A dibattere sul futuro del Turreno è stata la società civile mentre la politica ha ascoltato. Per tre lunghe ore, lunedì pomeriggio, al microfono della sala del consiglio comunale di palazzo dei Priori si sono alternate idee, proposte, alcune più realizzabili, altre più utopiche. Le parole d’ordine della giornata sono comunque state cultura, sostenibilità economica del progetto e spazio polifunzionale. I cittadini di Perugia, però, hanno parlato della propria idea di Turreno, senza valutare un progetto vero e proprio che di fatto ancora non c’è. Da una parte coloro che immaginano il Turreno come un contenitore dedicato ai grandi eventi e chi, invece, pensa a soluzioni differenti e aperte ad un vasto pubblico.
Di paletti, invece, l’assessore regionale Antonio Bartolini non ne ha messi ma ha rimarcato il ruolo che il capoluogo umbro deve avere. “L’intento che c’era tra le parti – spiega Bartolini – era quello di arrivare al massimo del finanziamento, e quindi servirebbe individuare l’ulteriore quota sulla quale occorrerebbero dei chiarimenti. La Regione non vuole decidere le linee dell’amministrazione comunale ma sarà partner attento”. Tra gli elementi da chiarire, secondo Bartolini, ci sarebbe una questione importante: il Turreno deve essere fattore di sviluppo o deve trovare le risorse al suo interno?.
Gli interventi. Per Angela Giorgi, presidente dell’associazione culturale St.Art il Turreno dovrebbe essere una moderna agorà, uno spazio di condivisione e di confronto, tenuto conto del gran numero di associazioni culturali indipendenti che non possono restare fuori dalla vita culturale della città e del centro storico in particolare.
Per Roberto Biselli, direttore artistico del Teatro di Sacco il Turreno è una grandissima opportunità che deve essere inquadrata in un piano più ampio del futuro della città. “I perugini hanno abbandonato la loro città -ha detto-, sono i cittadini i primi responsabili del degrado della città, non l’hanno amata. Invece, il centro storico deve tornare ad essere luogo di eccellenza. Ripartiamo insieme proponendo alla città un’idea condivisa che fa della cultura l’elemento portante del rilancio e che non può essere separato dalla visione del Teatro Morlacchi, del Pavone o dall’Ex carcere di Piazza Partigiani, senza dimenticare che gestire la cultura è impossibile senza l’intervento pubblico che ne garantisce la qualità delle azioni.
Luca Borrelli, in rappresentanza della PTS Consulting che si è occupato dello studio di fattibilità, ha, invece, spiegato come le funzioni di una struttura come il Turreno siano duplici e imprescindibili l’una dall’altra: da un alto, creare valore culturale, dall’altra avere un’efficienza organizzativa.
Per Massimiliano Calesini del Consorzio Abn il Turreno non può che essere uno spazio costruito con le energie di tutte le piccole realtà culturali della città, che metta insieme tutte queste energie, che dia loro opportunità di esprimersi. “Ci siamo immaginati una sorta di piazza cittadina coperta -ha detto- che vivrebbe anche quando non ci sono attività, ma che sarebbe in grado di attratte attività.”
Vanni Capoccia ha ricordato come il Teatro Turreno sia da sempre considerato il teatro del popolo, mentre il Pavone è ritenuto quello della nobiltà e il Morlacchi della borghesia. A suo avviso l’imprenditoria privata non può operare con i soldi della collettività, della regione o della fondazione che siano. “Non siamo consumatori di merce, non dovete offrirci pizzette ma la cultura, di questo abbiamo fame; per i panini e la porchetta andiamo dove vogliamo. Dobbiamo essere ambiziosi. La cultura può fare incassi, ce lo dicono molte manifestazioni che si svolgono Perugia o in altri luoghi della regione e dobbiamo essere ambiziosi. Non vogliamo brioche ma cultura.”
Per l’avvocato Gianluca Laurenzi, invece, la parola chiave è sostenibilità. “Ricordo il Turreno sempre meno pieno a causa della crisi economica e della nascita delle multisale e mi chiedo: se non si è riusciti a sostenere il Turreno in un tempo di vacche grasse, in cui non c’erano neanche tutti i limiti normativi che ci sono adesso, cosa ci fa pensare che ora possa essere sostenibile, in condizioni economiche molto peggiori, un modello che già si è dimostrato fallimentare?” La sua soluzione è dunque quella di rivedere quel modello, andando nella direzione di una plurifunzionalità della struttura e cercandone la sostenibilità.
Di nuove forme di arte, multimediali e alla portata di tutti ha, quindi, parlato Roberto Grasso dell’Associazione culturale Tangram, riportando l’esempio della Klimt Experience in corso in questi giorni a Firenze.
Secondo Gianluca Liberali, dell’AssociaZione Umbra Musica Eventi d’Autore la polifunzionalità rende lo spazio più gestibile e, a suo avviso, la sfida per il Comune sarà piuttosto quella di individuare un progetto capace di sostenere la gestione stessa della struttura.
