Fino a che punto un danzatore può emulare le movenze di marionetta, ma soprattutto potrà mai un burattino assurgere a ruolo di ballerino? La risposta la fornisce Die Seele am Faden / Soul Threads (ovvero L’anima sul filo in tedesco, I fili dell’anima in inglese), la performance andata in scena al San Simone con unico protagonista Friedemann Vogel, il ballerino che alla soglia dei 45 anni sa regalare un’ora di emozioni pure, con le sue evoluzioni perfette, grazie ad un corpo che farebbe impallidire il Vitruviano di Leonardo da Vinci, da poter essere studiato per l’esame di anatomia, da ricordare gli eroi del Caravaggio, tanto è scolpito in ogni dettaglio. Una sorta di immortale grazie anche al suo volto da ragazzo.
Una performance che nasconde, senza neanche troppo mistero, la sfida che Vogel ha lanciato a se stesso nel dirimere le differenze tra il ballerino e la marionetta, protagonisti che si muovono grazie a chi crea per loro coreografie, passi, gesti. Di carne il primo seppur allenato da sembrare quasi un robot per la sua perfezione e potenza, di legno il secondo e di per sé quindi perfetto nella meccanica gestuale.
L’imponente interno della chiesa (oggi sconsacrata) di San Simone si rivela il teatro perfetto per questo spettacolo dove, alle spalle del Vogel ballerino, appare su maxischermo il Vogel-marionetta, mosso da 15 fili quanti sono i raggi laser che impongono movenze e gestualità.
Ne esce uno spettacolo di rara bellezza (appena sufficienti, causa la location, le tre rappresentazioni in programma al Festival, domenica 8 ultima replica), di profonda sensibilità.
All’uomo sfidare le leggi della fisica – c’è un momento in cui Vogel sembra spostarsi come il Neo di Matrix -alla marionetta quelle dell’interpretazione.
Il ballerino supererà la prova di poter diventare artificiale, seppur con i limiti che non potrebbero mantenerlo perfetto oltre un certo limite temporale, come pure la marionetta saprà emozionare come può solo l’interpretazione di un essere umano.
Sembra quasi di ascoltare il battito dei rispettivi cuori. Un dettaglio lascerà però irrisolto il dubbio se l’uno possa davvero eguagliare l’altro: la striscia di sudore che il corpo di Vogel lascia sul nero palco durante le evoluzioni a terra, quella che nessun burattino può lasciare. Sudore che significa fatica, sfida, voglia di reinventarsi, di affrontare giorno per giorno con sempre più tenacia.
Basato sul testo Il teatro delle marionette di Von Kleist, lo spettacolo, che vede alla regia lo stesso Vogel e Thomas Lempertz (cui sono affidate anche scene e costumi), si avvale di grandi professionisti come Alisa Scetinina (per la musica dal vivo), Timo Kreitz (digital artist) e l’italiana Fabiana Piccioli (luci).
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