere.

Secondo l'ad di Gesenu fino allo scorso anno invece l'accordo di servizio della sua società con il comune di Perugia è stato di carattere “volontario”.

“Solo dopo il primo gennaio di quest'anno (con l'entrata in vigore del nuovo contratto, ndr), abbiamo avuto degli obbiettivi di raccolta”, spiega La Diega, secondo cui la carenza di obbiettivi precisi nel vecchio contratto di servizio impediva al consiglio di amministrazione di Gesenu di impegnarsi, anche economicamente, in progetti come il porta a porta, che sarebbero stati del tutto “volontari” andando quindi contro gli interessi gestionali dell'azienda.

“Solo dopo abbiamo potuto stanziare dei soldi per le strutture necessarie”, ha detto La Diega. Oggi ciascun punto percentuale in meno rispetto agli obbiettivi minimi stabiliti per Perugia (55 per cento nel 2011, 65 nel 2012), costerà all'azienda 5 mila euro di sanzione per inadempienza: una cifra che per l'anno in corso potrebbe dunque aggirarsi intorno ai 95 mila euro, che si ripresenteranno in misura maggiore l'anno prossimo se l'azienda non sarà corsa ai ripari con efficacia.

Quando il precedente accordo di servizio “incriminato” tra comune e Gesenu fu firmato, ovvero nel 1999, l'attuale assessore regionale all'Ambiente Silvano Rometti era assessore comunale a Perugia e nello stesso anno divenne vicesindaco.

Rometti, presente alla conferenza, ha però rimpallato la questione a un ritardo strutturale della regione: “è evidente un ritardo per quel che riguarda l'organizzazione regionale dei servizi, in particolare per l'ultima fase relativa allo smaltimento”. L'assessore, dunque, ha ribadito la sua posizione sul tema, ovvero che è necessario “lo sviluppo di un mercato delle risorse recuperate” dalla raccolta differenziata e che è imprescindibile la realizzazione di un termovalorizzatore per la restante parte dei rifiuti.