FESTIVAL DEI DUE MONDI Spoleto 11 luglio 2025 © Andrea Veroni
Venerdì 11 luglio è andata in scena al Teatro Romano di Spoleto la prima di Didon et Énée per la regia di Blanca Li. La storia d’amore tragica per eccellenza, quella che ha anticipato di molti secoli le successive storie d’amore di abbandono e infelici ha come sottofondo l’opera in tre atti di Henry Purcell il cui debutto risale al 1689. La vicenda simboleggia anche la futura inimicizia tra Cartagine e Roma, con la maledizione di Didone che prefigura il conflitto inevitabile, ma al centro della storia narrata da Virgilio nell’Eneide qui al Teatro Romano ci sono i dieci danzatori della Compagnie Blanca Li.
Difatti si presenta come un’opera corale in cui tutti i ballerini sono tasselli di un disegno più grande, ogni atto ha una figura costruita con i loro corpi (una nave che riporta Enea lungo il suo viaggio). La fisicità aiuta a creare scenari, barche, remi, pose plastiche che fanno rivivere i personaggi e le loro emozioni che non si collocano più nell’antichità ma in un presente con emozioni visibili e attuali.
La sua versione coreografica si svolge sulle musiche originali dell’opera, registrate dall’ensemble Les Arts Florissant, diretti da William Christie, grande esperto di musica barocca.
“Ho scelto di allontanarmi dalla pura narrazione per catturare e amplificare ciò che i personaggi provano in ogni momento” è l’intento di Li che ha iniziato la propria carriera nella squadra nazionale spagnola di ginnastica ritmica. I movimenti degli attori-ballerini trasmettono esattamente ogni emozione che attraversa l’amore e non solo e sono inconfondibili: “Il flusso dei movimenti esce dal diaframma perché è lì che sentiamo nel corpo le emozioni forti. I sentimenti dei personaggi si rispecchiano nei movimenti che originano dal diaframma”. Le emozioni d’altronde sono sempre le stesse sia quelle raccontate da Virgilio che le nostre. “Sono voluta arrivare al cuore di ogni emozione per esprimere ciò che la musica e il testo non dicono. In questo spettacolo è l’amore ad avere la precedenza, a cui si aggiungono il tradimento, l’incomprensione, l’orgoglio e la paura. Queste emozioni hanno una risonanza contemporanea”.
Li però va oltre, supera i confini della narrazione tradizionale ed esplora un nuovo linguaggio del corpo in una storia visiva di grande impatto. La modernità e l’innovazione accendono la curiosità nello spettatore. La creazione di figure plastiche aiuta, così come l’uso dell’acqua sul palcoscenico nero lucido che permette agli attori di scivolare, dibattersi e muoversi alzando l’acqua che può arrivare anche nelle prime file. In onde metaforiche della tempesta emotiva che si conclude con il suicidio di Didone per l’abbandono di Enea.
Si tratta e questo lo si vede dai primi atti, di una versione moderna e attuale della tragica storia d’amore. Tutto si gioca sulla sincronia dei movimenti degli attori e sulla loro capacità di creare forme ed emozioni, come un il quadro “La zattera della Medusa” di Géricault. Utilizzando tutto il corpo vengono creati oggetti, emozioni che si possono toccare e che a volte raggiungono una loro tragicità.
Su un palcoscenico ricoperto d’acqua, che evoca il mare, i danzatori scivolano, pericolosamente attratti e respinti dal desiderio e dalla paura dell’abbandono. Le luci di Pascal Laajili, con un gioco di chiaroscuri, accrescono la magia e l’intimità del dramma. L’innovazione passa anche per essere non solo corale ma anche una visione intimista, raccontando l’interiorità dei personaggi: tradimento, orgoglio, paura.
Per questo a Blanca Li al termine dello spettacolo le è stato conferito il premio “Spoleto Festival Friends” da Ada Urbani, per “aver avuto la capacità di coniugare il classico e l’innovazione e aver riportato una versione di Enea e Didone nuova e suggestiva in un capolavoro fatto dal linguaggio coreografico” “per la visione innovativa e il saper reinventare i classici con rigore”.