“Non dimentichiamoci però -ha aggiunto- che non sarà il Turreno a far essere Perugia capoluogo degli eventi. Si sta dimenticando il luogo più importante per questo che è il Palasport Evangelisti, l’unico capace di ospitare grandi eventi. Si parla sempre del Morlacchi, del Pavone, del Turreno, ma ciò che fa brillare Perugia fuori regione sono gli eventi come i grandi concerti di Ligabue e Giorgia che solo il Palasport potrebbe ospitare. Se è fondamentale -ha concluso- che una città come Perugia abbia una struttura come il Turreno, non dimentichiamo che Perugia ad oggi non ha un luogo per i grandi concerti.”
Nicola Mariuccini, per cui il diritto alla rappresentazione dovrebbe essere un diritto pubblico, ha chiesto che la modularità della struttura venga prevista in entrambi le ipotesi progettuali illustrate dall’assessore Fiororni, lasciando poi al soggetto gestore la scelta a seconda degli eventi.
Come per Biselli, anche per Primo Tenca, della Società Operaia di Mutuo Soccorso, Perugia non è la città che si vede oggi. “E’ una città disabitata, vittima di politiche sbagliate del passato che ancora continuano, mentre servono politiche che riportino le persone a vivere in centro.” In questo contesto, fatto anche di tanti contenitori urbanistici vuoti, il Turreno dovrebbe essere inserito in una politica generale e condivisa per il bene della città.
Fabrizio Croce ha invece posto l’accento sul tema della sicurezza. “Mi chiedo -ha detto- se il Turreno sia un luogo adeguato per ospitare più di mille persone. Piazza Danti, del resto, è diventato un luogo sensibile e non è poi così sicuro, oltre a presentare problemi legati all’impatto acustico e ambientale.” A queste problematiche, secondo Croce, si va ad aggiungere la scarsa accessibilità del centro, con pochi parcheggi e cari.
“Spostiamoci, invece, a Piazza Partigiani più sicura e agevole, dove c’è una struttura importante come l’ex carcere. Qui la cittadella giudiziaria rappresenterebbe una soluzione, ma con il rischio di fare fare un Broletto2 a due passi dal centro, con una zona che di notte si spopola.” La sua proposta è quindi quella di un Turreno polifunzionale ma dimensionato al centro storico, facendo invece, nella struttura dell’ex carcere una struttura polivalente di più ampio respiro, che gode di una accessibilità massima, visto che c’è il capolinea di tutti i mezzi pubblici, ha parcheggi vicini, si raggiunge dal centro con la scala bìmobile ed è collegato all’arena del Santa Giuliana.
Infine, per Fabio Maria Ciuffini il Turreno era diventato un guscio vuoto a causa di una politica di emigrazione delle funzioni prima ancora che dei cittadini dal centro verso l’esterno e politiche passate, ad esempio in campo urbanistico o del trasporto, sbagliate. A suo avviso è importante ripartire dal Turreno, purché sia un primo passo di rigenerazione di tutta la città, perché ci sono altre zone della città ad averne bisogno. itiche urbanistiche, del trasporto sbagliate.
Dopo gli interventi del pubblico è stata la volta dei consiglieri comunali, tra cui Emanuele Scarponi capogruppo NCD che il Turreno rientra in una visione più ampia e più strategica di una città che è molto cambiata negli ultimi tempi. Per Scarponi Perugia ha perso molte attrattive innescando un circolo vizioso che le ha fatto perdere ancora più attrattività. Adesso le cose devono cambiare, a partire dall’offerta culturale adeguata, capace di richiamatre persone da fuori.
Per il consigliere PD Tommaso Bori il fatto che il Turreno sia stato tolto dalla sfera privata per essere reso pubblico è un regalo alla città che va valorizzato sottraendolo alla logica del metro profitto per abbracciare la logica della sostenibilità. “Sono d’accordo -ha detto- sull’idea di un Turreno polifunzionale, ma non alla contaminazione con altri spazi commerciali.”. Per Bori la sua vocazione deve essere produzione e fruizione di arte e cultura, perché il centro storico non ha bisogno di altri bar, ristoranti e locali, peraltro non sempre di una qualità adeguata. “Le risorse -ha concluso- il Comune le deve trovare, nell’ottica di un Turreno considerato non come un altro problema del centro, ma piuttosto come una soluzione ai problemi del centro.”
Per il pentastellato Stefano Giaffreda il tema del consiglio aperto è stato limitato perché circoscritto al Turreno mentre avrebbe dovuto essere più ampio sulla rigenerazione della città, sui molti spazi vuoti che la città ha.
“Abbiamo sentito molte associazioni culturali che si candidano alla gestione della struttura -ha detto- ma con quali garanzie la regione e il comune valuteranno le candidature dei privati nella gestione del Turreno?”
Infine, il capogruppo di Forza Italia Massimo Perari ha mostrato soddisfazione per i molti riscontri concreti e pragmatici emersi nella seduta e ha affermato come non sia scontata l’affermazione dell’assessore regionale Bartolini che ha riconosciuto a Perugia il ruolo di capoluogo di regione, visto che in passato non è sempre stato così. Convinto della polifunzionalità del nuovo Turreno, Perari ha richiamato anche l’intervento di Liberali e l’attenzione sulla mancanza di spazi ancora più grandi per progetti più ambiziosi, degni di una città come Perugia. Per il capogruppo forzista, infine, la diatriba pubblico o privato deve essere superata, quello che conta è il servizio che si dà ai cittadini.